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Andrea Avosani

Categories: AIF,Interviste

ANDREA AVOSANI

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Consulente, Formatore, Coach

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

La lezione frontale agli adulti, tipica dell’esperienza americana dagli anni 50 ad oggi, deve essere integrata con elementi di sviluppo delle capacità professionali e dei comportamenti di gruppo tipici dell’ambiente aziendale.
Ad esempio giochi di ruolo che permettono di dare valore ad una visione sistemica, interventi di facilitazione che aiutano a raggiungere un maggiore consapevolezza, utilizzo di questionari per l’assessment delle potenzialità che permettono di fornire un punto di vista esterno delle proprie modalità di comportamento, coaching per superare i punti ciechi e impostare un corretto percorso di sviluppo personale e professionale. Tutti questi sono ormai strumenti necessari per la formazione sistemica del XXI secolo.

 

La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?

Nuova tecnologia significa sempre nuovi comportamenti umani. Ecco perché un percorso formativo esperienziale (gioco di ruolo, intervento di facilitazione, team coaching) è consigliabile per valutare e simulare l’impatto che la tecnologia ha sull’utente attraverso tutto il percorso di utilizzo e di acquisto.
Steve Jobs lo fece in modo istintivo negli anni ottanta, quando per simulare il comportamento dell’utente tipo all’apertura della scatola del nuovo computer di Apple, immaginò di farsi rinchiudere in essa e interrogò gli specialisti su quanto avrebbero fatto quando la scatola veniva da loro aperta. Il risultato fu un modello di attenzione ai comportamenti dell’utente che è tutt’ora senza pari nell’industria hi-tech.

 

I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?

L’introduzione pervasiva della tecnologia ha portato cambiamenti sempre più veloci anche nelle stesse conoscenze tecniche, che diventano più rapidamente obsolete, con l’elevata probabilità di dover cambiare drasticamente mansione più e più volte nell’arco della vita lavorativa. La formazione non dovrà più essere vista come specifica ad un determinato compito, ma verso lo sviluppo della persona allo scopo di massimizzarne l’employability per tutta la durata della vita lavorativa. Ecco perché la formazione nei prossimi anni dovrà essere sempre più focalizzata a sviluppare le capacità personali (soft skills), bilanciandole con le competenze tecniche (hard skills). Competenze di comunicazione e negoziazione, di creatività, di problem solving e di gestione delle risorse personali potranno essere oggetto di interventi erogati tramite lezione in aula o blended, con percorsi di coaching focalizzati a sviluppare le aree ritenute di maggiore criticità.


 

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