fbpx

Alessandro Arbitrio

Categories: AIF,Interviste

arbitrio150   

ALESSANDRO ARBITRIO


Coordinatore CSF Fondazione Enaip Lombardia di Pioltello

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

“Se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati” da Don Lorenzo Milani.

“Un tempo si rappresentava il somaro in piedi, dietro la lavagna, con in testa un cappello da asino. Questa immagine non stigmatizzava alcuna categoria sociale particolare, mostrava un bambino qualsiasi, messo nell’angolo perché non aveva studiato la lezione, non aveva fatto i compiti, oppure aveva fatto cagnara […] Oggi, e per la prima volta nella nostra storia, un’intera categoria di bambini e di adolescenti è quotidianamente, sistematicamente bollata come fatta da somari emblematici.
[…] Non contenti di far loro subire qualcosa di molto simile a un apartheid scolastico, dobbiamo anche considerarli una malattia nazionale: sono tutti i giovani di tutte le periferie” da Daniel Pennac.

Le sfide didattico educative che attendono i Cfp nei prossimi anni si riflettono in qualche modo nelle parole di questi due illustri “colleghi”, impegnati come noi quotidianamente nelle periferie del sapere e della formazione. I Cfp sono spesso considerati la “periferia” di un sistema scolastico al quale viene delegato il delicato compito di formare lavoratori in grado di collocarsi in un mercato del lavoro sempre più competitivo ed al contempo essere la risposta per adolescenti a rischio di dispersione scolastica.
Se a ciò si aggiunge una significativa presenza sia di studenti stranieri che di disabili (disabilità intellettiva), le difficoltà delle sfide didattico educative risultano evidenti*.

Il nuovo millennio ci pone di fronte ad ulteriori complessità come quella delle nuove tecnologie di comunicazione, smartphone, tablet, notebook e tutto ciò che costituisce un tramite con il mondo di internet (social network, Youtube, What’s up, …). La pervasività nel quotidiano di questi strumenti è ormai sotto gli occhi di tutti, in particolare degli insegnanti impegnati in una lotta per mantenerli fuori dalle aule.
L’immediatezza di questi strumenti ha reso una generazione impaziente di giocare, comunicare, informarsi, annientando lo spazio del dubbio e sorpassando i muri della critica; è la generazione del “tutto e subito”, per mutuare uno slogan del passato giovanile.
Un tempo il dispensatore di informazioni era la mamma, il papà o un insegnante con i loro tempi, oggi è Wikipedia o ciò che suggerisce Google, e con i propri tempi.
L’Iperuranio di Platone è stato soppiantato da Internet e il pensiero dalla RAM, è possibile affermare che il percorso del sapere si sta trasformando da verticale ad orizzontale, da analogico a digitale, così come è stato per la comunicazione ormai vent’anni fa.
La scuola assiste passivamente a queste trasformazioni, non riuscendo a sostenere la portata rivoluzionaria che le nuove tecnologie rappresentano in termini logistici e didattici. Gli spazi, i tempi e gli strumenti di accesso al sapere stanno cambiando velocemente incidendo inevitabilmente sui bisogni formativi delle nuove generazioni.
In quest’ottica in particolare i Cfp sono investiti dalla necessità di restare al passo con il progresso tecnologico anche e semplicemente perché in 3/4 anni formano lavoratori che devono essere in grado di collocarsi in un mercato del lavoro che risponde alle regole di questa modernità, dall’artigiano all’addetto vendite, dal cuoco all’impiegato.
Le classi sono il laboratorio dove tutto ciò può acquisire una forma: integrazione e nuove tecnologie, vecchi saperi e nuovi strumenti, bisogni del presente e quelli del futuro.

1. INTEGRAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE
Oggi è possibile affermare che una classe di un Cfp è tra le più eterogenee del sistema scolastico superiore, non solo per le origini degli studenti ma anche per i livelli di apprendimento e, talvolta, scolarizzazione.
La pressante questione del “livello” qualitativo delle lezioni (abbassarlo per includere o mantenerlo), che interessa tanti insegnanti che si trovano di fronte a classi complesse, potrebbe trovare una sintesi con l’introduzione di nuove tecnologie.
Una tastiera può rappresentare un’opportunità di integrazione per gli studenti affetti da DSA così come l’utilizzo di una LIM garantisce di “visualizzare” concetti che nell’astrazione potrebbero sfuggire ad un ragazzo affetto da ADHD. Per gli studenti stranieri meno alfabetizzati, in particolare per coloro che hanno alfabeti diversi, le nuove tecnologie possono offrire la possibilità di colmare il gap linguistico con maggiore facilità ed in minor tempo.

2. VECCHI SAPERI E NUOVI STRUMENTI
L’introduzione di strumenti tecnologici nella didattica potrebbe favorire un sapere più “esperienziale”, più orizzontale partendo ad esempio dall’introduzione di supporti video durante una lezione. Se in italiano, storia, aria etico sociale si affronta l’argomento del razzismo, grazie alla LIM o al tablet si ha la possibilità di far vedere, ad esempio, il discorso di Martin Luther King in tutta la sua efficacia, 10 minuti che valgono 100 e non il contrario (prenotazione dell’aula video, dedicare minimo un’ora di lezione, …). Al contempo se non si ha la possibilità di far vedere l’applicazione di una tecnica di laboratorio è possibile utilizzare questi strumenti per compensare e garantire comunque agli studenti un approccio “diretto”. Un modo diverso di fare scuola, non più frontale ma laterale, in grado di accompagnare gli studenti sottobraccio nel loro percorso di formazione, approfittando delle tecnologie per stimolare l’apprendimento rendendo lo studente protagonista del sapere e non come un contenitore vuoto da riempire.

Nota
* – allegato “Notiziario Stranieri 2012/2013” (tavola 6bis ed 8) e “Notiziario Disabilità 2009/2010” (tavola 12).


 

Torna all’elenco delle interviste