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Michele Caporali

Categories: AIF,Interviste

  


MICHELE CAPORALI


Nasco professionalmente come Ittiologo, la mia prima esperienza e grande passione. Pensavo fosse PER SEMPRE e invece… Mi sono ritrovato catapultato nel ruolo di Production Manager in una realtà Industriale di un grosso gruppo multinazionale dove ho gestito due reparti produttivi con 350 addetti. Dopo circa 10 anni ho accettato l’ennesima sfida personale, oltre che professionale, e ho iniziato ad occuparmi di Salute, Sicurezza sul lavoro e Ambiente.

Oggi, dopo un’esperienza decennale nel ruolo di RSPP, e poi HSE Manager, mi occupo di Consulenza e Formazione a tutti i livelli, dalla Sicurezza al Life&Business coaching (come coach accreditato dalla Society of NLP), presso clienti privati e aziende. Se questo sarà o meno il mio definitivo traguardo…
lo scoprirò strada facendo…

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

“pensavo fosse Amore invece era….” Attraverso la mia esperienza personale e gli studi che ho intrapreso in questi anni, ho imparato che, nella vita, le nostre convinzioni influenzano sempre le nostre decisioni e il nostro futuro, ma spesso non siamo coscienti di questo fintanto che qualcuno ci aiuta a riconoscere innanzitutto i nostri TALENTI. Anch’io, come molti, credevo che certe cose, nella vita, “ci capitano” e, se “siamo bravi” o “fortunati”, sfruttiamo questi accadimenti a nostro favore.

Ci ritroviamo a cambiare lavoro, piuttosto che intraprendere nuovi rapporti personali, ma senza sentirci veramente attori responsabili del cambiamento, e quindi spesso cerchiamo e troviamo esternamente la causa dei nostri insuccessi o della nostra insoddisfazione. Io ho scoperto i miei talenti nel 2013 e, da allora, la mia vita è radicalmente cambiata, o meglio, sono diventato consapevole che sono io che faccio la differenza nella mia vita scegliendo cosa voglio essere.

Oggi vi sono strumenti, basati su studi scientifici di neurologia e banche dati frutto di decenni di ricerche, che ci aiutano a guidare le persone alla scoperta dei propri talenti. Quante volte abbiamo sentito colleghi lamentarsi del proprio lavoro, o direttori HR che devono affrontare situazioni spinose. Mi chiedo perché non ci si affidi PRIMA, o comunque in modo strutturato, a strumenti che possono rivelarsi utilissimi, per la persona in primo luogo e PER L’AZIENDA. La redditività di un operatore e/o di un manager ha un incremento anche del 70% quando la sua job è allineata con i suoi valori e con i suoi talenti.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

E’ chiaro quindi quanto sia importante focalizzare l’attenzione sull’individuo in primo luogo, sulla consapevolezza di ciò che è, i suoi talenti, e su ciò che vuole raggiungere, i suoi valori. In questo processo le neuroscienze sono in grado, attraverso lavori individuali prima e di gruppo poi, di evidenziare questi aspetti e portare l’individuo a riconoscerli e potenziarli. Abbiamo spesso sentito parlare della differenza tra Capo e Leader, ma quanti di noi hanno realmente messo in pratica le tecniche di leadership? Ma soprattutto … qualcuno, oltre a farcele studiare, ci ha mai insegnato ad applicarle? Le neuroscienze ci insegnano che il primo modo per imparare una determinata operazione è attraverso la PRATICA QUOTIDIANA.

Tutti noi abbiamo imparato a camminare…ma nessuno ci ha spiegato come dovevamo fare…abbiamo imparato attraverso l’esperienza!!! Diventando adulti abbiamo perso questa abitudine al FARE. Ci hanno insegnato che potevamo imparare tante nozioni (ed è vero, il nostro cervello è strutturato per immagazzinare informazioni) ma nessuno, o quasi, ci ha mai spiegato, e fatto provare, che quelle che rimangono più a lungo, e che risultano più efficaci, sono quelle di cui abbiamo fatto esperienza.

Oggi il Formatore, con la F maiuscola, deve avere competenze di neuroscienze e di coaching se vuole essere davvero efficace e per guidare i discenti, di qualsiasi livello ed età, ad esprimere al meglio le proprie potenzialità. Deve pertanto avere la fiducia dei discenti ed essere in grado di farsi riconoscere come loro giuda/guru.

 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

Tutti noi, secondo le nostre esperienze, ideali e cultura, abbiamo avuto, nella nostra vita, figure/guru cui fare riferimento, che rispecchiassero i nostri Valori. Le neuroscienze hanno preso spunto dall’attività di MODELING, di modellamento, ovvero nella capacità di riconoscere, analizzare e replicare “comportamenti efficaci”. Ma siamo certi che i giovani di oggi (come quelli di ieri) abbiano veramente chiari i propri Valori, o piuttosto si “adeguino” alla moda del momento, a ciò che fa più tendenza? Aiutare i giovani a riconoscere il SE’ è di fondamentale importanza ed una grande responsabilità.

Soprattutto è importante insegnare che il SE’ non è individualismo ma è essere cosciente di “ciò che sono” per donare ciò che sono al gruppo (interpersonale, sociale, professionale, universale) attraverso i miei comportamenti. Ricordiamoci sempre che IL NOSTRO MODO DI COMPORTARCI è l’unico aspetto che è oggettivamente sempre sotto il nostro pieno controllo, ma è proprio il nostro modo di comportarci che agisce ed influenza il modo di comportarsi dell’altro. Formare i ragazzi al rispetto di sé pone le basi per il rispetto per l’ambiente, per “l’altro da me” e aiuta a sviluppare le dinamiche di team così care alle logiche lean-manifacturing e così efficaci nel mondo del lavoro.


 

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