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Francesco Rappoccio

Categories: AIF,Interviste

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FRANCESCO RAPPOCCIO

Project Manager, Formatore e Consulente aziendale

Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?

Negli ultimi anni il concetto di “fare formazione” è completamente e fortunatamente cambiato trasformando i discenti in protagonisti attivi. A differenza delle tradizionali metodologie di formazione, l’attività esperienziale, pur non escludendo a priori le metodologie e gli strumenti “classici”, fa in modo di creare situazioni concrete e coinvolgenti per sviluppare o potenziare le competenze dei partecipanti. Le esperienze sono reali, colme di stimoli anche fisici (vedi per esempio l’Outdoor Training), intellettuali ed emozionali (Formazione è mettere anche in discussioni “parti di sé). La formazione con componenti esperienziali deve essere progettata da formatori esperti nella gestione dell’apprendimento degli adulti (anche se una buona dose di esperienza avuta con i più piccoli aiuta…), proponendo attività divertenti e supportando il partecipante in ogni fase del percorso che ha sempre un fine preciso legato allo sviluppo di competenze target concordate con i clienti. Il momento che preferisco, che sia la conclusione di una sola giornata o di un percorso più lungo e complesso, è quello della chiusura nel quale la domanda proposta è sempre la medesima: “cosa vi portate a casa?” Le risposte aprono sempre il cuore

 

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

L’avvento della digitalizzazione è una grande opportunità sia per le aziende che per i partecipanti alle attività formative. E’ importante sottolineare che la tecnologia deve essere sempre associata alle caratteristiche personali in quanto sono i lavoratori a doverla fare funzionare con attenzione e parsimonia. Se i giovani si sentono molto di più a proprio agio con la tecnologia, differente è il discorso per i più “anziani” i quali vanno “presi per mano” e accompagnati in quello che, solo al principio, sembra un percorso molto arduo ma che, in seguito, li coinvolge molto e più di quanto lo sia per un giovane il cui concetto di tecnologia è scontato ed innato. Il futuro della formazione viaggerà sempre di più su piattaforme e tecnologie abilitanti, non dimenticandosi mai che, dietro ad ogni macchina, è necessario ci sia sempre un professionista che ha progettato uno o più percorsi formativi.

 

La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano. Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?

Le competenze e le abilità ricercate dalle aziende di tutti i settori sono in continua evoluzione e cambiano con una velocità impressionante, basta leggere gli annunci e le inserzioni di coloro che si occupano di Selezione. La capacità di avere problem solving è sempre stata caratteristica principale di un fidato e buon lavoratore ma a questa va necessariamente accompagnato un forte pensiero critico, tanta creatività e, se possibile, moltissima curiosità, soprattutto verso ciò che non si conosce. Concetti come “sperimentarsi”, “mettersi alla prova”, “avventurarsi”, “cambiamento”, “evoluzione” saranno fondamentali per il prossimo futuro. Ritengo che la formazione dovrà essere sempre più esperienziale mettendo al centro i partecipanti, facendoli partecipare riducendo al minimo una loro possibile passività o disinteresse. Ogni giorno nascono nuove forme di occupazione, il trucco è avere molta creatività e arrivare prima degli altri.


 

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