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Luca Berni

Categories: AIF,Interviste

LUCA BERNI

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Executive Team Coach e Formatore in ambito Coaching, Vendite e Marketing B2B

L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
L’era digitale impone un ripensamento degli stili formativi. Oggi le organizzazioni vivono una profonda frattura generazionale, tra i 40-50enni, nati “analogici”, e i giovani “nativi digitali”. L’approccio della formazione deve tenere conto di questa differenza, poiché si concretizza in un linguaggio differente, in strumenti differenti e in un approccio relazionale col resto del gruppo molto differente. Credo che un formatore oggi debba prima di tutto essere pronto ad accettare l’innovazione dei mezzi di comunicazione e debba farsi “mediatore generazionale” attraverso un linguaggio che possa coinvolgere e ispirare generazioni così diverse. Questo avrà anche un impatto positivo sull’intera organizzazione che potrà sviluppare un suo linguaggio comune.

 

I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
È obbligatorio premettere che il mondo dell’impresa reale è ancora lontano anni luce dall’intelligenza artificiale. Mentre è pervaso dallo sviluppo delle “nazioni digitali” (Facebook o LinkedIn ad esempio). Delle vere e proprie comunità che attraverso l’interazione digitale stanno creando culture parallele rispetto a quella “ufficiale”. Non mi sentirei di parlare ancora di intelligenze collettive, ma di una nuova forma di proliferazione di idee. Il punto è quali di queste siano di qualità. La formazione qui può fare davvero tanto, riportando tutti noi sulla strada di un nuovo illuminismo logico-razionale che favorisca lo sviluppo di un pensiero critico, mai come oggi necessario per orientarsi in un oceano sconfinato di idee, proposte e campagne, la maggior parte delle quali prive di alcun valore. C’è la necessità di ribadire le regole di etica e di approccio a ciò che, pur essendo virtuale, è sempre più percepito come reale. La formazione deve affrontare al più presto la sfida dello sviluppo della coscienza di ciò che è reale, tangibile, dimostrabile, contro la tentazione dell’allarmismo e del sensazionalismo.

 

Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
In periodi come questi, di carenza di risorse, le organizzazioni hanno la necessità di trarre il meglio da tutte le loro risorse, senza sprechi. Tuttavia il capitale umano più giovane, anche quando entra nel mondo dell’organizzazione, fatica ad esprimere il suo talento, perché viene a contatto con regole che percepisce molto distanti. La formazione in azienda è prima di tutto un momento straordinario di incontro, che si giova del fatto di essere un ambiente protetto e de-gerarchizzato, le cui regole di parità sono garantite dal “buon formatore”. Durante la vita dell’impresa, questo è uno dei pochi momenti in cui diverse generazioni possono confrontarsi, comprendersi e alimentarsi vicendevolmente delle loro differenze. Fortunatamente, questo è reso ancora più semplice dai moderni stili formativi, orientati all’apprendere attraverso il fare, il tutto condito con ampie dosi di ciò che l’essere umano sa fare meglio: apprendere.


 

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