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Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.
L’uomo cammina sul sentiero della vita come un pellegrino che ogni giorno vive l’esperienza dei luoghi, superando in ogni circostanza il limite che lo lega alle esperienze precedenti, disponendo dell’energia necessaria per compiere il passo successivo verso nuove, e ambite, frontiere. Non è un turista che vuole raccogliere in breve tempo tutti i frutti che trova sull’albero che si erge improvviso innanzi al proprio camino, senza assaporare la gioia di vivere l’istante del tempo nel quale è immerso, perché trasceso nel dopo. Qui nasce il futuro, dove l’ignoto rappresenta la forma ideale a cui tendere, senza aver prima cercato nella propria identità i confini della propria esistenza.
Il sentiero è la causa prima da cui ha origine la sostanza, che consente all’uomo d’intraprendere il sentiero che lo conduce a raggiungere i suoi obiettivi. Senza la dovuta preparazione trasversale, che unisce gli orizzonti di diverse culture, è difficile svolgere una professione che cambia ogni giorno i paradigmi di riferimento e che vede la nascita di nuovi linguaggi che chiedono a gran voce di confrontarsi su mondi non appresi che sollecitano risposte urgenti. Le professioni del futuro sono quelle che nascono dalle idee e dalla capacità di realizzarle sapendo che il “mutamento” e non il” cambiamento” della realtà sociale ed economica, è la parola d’ordine a cui guardare con attenzione, per comprendere che il lavoro di domani sarà diverso da quello di oggi. Nelle aziende, spesso, “la mediocrità spegne la luce delle eccellenze” che allontana le persone dal vivere quotidiano spegnendo la luce dei talenti, “sentieri” che ogni persona possiede e che vorrebbe percorrere.
Tutto questo si confronta con i limiti di una cultura ancorata al passato dell’individuo, “fatto individualismo”, che si comporta come un attore teatrale che vuole sempre essere il protagonista assoluto della scena, e non semplice comparsa. Il sentiero è già tracciato, sta nell’uomo accettare di percorrerlo, o rimanere ai bordi come un fiume di campagna, ma l’acqua scorre e come affermava Eraclito, tutto scorre, perché «non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.» La forza dell’uomo è nel cercare di superare sempre i limiti che incontra nel camminare sul sentiero che la vita gli ha disegnato per lui, avendo la consapevolezza di credere in sé stesso e di cambiare per-corso per dare respiro al suo desiderio di esistere.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
L’etica e i talenti sono alcune delle virtù principali che l’uomo deve possedere per ambire a raggiungere lo stato più intimo della propria consapevolezza, nel conoscere il rapporto tra il bene e il male per sé, da mettere in relazione all’altro, e nel credere nei propri talenti, da disporne per raggiungere gli obiettivi personali e professionali, mai disgiunti da quelli aziendali, se posti tra loro in relazione e non in un rapporto frazionario, tra chi sta sopra e chi sta sotto. All’insegna di un contesto economico e relazionale che ha cambiato i paradigmi di riferimento dell’umanità, la filosofia è un punto di partenza imprescindibile quando ci si deve muovere nei confini scoscesi dell’esistenza umana, perché consente di interrogarsi e di dialogare senza mai offrire, l’uno all’altro, il fianco a rinvii, a strade o sentieri imbattuti, ma impiegando il dialogo che sale naturale dalle fronde tenute aperte dell’esperienza.
La consapevolezza di essere nel mutamento, parte dal considerare che la realtà che ci circonda ha superato il confine del bisogno ed ha raggiunto, partendo da strade differenti, il desiderio dell’ascolto nelle diverse sfumature che la voce dell’altro è in grado di esprimere nel suo vivere quotidiano. Una condizione di equilibrio instabile che solo la cultura è in grado di gestire nell’immediato, e nel futuro prossimo, evitando all’uomo di rimanere in un equilibrio precario sullo scafo ribaltato della propria imbarcazione in balia delle onde provocato da un mare in tempesta. Credere in sé stessi, e non sperare negli altri, è una delle consapevolezze più importanti al quale l’uomo deve aggrapparsi per vincere le sfide offerte dai confini dell’individualismo e dalla globalizzazione senza frontiere.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.
L’azienda del futuro è immersa nella scienza che impiega per accedere ad esperienze di crescita innovative grazie alla tecnologia che allunga le mani sull’esistenza dell’uomo, modificandone i comportamenti e la stessa identità. Innanzi a questa diffusa consapevolezza, che ha raggiunto i confini del globo, ma non ancora l’intimo del singolo, fino a quando non viene intaccato, ciò che invece deve tenere viva l’attenzione di tutti gli attori coinvolti in un processo decisionale allargato, è l’annunciata consapevolezza che la Persona deve essere posta al centro dell’ecosistema organizzativo, all’interno di aziende che creano al loro interno “luoghi di lavoro felicitanti” capaci di mettere le persone nella disponibilità di donare la conoscenza.
L’ambiente organizzativo, e il clima che ne discende, è l’unico in grado di coinvolgere le persone a condividere gli obiettivi dell’impresa per raggiungere il bene comune. La conoscenza tacita che le persone trattengono per sé, perché limitate nel loro agire quotidiano, corrisponde ad una importante dimensione finanziaria che l’azienda potrebbe liberare per investire nella istruzione, nella formazione e nella educazione, in una parola nel “welfare culturale della conoscenza condivisa” che deve entrare di diritto nella “consapevole alleanza” di quelle aziende che hanno a cuore la persona, non solo a parole, ma con i fatti, che si traduce nel trasformare il modello da piramidale a circolare che pone la Persona al centro della relazione.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.