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Laura Pirotta

Categories: AIF,Interviste

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LAURA PIROTTA


Psicologa, Formatrice e Consulente aziendale di Neurobusiness™

Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?

Ancor più che dinamicità, tecnologia e mercati impongono agli attuali contesti aziendali tempi di risposta prossimi alla frenesia. È in condizioni di complessità come queste che il fattore umano richiede, naturalmente, maggiore supporto. La formazione è l’opportunità che porta con sé le risposte strutturate a tale esigenza. Perché ciò avvenga, è compito del formatore mantenere un’offerta al passo con l’evoluzione dei temi trattati. Per quanto mi riguarda, infatti, sono orgogliosa di trattare in aula temi ampiamente innovativi e, soprattutto, ancora poco diffusi nell’offerta formativa italiana: le neuroscienze applicate al business: neuromarketing, neuroselling, neuromanagement, neurocomunicazione e neurogastronomia. Questo, per me, significa avere il coraggio di affrontare nuove sfide ossia trattare gli argomenti di cui si occupa la maggior parte dei formatori (come il marketing, la comunicazione e la leadership) con un taglio più scientifico grazie ai nuovi studi sul cervello.

 

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

La formazione non rimane ovviamente insensibile alla tecnologia. Il digitale ne estende sia i confini fisici che temporali. Webinar, e-learning, e numerose altre modalità innovative per la fruizione di contenuti formativi non rappresentano un ostacolo alla formazione ma un supporto aggiuntivo e migliorativo qualora la formazione in aula non sia possibile. Inoltre, tali strumenti consentono di arrivare a più persone nello stesso tempo e, secondo la mia visione “educativa” della formazione, questo non può che essere un plus da sfruttare a pieno pur senza fagocitare il fattore umano che solo una formazione in aula ti può dare.

 

La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano.Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?

Personalmente, intendo la formazione come form-azione. Questo significa includere sia una parte teorica (in particolare nel mio caso la parte educational sul nostro cervello e sulle scoperte neuroscientifiche) sia una parte pratica ed esperienziale che consenta ai partecipanti di riflettere sulla teoria appresa ma, soprattutto, tirare fuori da questa strategie efficaci per migliorare le performance aziendali. Del resto, è proprio questo il motivo per cui le aziende scelgono di fare formazione. Aumentare le performance… e talvolta questo i formatori se lo dimenticano rimanendo troppo aulici o teorici.


 

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