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Simone Ravaglia

Categories: AIF,Interviste

  


SIMONE RAVAGLIA


Esperto di progettazione meccanica e di processi tecnologici di fabbricazione, negli ultimi anni ho scoperto una mia personale vocazione per la formazione e sono particolarmente interessato allo sviluppo delle persone, delle competenze tecniche legate al mondo industriale e di quelle legate all’imprenditorialità dei nostri giovani con l’obiettivo di sviluppare le persone e il nostro territorio valorizzando il patrimonio industriale delle imprese. A fine 2019 sull’onda di questa spinta interna ho iniziato una attività indipendente come Advisor in Innovazione strategica e formazione.

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

Il sentiero rappresenta il mettersi in viaggio e rappresenta anche la direzione che ognuno di noi percorre durante la propria vita personale e professionale.
In questo processo di cambiamento che dura lunga tutta la nostra vita professionale e che dobbiamo imparare a gestire c’è qualcosa che deve rimanere stabile.
Ciò che non deve cambiare infatti è l’allineamento, la coerenza tra ciò che siamo e ciò che portiamo nel mondo.
Io credo che il ruolo del formatore abbia oggi proprio questa grande responsabilità e cioè sia quello di facilitare un percorso che aiuti le persone ad esprimere ciò che sono e a diventare ciò che si prefiggono, in termini di obiettivi professionali, pur mantenendo sempre fede alla relazione con la propria personale vocazione.

Se vogliamo far fiorire le persone all’interno delle aziende e di conseguenza far prosperare l’azienda avendo delle persone pienamente soddisfatte dobbiamo iniziare a valutare le persone per ciò che possono dare in relazione alle proprie attitudini e caratteristiche personali.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

La presenza, l’essere consapevoli del qui e ora sono la chiave per il benessere aziendale.
In particolare, lo strumento principale per acquisire maggiore consapevolezza di noi stessi è il silenzio, ne sono profondamente convinto. Occorre fermarsi ogni giorno per dedicare uno spazio di assoluta concentrazione in cui ci raccogliamo in noi stessi e ascoltiamo il nostro corpo, le nostre emozioni e i nostri pensieri.

La Mindfulness certamente è una pratica importante che può portare maggiore consapevolezza di sé e può contribuire alla distensione del clima aziendale grazie alla riduzione dei livelli di stress personali.

Personalmente pratico meditazione trascendentale due volte al giorno e i risultati, non solo quelli personali legati alla riduzione di stress, ma anche quelli legati alla sfera della relazione sono evidenti.

 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

Occorre risvegliare le pratiche che risvegliano il desiderio di sentirsi parte di una comunità.
Anche in azienda il formatore deve essere colui che facilita e favorisce il bene individuale al servizio della dimensione di gruppo.
Come formatori dobbiamo fare sforzarci di intraprendere pratiche d’aula che favoriscano il lavoro di gruppo spostando l’attenzione dal risultato al benessere individuale e collettivo.

Potremmo introdurre il termine contaminazione, per fare alleanza serve lasciarsi andare alla contaminazione.
A esempio, per quanto riguarda i giovani, si possono introdurre pratiche di reverse mentoring che possono semplificare l’accesso ai giovani (con competenze digitali maggiormente sviluppate) in contesti tradizionali ed aiutare i senior a riconoscere le capacità specifiche dei nuovi arrivati.
Certo non è facile ma sono proprio queste le sfide che possiamo intraprendere per fare la grande differenza nel nostro lavoro quotidiano.


 

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