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Ermanno Bertelle

Categories: AIF,Interviste

ERMANNO BERTELLE

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Training Executive presso GS1 Italy

L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
Il cambiamento in sé può e deve essere visto come una fondamentale possibilità di evoluzione e, a volte, anche di rivoluzione. Rappresenta un momento decisivo per la vita di molte aziende e può rappresentare il punto di svolta per il successo.
L’innovazione tecnologica ha portato e porta ancora adesso alla necessità di affrontare una serie di cambiamenti, prima di tutto in termini di pensiero, e di conseguenza in termini applicativi. Parlando di formazione, non è possibile prescindere dalle innovazioni che la tecnologia porta con sé in termini di metodologie didattiche e di conseguenza anche in termini di obiettivi didattici. Saper utilizzare ed integrare le innovazioni che la tecnologia ci mette a disposizione è il primo passo per affrontare il cambiamento in maniera positiva.
Webinar, Aule Virtuali, Social Learning sono alcuni dei concetti che ormai fanno parte della pratica quotidiana di chi si occupa di formazione. Anche se la formazione classica, in aula fisica, rappresenterà sempre il momento formativo per eccellenza, dobbiamo pensare di poter rendere accessibile la formazione ad una fetta di popolazione sempre più ampia.
Se partiamo dal presupposto che la formazione è uno dei primi motori di crescita per le aziende, potervi accedere facilmente, senza ostacoli temporali o geografici, rappresenta una grande innovazione che la tecnologia rende possibile.
Inoltre se intendiamo parlare veramente di continuous learning allora non possiamo prescindere da tecnologie che ci permettono di accedere a contenuti formativi in qualsiasi momento della giornata e da qualsiasi piattaforma.

 

I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
Parlare di intelligenza artificiale è probabilmente molto complesso e forse prematuro. Sicuramente i passi che la tecnologia sta facendo in questa direzione sono tanti, ma non siamo ancora nella situazione di dover pensare il ruolo dell’uomo nei processi aziendali.
O per meglio dire, l’essere umano mantiene ancora un primato fondamentale, che anche le neuroscienze che studiano le reti neurali al servizio di una potenziale intelligenza artificiale, mantengono saldo.
L’essere umano, dal mio punto di vista, avrà sempre qualcosa che lo distinguerà da un’intelligenza collettiva, seppur senziente ed in continuo apprendimento. E questo quid è la possibilità che ha l’uomo di scegliere senza guardare alle probabilità di riuscita. Mi spiego meglio: l’essere umano non sempre compie scelte logiche, e sono proprio queste scelte a renderlo “umano” e diverso da qualsiasi intelligenza artificiale.
Le innovazioni tecnologiche, seppur avveniristiche, devono essere al servizio dell’uomo, della sua crescita e del suo apprendimento. La formazione rappresenta ancora una volta il punto di svolta, perché solo la consapevolezza delle potenzialità e la conoscenza profonda di questi temi rende l’uomo in grado di compiere delle scelte e “sfruttare” i nuovi strumenti a suo favore.

 

Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
Le imprese devono comprendere che è il cosiddetto “capitale umano” a rendere l’impresa vincente o perdente. Coltivare il proprio capitale umano significa lavorare per il proprio futuro.
È indiscutibile che in periodi di crisi la competitività assurge a motivo di vita per la maggior parte delle imprese, ma non bisogna dimenticarsi che le imprese sono fatte da “esseri umani”, con le loro motivazioni e le loro necessità.
La formazione è quindi un grande ed efficace strumento di valorizzazione del proprio capitale umano, nel momento in cui va ad elevare la persona come “ingranaggio” primario della propria architettura, fornendo tutti gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessarie a svolgere il proprio ruolo nel miglior modo possibile, al fine di raggiungere i migliori risultati auspicabili.
Allo stesso modo anche i futuri partecipanti ai momenti formativi devono essere consapevoli del proprio ruolo e leggere i momenti formativi come situazioni di crescita e self-empowerment.
In questa visione, impresa e membri dell’impresa sono consapevoli della propria posizione e del proprio ruolo, e lavorano in sinergia. La formazione stessa può essere momento di creazione di tale cultura e di tale sinergia.


 

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