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Barbara Grillo

Categories: AIF,Interviste

BARBARA GRILLO

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Consulente di orientamento professionale

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

In Italia dal dopo guerra in poi abbiamo avuto personaggi illustri e lungimiranti, che hanno creato solide realtà aziendali e hanno aperto mercati nazionali e in seguito internazionali, ma come si sa l’idea da sola non basta e la realizzazione è grazie alla cooperazione di tutto un team di persone. Ricordiamoci che il motore e il cuore dell’azienda è proprio l’uomo (del quale sarebbe bene prendersene cura) e l’espansione è importantissima se mirata. L’eccellenza italiana andrebbe tenuta nel Nostro Paese e dall’estero bisognerebbe “copiare” quelle metodologie migliorative e integrarle al nostro modo di operare. Una piccola parentesi sulla figura del formatore: non considero formatore solo la figura dell’ente professionale, ma FORMATORE ad ampio spettro chiunque (dalla famiglia, alla scuola, al lavoro, nelle relazioni personali) possa dare un insegnamento concreto e valido al miglioramento di noi stessi, ma in questo caso specifico la Formazione è un bene collettivo e i Formatori hanno una “marcia in più” per l’alto ruolo che hanno nei confronti dei discenti.
A loro va il ringraziamento per la passione e l’impegno che mostrano nella quotidiana e complessa attività d’insegnamento!

 

La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?

Il digitale ha rivoluzionato gran parte della nostra quotidianità, ma rimango dell’idea che ci sono attività che non potranno essere “rimpiazzate” soprattutto manifatturiere come il calzolaio, il riparatore di pellami, il sarto, il manutentore, l’impiegato delle pompe funebri, chi fa pulizie, le guide, gli autisti ecc.. zoccolo duro delle nostre società. Quanto dureranno le nuove figure professionali quelle tanto care alla terminologia inglese personal shopper, wedding planner? Sicuramente l’evolversi crea altre figure professionali per le quali è necessario sviluppare competenze nuove e aggiornamento continuo ma le capacità innate in ognuno di noi sono fondamentali. Manualità, creatività, intelligenza, proattività, facilità di comunicazione, doti di predisposizione ai rapporti interpersonali e il problem solving. Quest’ultima tanto richiesta dai selezionatori non sempre è così evidente, tante persone lavorano solo se hanno qualcun altro che dice loro “cosa bisogna fare” e sono così anche nella vita personale, altri prendono decisioni solo se obbligati, ad altri ancora viene spontaneo l’aver chiaro “il cosa fare” sempre e comunque.

 

I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?

Non dovrebbero essere le persone a costringersi a cambiare o a dover inventarsi per forza, (togliere le persone) dovrebbero essere accompagnate per stare al passo delle epoche, delle trasformazioni e (togliere a) poter lavorare per mantenersi. Per lavoro leggo spesso post e articoli e parlo con moltissime persone in cerca di lavoro o di un’occasione migliore, tutti si sentono sempre un “pelo” fuori posto rispetto agli annunci, per non parlare delle aziende che dettagliando le loro offerte sembrano cercare “il sole quando non c’è”, per non vanificare e non ridurre tutto ai minimi termini, è necessario bilanciare formazione e lavoro.
Inutile far tanti corsi di formazione per qualunque età se poi le aziende, nelle loro ricerche, cercano sempre qualcosa di più o di diverso. Ci dovrebbe essere una giusta comunicazione tra aziende ed enti di formazione al fine di formare realmente persone atte a ciò che il mercato del lavoro chiede.
Questa sarebbe un’importante sinergia per non sprecare fondi e tempo. Le aziende si troverebbero ad avere personale preparato e spendibile subito. Negli anni i giovani (lo siamo stati tutti) si trovano davanti ad importanti sfide, quella lavorativa è sicuramente una delle più difficili. Indipendentemente dal proseguire con l’università o dall’iniziare a cercare lavoro è un enigma mettersi in gioco, il comune denominatore di questi decenni è sicuramente la formazione, in quanto se non si ha una qualifica o un diploma (togliere di maturità) diventa tutto ancora più faticoso. Il progresso come si sa porta innovazione da un lato e distruzione dall’altro, il digitale ha generato situazioni migliorative nello svolgimento di tantissime attività, ha superato confini e reso possibili e facili comunicazioni e non solo. Si pensi solo che alla fine degli anni 80 spedivamo milioni di lettere accompagnate dal curriculum via posta (con spese onerose di fotocopie, francobolli, tempi e lunghe attese per una risposta) ora con un click, seduti davanti al proprio computer un’oretta, di documenti se ne spediscono veramente tanti!


 

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