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Bartolomeo Avataneo

Categories: AIF,Interviste

  


BARTOLOMEO AVATANEO


Project leader – consultant presso SOGES S.p.A.

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

La parola sentiero evoca tante cose a tutti, ma a ciascuno qualcosa di diverso a seconda del tratto di sentiero che la sua propria vita ha vissuto. Personalmente non riesco a pensare ad un sentiero senza tornanti e senza salita. Quando libero il pensiero, da
queste due ultime immagini, ricordo subito alcuni versi di una canzone di De Gregori. Versi di strofe che ritornano nel testo quasi uguali, ma che non sono mai le stesse.

Sarà che tutta la vita è una strada con molti tornanti…

Sarà che tutta la vita è una strada e la vedi tornare…

Noi che ci occupiamo di formazione dobbiamo cambiare la metafora del sentiero per sostituirla con quella del “gomitolo”. Perché?
Il punto chiave della formazione è l’apprendimento.

L’apprendimento è un filo che via via ritorna su se stesso formando un gomitolo, quindi qualcosa che si sviluppa nel tempo ritornando sempre su se stesso, come la storia personale, organizzativa e sociale.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

La consapevolezza è la capacità di comprendere profondamente che l’apprendimento individuale ed organizzativo è un gomitolo: un processo sempre aperto. Quindi un divenire, un’occasione continua di ciascuno e di tutti insieme.

Permettetemi di spiegare con le parole di Gilles Deleuze, tratte da “Logica del senso” come deve svilupparsi questa consapevolezza: quando dico «Alice cresce», voglio dire che diventa più grande di quanto non fosse. Ma voglio anche dire che diventa più piccola di quanto non sia ora. Senza dubbio, non è nello stesso tempo che Alice sia più grande e più piccola. Ma è nello stesso tempo che lo diventa. È più grande ora, era più piccola prima. Ma è nello stesso tempo, in una sola volta, che si diventa più grandi di quanto non si fosse prima, e che ci si fa più piccoli di quanto non si diventi. Tale è la simultaneità del divenire la cui peculiarità è di schivare il presente. […] Alice non cresce senza rimpicciolire, e viceversa.

 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

Alleanza è una parola che oscilla tra sacro (nella Bibbia, patto tra Dio e l’uomo) e profano (patto con cui due o più stati…). Senza disquisire troppo, possiamo associare “alleanza” alla parola “accordo” fra più persone, gruppi, comunità.
L’alleanza assume il significato del poter prendere parola in un turno di una conversazione iniziata prima di noi e che continuerà dopo di noi.

Mi scuso per la breve e la lunga citazione, ma non potevo altro che essere il testimone di una parola che ho appreso da altri nel mondo.
Questo processo del prendere e passare parola, in un turno di conversazione, ci può far pensare al testimone, al bastoncello, che nelle corse podistiche a staffetta viene consegnato da un atleta al successivo della stessa squadra, per testimoniare l’effettiva continuità fra le diverse frazioni della gara (definizione tratta da Garzanti Linguistica).

Dimentichiamoci di tutte le metafore (sentiero, strada, tornanti, gomitolo, eccetera, eccetera) ma ricordiamoci che il formatore è un testimone, un passaparola, in un discorso e agire comune nell’universo che ci è dato oggi dal passato per il futuro.
Sarebbe più appropriato dire adesso invece di oggi, ma quando lo dico è già passato.
Ora basta, perché vale sempre uno degli indovinelli che ricorrono nella scena del film “La vita è bella” di Roberto Benigni: quando lo nomini non c’è più. Cos’è?


 

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