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Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
La prima parola è sentiero, la seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.
Da anni la capacità di fare fronte a situazioni complesse e trovare soluzioni per superarle è al primo posto nelle competenze ricercate. Questo 2020 sta mostrando con una evidenza extra-ordinaria quanto complessità ed interdipendenza siano elementi costituenti la nostra realtà.
Le emergenze cui ci troviamo di fronte, da quelle sociali, a quelle ambientali, sanitarie ed economiche, evidenziano un fattore che sta alla base della possibilità per ciascuno di esprimere il proprio talento: la Consapevolezza.
Le generazioni che stanno vivendo questo momento storico sono chiamate ad una profonda consapevolezza: di sé, degli altri e dell’ecosistema in cui siamo immersi.
La consapevolezza presuppone una conoscenza che parte dalla capacità di ascoltare sé stessi e gli altri. Presuppone percorrere quel viaggio dal mondo ordinario al mondo extra-ordinario e ritorno (così ben descritto da Joseph Campbell), in cui ciascuno impara a confrontarsi con le proprie paure e meccanismi sabotanti, identifica inattesi alleati e altrettanti nemici, scopre quale l’apprendimento per sé e riceve il talento da riportare e mettere a frutto -per sé e per gli altri- nel nuovo mondo ordinario.
Ogni cambiamento, in modo più o meno evidente e profondo, ci fa compiere un simile viaggio.
Le aziende che scelgono di agire come “incubatori” delle attitudini personali sono quelle che aiutano le persone a vedere e percorrere il Sentiero della consapevolezza.
Queste aziende sanno che nulla è certo quanto il cambiamento.
Insieme ai loro dipendenti e collaboratori queste aziende percorrono anch’esse il viaggio dall’ordinario all’extra-ordinario e ritorno, sviluppando così appieno il proprio capitale di resilienza, intesa come l’insieme di capacità per affrontare in modo positivo i cambiamenti e trarne insegnamenti e strumenti preziosi per la quotidianità.
Sono aziende che nel proprio DNA praticano la centralità delle persone. Lo fanno prima di tutto avendo ben presente -e rinnovando- il significato delle proprie scelte e strategie.
Conoscono, comunicano, rinnovano e aggiornano i loro “perché”.
In queste realtà il dipartimento HR funge da innesco e alimentatore di idee, proposte, strumenti e sperimentazioni. Per farlo utilizza un insieme di approcci e strumenti integrati: formazione, coaching, mentoring, peer-learning, tanto per citarne alcuni.
La formazione, in queste realtà, è sempre più co-progettata, sempre più esperienziale. Guarda alle soft skills come l’ABC per tutti, sperimenta linguaggi e strumenti meticci, dove si rompono le divisioni “classiche” delle aule per funzioni omogenee e si innesta una circolarità di conoscenze ed esperienze fra livelli e funzioni. Per questo, ad ogni livello, promuove il feedback.
La capacità di dare, chiedere e gestire i feedback fra ogni livello è un fattore essenziale ed insieme esponenziale per l’azienda che vuole eccellere. Comporta un insieme di competenze umane: dalla comunicazione autentica alla generosità professionale. E, ancora prima, presuppone il passaggio dal senso di colpa (e/o dal senso di onnipotenza che ne è contraltare) al senso di responsabilità.
Gli strumenti che aiutano le persone a creare la connessione con le proprie emozioni, allineare la frequenza cardiaca e sintonizzare neuro-corteccia e piccolo cervello (all’interno del cuore) sono acceleratori dello sviluppo delle capacità umane.
Non c’è una ricetta unica, anche qui la sperimentazione di approcci e strumenti differenti è una soluzione da ricercare: certo la mindfulness, ma anche tecniche di embodyment.
Quest’ultime, così importanti nell’epoca presente in cui la connessione con il proprio corpo è spesso problematica, diventeranno ancor più essenziali dopo l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Infine, ed è probabilmente il cambiamento più strutturale, questo nostro tempo ci chiede il passaggio a quella che Ben Zander ha chiamato “The WE story”. Si tratta di qualcosa di più profondo dell’incentivare comportamenti di collaborazione e cooperazione, si tratta di aiutare le persone a fare il salto dall’universo della misura e del controllo a quello delle possibilità.
L’Alleanza è prima di tutto una promessa.
È l’impegno a pensarci insieme, a progettare le attività e svolgerle avendo la consapevolezza che la nostra è una Storia di NOI. La formazione a supporto e sviluppo dell’alleanza non è tanto o solo quella che propone contenuti e tecniche di team building o team coaching, è quella che, in ogni evento formativo su qualsivoglia contenuto anche tecnico (“hard”), promuova l’apprendimento attraverso strumenti collaborativi (online e offline, in modalità plurima in presenza e a distanza).
È una formazione che utilizza il gioco in ogni sua forma, anche digitale.
Ed è uno dei mezzi perché l’alleanza diventi una “abitudine”, ovvero una competenza agita in modo strutturale fra e da tutti. Il mentoring può essere altrettanto strategico, così come il coaching.
Per parafrasare, è l’alleanza anche fra strumenti e professionalità che promuove l’alleanza fra persone e organizzazioni.
Questo presuppone il passaggio alla WE Story anche per i professionisti che lavorano allo sviluppo delle persone, che siano dentro o fuori l’azienda.
Alleanza, Consapevolezza e Sentiero diventano allora tre ambiti interconnessi di ricerca e sperimentazione, ed al contempo tre principi ispiratori, che possono condurci alla comprensione del “nostro” significato di ciò che accade, trarne apprendimento e metterlo al servizio delle comunità e del mondo. Siamo tutti chiamati a questa responsabilità.
Alla generazione Z l’augurio pieno di fiducia che sappiano realizzare una leadership di servizio, che presuppone mentalità dell’abbondanza, creatività e connessione ad ogni livello.
Ai professionisti delle “risorse umane” la responsabilità e la gioia di esprimere il massimo impegno per andare verso questa comune direzione, senza paura.
Le emergenze cui ci troviamo di fronte, da quelle sociali, a quelle ambientali, sanitarie ed economiche, evidenziano un fattore che sta alla base della possibilità per ciascuno di esprimere il proprio talento: la Consapevolezza.
La consapevolezza presuppone una conoscenza che parte dalla capacità di ascoltare sé stessi e gli altri. Presuppone percorrere quel viaggio dal mondo ordinario al mondo extra-ordinario e ritorno (così ben descritto da Joseph Campbell), in cui ciascuno impara a confrontarsi con le proprie paure e meccanismi sabotanti, identifica inattesi alleati e altrettanti nemici, scopre quale l’apprendimento per sé e riceve il talento da riportare e mettere a frutto -per sé e per gli altri- nel nuovo mondo ordinario.
Ogni cambiamento, in modo più o meno evidente e profondo, ci fa compiere un simile viaggio.
Queste aziende sanno che nulla è certo quanto il cambiamento.
Insieme ai loro dipendenti e collaboratori queste aziende percorrono anch’esse il viaggio dall’ordinario all’extra-ordinario e ritorno, sviluppando così appieno il proprio capitale di resilienza, intesa come l’insieme di capacità per affrontare in modo positivo i cambiamenti e trarne insegnamenti e strumenti preziosi per la quotidianità.
Conoscono, comunicano, rinnovano e aggiornano i loro “perché”.
La capacità di dare, chiedere e gestire i feedback fra ogni livello è un fattore essenziale ed insieme esponenziale per l’azienda che vuole eccellere. Comporta un insieme di competenze umane: dalla comunicazione autentica alla generosità professionale. E, ancora prima, presuppone il passaggio dal senso di colpa (e/o dal senso di onnipotenza che ne è contraltare) al senso di responsabilità.
Non c’è una ricetta unica, anche qui la sperimentazione di approcci e strumenti differenti è una soluzione da ricercare: certo la mindfulness, ma anche tecniche di embodyment.
Quest’ultime, così importanti nell’epoca presente in cui la connessione con il proprio corpo è spesso problematica, diventeranno ancor più essenziali dopo l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
L’Alleanza è prima di tutto una promessa.
È l’impegno a pensarci insieme, a progettare le attività e svolgerle avendo la consapevolezza che la nostra è una Storia di NOI. La formazione a supporto e sviluppo dell’alleanza non è tanto o solo quella che propone contenuti e tecniche di team building o team coaching, è quella che, in ogni evento formativo su qualsivoglia contenuto anche tecnico (“hard”), promuova l’apprendimento attraverso strumenti collaborativi (online e offline, in modalità plurima in presenza e a distanza).
È una formazione che utilizza il gioco in ogni sua forma, anche digitale.
Ed è uno dei mezzi perché l’alleanza diventi una “abitudine”, ovvero una competenza agita in modo strutturale fra e da tutti. Il mentoring può essere altrettanto strategico, così come il coaching.
Ai professionisti delle “risorse umane” la responsabilità e la gioia di esprimere il massimo impegno per andare verso questa comune direzione, senza paura.