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Elisa Fabbri

Categories: AIF,Interviste

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ELISA FABBRI

Docente Formatore FREELANCE

Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?

Il fattore umano è ciò su cui punto ogni giorno. Sono profondamente convinta che molte persone possano svolgere il mio lavoro, in fin dei conti basta seguire un programma, dei testi. Trasmettere sapere, però, prevede prima di tutto empatia. Instaurare un rapporto umano con i corsisti prevede che sia, prima di tutto, il formatore ad adeguarsi alla classe, e non il contrario. Per quanto un corso si possa preparare precedentemente per far trovare ai corsisti del materiale da seguire (slides, video, dispense cartacee…), ogni volta sarà necessario calibrarsi su chi ci si trova di fronte. Non farlo prevede come pena il fallimento del corso, che risulterà del tutto inefficace quando non anche noioso. La tecnologia è un mezzo utilissimo che non abbandonerei mai, ma per alcune tipologie di corso (lingua livello base, ad esempio) ritengo che il supporto cartaceo sia ancora vincente, e lo faccio trovare il primo giorno ai miei (sempre più stupiti ma contenti) studenti.

 

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

La possibilità di condividere contenuti digitali in rete grazie a servizi tipo cloud ha completamente rivoluzionato, per il formatore, il modo di porsi nei confronti degli astanti. C’è, ora, la possibilità di far avere in anticipo il materiale delle lezioni e, comunque, di non utilizzare supporti esterni per la condivisione che si possono perdere o danneggiare. Inoltre non si può non rimarcare il ruolo sempre più preponderante dei social network. Una rete professionale come quella di Linkedin mi permette di rimanere in contatto con i miei corsisti anche a distanza di tempo e, periodicamente, di poter consigliare loro altri corsi o annunci di lavoro. E’ fantastico poter ritrovare corsisti e colleghi formatori in un’unica piazza, seppur virtuale. Da questi contatti di rete, comunque, sono nati e sono stati onorati molti contratti di lavoro indubbiamente reali.

 

La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano. Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?

Secondo la mia esperienza nessun corso riesce ad essere efficace se non prevede, fin dall’inizio, il coinvolgimento attivo dei corsisti. Quando mi viene permesso, rivoluziono prima di tutto lo spazio che mi viene concesso. E’ molto importante per me trasmettere ai partecipanti l’idea che il corso lo fanno loro con me, e la disposizione “scolastica” dell’insegnante dietro la cattedra e i corsisti di fronte, non aiuta questa operazione.
Prima di tutto sentendoci coinvolti apprendiamo tutti meglio (anche e soprattutto il formatore, che si forma anch’esso ogni giorno), inoltre col poco tempo a disposizione punto a fare ciò che per i corsisti risulta subito utile e interessante. Il più grande ostacolo che noi formatori dobbiamo aggirare è lo scetticismo, l’idea che il tempo dedicato alla formazione sia inutile, quando non sottratto al lavoro. Invece noi siamo chiamati dalle aziende per far emergere i lavoratori, per tirar fuori da loro ciò che va solamente migliorato, diamo loro la consapevolezza del “saper trovare una soluzione all’enigma” anche quando non si conosce, in prima battuta, la risposta.


 

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