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Marzia Dazzi

Categories: AIF,Interviste

MARZIA DAZZI

dazzi marzia
Coach, Trainer, Psicologo del lavoro- Padova

L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
Le parole chiave, a questo proposito, sono, secondo me “Equilibrio” e “Consapevolezza”. “Equilibrio” nell’aver chiare tutte le potenzialità insite nell’innovazione tecnologica, sfruttarle al meglio e renderle fruibili per gli utenti della formazione, senza dimenticare che ci sono precisi frangenti in cui lo scambio relazionale diretto è insostituibile e di grande valore aggiunto.
Da qui la “Consapevolezza” nel saper identificare questi momenti: ad esempio quando chi fruisce del percorso formativo, ha la necessità di declinare nella sua specifica realtà e sulle sue esigenze, contenuti che potrebbero essere stati precedentemente appresi, accedendo a piattaforme o assistendo ad una lezione registrata.
Quando si tratta dei cosiddetti “nativi digitali” o persone più evolute nell’uso della tecnologia, l’utilizzo di questi strumenti non crea particolari problemi, ma non si può dimenticare una fascia consistente di persone che non riesce a sfruttare le opportunità che la tecnologia offre in questo frangente, fondamentalmente perché non le conosce o non le sa utilizzare.
Il cambiamento principale da realizzare consiste nell’integrare percorsi formativi trasversali che accompagnino quelli specialistici, al fine di colmare questo gap.
I vantaggi di questo cambiamento risiedono nell’ampliare prospettive, aumentare possibilità d’azione e arricchire il proprio bagaglio uscendo parzialmente dal proprio dominio di conoscenze.
Per aumentare le opportunità di accesso alle tecnologie ci dovrà essere, inoltre, anche uno sforzo degli addetti ai lavori nel rendere gli strumenti quanto più user friendly, per non tralasciare nessuna fascia di utenti.
Si tratta in entrambi i casi di sconfinare rispetto alla propria “confort zone”.

 

I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
L’uomo non può dimenticare di essere uomo ed è importante che anche nello sviluppo tecnologico si tenga conto di questo principio.
La valorizzazione delle proprie radici, della propria cultura e anche della propria natura non è necessariamente in antitesi con lo sviluppo, anzi si tratta di costruire una casa solida a partire dalle fondamenta.
Questo vale per l’individuo come per le organizzazioni.
Subire passivamente l’innovazione significherebbe imparare solo dai contenuti perdendo di vista i processi.
Lo sguardo rispetto ai progressi dell’intelligenza artificiale può essere attento e curioso, ma la visione deve essere rivolta a tutto il sistema nella sua complessità.
La formazione può avere un ruolo davvero imponente in tutto ciò, dal momento che spesso rappresenta uno dei pochi break di riflessione, rispetto al fluire concitato delle operatività quotidiane.
In un sistema complesso devono trovare spazio tutte le possibilità tecnologiche che non violino il sacro principio che l’uomo è l’unico e insostituibile protagonista di ogni sua metamorfosi.

 

Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
Dal mio punto di vista un’impresa ha successo, si distingue dalla massa e vince le sfide del mercato proprio quando vengono allineate competitività e realizzazione del sé di un leader e del suo gruppo.
Quindi le aziende che non riusciranno a valorizzare la persone e non impareranno a saperne trarre il meglio, sono destinate ad avere delle grosse difficoltà.
Le persone hanno grandi potenziali, soprattutto i giovani, che non sempre vengono identificati e valorizzati, ma che sono il vero “tesoro” delle organizzazioni e i potenti motori della realizzazione di progetti.
Se il paradigma di partenza è che la valorizzazione della persona e la competitività aziendale sono tutt’altro che in antitesi, è facile intuire il ruolo della formazione in tutto ciò.
La formazione può quindi essere il veicolo di questo messaggio e lo strumento di elezione per allineare i due elementi, anche è soprattutto sviluppando il potenziale dei più giovani.


 

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