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Luca Berni

Categories: AIF,Interviste

LUCA BERNI

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Executive Team Coach e Formatore in ambito Coaching, Vendite e Marketing B2B

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

La domanda di interventi formativi è molto cambiata negli ultimi anni, anche complice una ridotta disponibilità di spesa delle organizzazioni. La domanda è diventata estremamente personalizzata sui bisogni di specifici individui in una specifica organizzazione. Questo cambiamento, all’apparenza sottile, ha messo in discussione molti dei paradigmi della formazione, che non si può più basare sul trasferimento di concetti consolidati e casi di eccellenza, ma deve farsi veicolo di cambiamento del rapporto tra persone e organizzazione. Questo sottintende uno lavoro di preparazione d’aula basato sullo studio del caso aziendale rappresentato dal cliente stesso. L’organizzazione che commissiona l’intervento formativo diventa essa stessa la “case history” da analizzare, studiare e sulla quale fare pratica attraverso gli stimoli del formatore.
Con questo approccio persone e organizzazione sono contemporaneamente protagonisti dell’intervento formativo. Un contesto realistico che permette la creazione di nuove soluzioni immediatamente disponibili e applicabili una volta rientrati sul proprio posto di lavoro.
Con questo approccio, il fattore chiave diventa il processo di co-creazione dell’intervento da parte del cliente e del soggetto erogatore, processo che potenzia in modo esponenziale l’efficacia del percorso formativo.
Ma il cambiamento passa anche per i nuovi linguaggi della formazione. L’affermazione delle tecnologie fruibili da computer o smartphone impongono la necessità di ripensare il come vengano trasferiti i concetti. Da qui la necessità di creare un codice comunicativo sempre più rapido e sempre più globale, capace di trasferire concetti velocemente a realtà multiculturali spesso distanti – anche fisicamente – tra loro.
Queste nuove tecnologie dovranno altresì mettersi al servizio dello sviluppo delle capacità relazionali, vero fattore chiave oggi del successo nel mondo del lavoro. Contrariamente a quanto oggi accade nella vita di tutti i giorni, dove prevale l’isolazionismo indotto dall’essere sempre connessi, i nuovi orizzonti tecnologici della formazione dovranno sempre di più allenare l’aggregazione e l’interazione tra le persone.
I giovani in particolare saranno i destinatari primari di questi obiettivi formativi. Le nuove generazioni infatti si presentano al mondo del lavoro, con elevate capacità di utilizzo dei dispositivi digitali, ma con una bassa consapevolezza di ciò che significhi interazione personale, organizzazione e lavoro di squadra. Qui la formazione, deve avere la capacità di far crescere nei giovani la consapevolezza di ciò che una comunità “reale” sia e integrarla con la loro già ampia esperienza di relazione digitale, per costruire un nuovo modello organizzativo che tragga il massimo vantaggio da tutte le esperienze, senza tralasciarne alcuna.
Solo così si può realizzare l’equilibrio armonico tra persona e organizzazione. Tra vecchie e nuove generazioni. Tra conoscenza esperienziale e informazione digitale. Una sfida in controtendenza forse, ma proprio rompere con le consuetudini è la prima missione della formazione.


 

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