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Gilda Romano

Categories: AIF,Interviste

GILDA ROMANO

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Fondatore della società Renaissance Consulting

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

La parola d’ordine è consapevolezza!
La formazione per essere di supporto all’interazione tra scenario sociale e competitivo, dimensione organizzazione individuo, deve puntare all’aumento della capacità di lettura delle persone rispetto al contesto in cui operano e a come si collocano in questo contesto. Il coaching nelle diverse forme ed utilizzo è sicuramente una delle metodologie più efficaci per un reale aumento di questa consapevolezza, step propedeutico al reale e sentito cambiamento delle persone e all’aumento della loro efficacia personale e professionale.
Partendo da un livello più alto di consapevolezza si può decidere su cosa lavorare ed in che modo, seguendo un piano che porti al raggiungimento del proprio obiettivo. Essere consapevoli dello scenario competitivo in cui si opera, delle competenze necessarie per fare la differenza e ricoprire appieno il proprio ruolo, avere una oggettiva percezione dei propri punti di forza e delle aree deboli rispetto a questo contesto e di conseguenza predisporre un piano per evolvere verso il ruolo atteso.
Un percorso formativo quindi di evoluzione ben oltre i momenti di confronto della formazione tradizionale, un percorso che parte da un cambio di prospettiva, passaggio che fa percepire alla persona la necessità di cambiamento. Questo tipo di percorso aiuta le persone ad acquisire meccanismi di lettura differenti che facilitano un processo di evoluzione continuo attraverso lo sviluppo di una tendenza costante di adattamento al contesto in cui si opera per il raggiungimento dei propri obiettivi.
Il coaching è sicuramente uno strumento efficace per questo cambio di prospettiva sia per la dimensione individuale di professionista che per quella allargata di organizzazione, perché lavora sul singolo, lavora su ciascun individuo e su quelle che sono le effettive necessità ed obiettivi.

 

La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?

Imparare sempre! Chi si ferma è perduto.
Stimolare la curiosità e la necessità di aggiornamento continuo. Questa attitudine resta la chiave di volta per sopravvivere al cambiamento continuo a cui dobbiamo abituarci, cambiamento che dovremmo avere l’ambizione di poter influenzare. L’obiettivo della formazione diventa quindi di favorire la comprensione delle infinite potenzialità derivanti dai nuovi strumenti tecnologici. Gli adulti imparano se considerano utile l’apprendimento, quindi bisogna far leva su questo aumento di consapevolezza. Le metodologie e gli strumenti che possono essere impiegati nelle aziende cambiano in funzione degli interlocutori e del loro punto di partenza rispetto alla tecnologia.
Come strumenti concreti l’uso consapevole della rete, del knowledge sharing, dell’ e-learning, credo possano essere efficaci risposte pratiche alla necessaria evoluzione di competenze ma la voglia di evolvere e la curiosità restano le leve ed i presupposti per vivere nell’era dell’industria 4.0.

 

I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?

Fondamentale per i giovani avere una università “palestra di lavoro”, dove le dimensioni pratico organizzative siano oggetto di studio e di valutazione, dove oltre alla teoria si insegni a vivere nelle organizzazioni, ad interpretarle e a influenzarle.
Fondamentale per tutti, lo sviluppo di abilità relazionali per sopravvivere ai nuovi paradigmi in un mondo sempre più legato alla share economy e ad un approccio cooperativo, dove la dimensione relazionale si è trasformata in considerazione dei nuovi luoghi di confronto e delle nuove regole di comunicazione.
Una formazione di supporto al cambiamento è sicuramente la più utile alle organizzazioni assieme a interventi formativi di sviluppo di capacità di lettura delle organizzazioni, del mercato, del proprio ruolo e di quelli che sono i reali obiettivi.
Una formazione ad esempio che aiuti le startup a trarre vantaggio da esperienza e competenza di chi ha business consolidati ed aiuti i professionisti con esperienza a liberarsi dall’idea di sapere già tutto quello che c’è da sapere. Un formazione che aiuti lo sviluppo e la riscoperta di un nuovo modo di lavorare e vivere all’interno delle organizzazioni.


 

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