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Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.
Nella parola sentiero io ci leggo la parola audacia.
Baricco ha parlato in un suo articolo dell’importanza di essere oggi AUDACI. Ed io mi affianco a lui perché questa riscoperta della nostra umanità dovrà divenire sempre più valore, forza lavoro del nostro domani, un punto di riferimento fondamentale su cui noi costruiremo castelli, erigeremo comunità di speranza. Quella umanità che ci aiuta a vedere nell’altro un nostro simile; un uomo dalle semplici doti anche quando riveste cariche sociali importanti perché rappresenta il testimone etico.
Audacia che va riscoperta anche in piccoli gesti di coraggio attraverso una nostra resilienza evocativa che deve divenire “ urlo aggregante” , corale in un popolo che desidera fortemente uscire da questo periodo con statuarie capacità future, nuove e solenni nelle loro modalità di appartenenza.
Una giornata dove la parola “ Audacia” si percepisce come Onda trasformativa e capacitante . Nella costruzione del nostro domani il mondo non potrà essere più quello di prima e ognuno di noi avrà cura di se stesso e degli altri solo se prenderà posizione etica, se imparerà a dire con discrezione e educazione, ad usare anche il linguaggio emotivo che è fatto di parola e di espressione: ci siamo negati a noi stessi per troppo tempo alterando così anche le nostre relazioni con scarsi benefici come abbiamo tutti sotto gli occhi. Un linguaggio sentimentale ( la tanto consacrata educazione sentimentale citata da Galimberti) dove ognuno di noi dovrà imparare a dare parola al nostro dolore , alla sofferenza di questi giorni per elaborare questa grande fatica emotiva che dovrà essere vista, riconosciuta, accolta e trasformata in valore di appartenenza e in memoria evolutiva. Ecco il sentiero che si dipana davanti a noi e a cui dobbiamo aderire con coraggio.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
Se penso alla parola Consapevolezza mi ritrovo a pensare a “ Uomini che hanno costruito la Storia” attraverso l’essere consapevoli. E da loro giunge un insegnamento prezioso di vita, soprattutto in questi tempi faticosi.
Mi trovo spesso a pensare agli “ emolumenti” della Storia che hanno seminato il nostro cammino infondendoci speranza, fiducia. Uno di questi, ad esempio, è Nelson Mandela, un uomo che ha vissuto per 25 anni rinchiuso in prigione, in una cella di pochi metri e non nelle nostre case, nella mia casa accogliente ; per ben 25 anni ha lavorato con se stesso mantenendo lucido il pensiero e i suoi desideri. Quel desiderio sotteso l’ha aiutato a crescere sempre più nel silenzio e in quella che poteva sembrare un’arrendevolezza in una cella in cui presupponiamo non esserci alcuna via di fuga.
Una volta libero, a chi gli chiedeva , fra cronisti e giornalisti, come aveva potuto resistere e non soccombere a questa costrizione infinita, lui con forte etica morale rispose allora: “Mi preparavo a diventare Presidente”, una risposta che ci aiuta a vedere oltre ciò che reputiamo, oggi, anche un castigo, una forzatura inconcepibile. Quanto può costruire un pensiero positivo in abbondanza, quanto le nostre visioni possono aiutarci ad investire in un domani più gratificante e rigenerante non solo per noi ma anche a servizio della collettività? Credo che essere consapevoli, oggi, sia proprio questo: lavorare molto su se stessi per tendere a delle visioni.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.
E se proprio questa pandemia ci volesse far comprendere che davanti alla tragedia di vite umane perse è giunta l’ora di stare gli uni accanto agli altri, serrati, testimoni di un tempo diverso da quello che abbiamo vissuto fino ad oggi? Forse che questo shock umano non voglia farci intendere che siamo ad una svolta epocale dove non possono esistere più egoismi nazionali, supponenza, mediocrità vestite da imperatori assurdi che indossano corone di carta e non di pregevole fattura? Perché non trovare il coraggio di inchinarsi davanti alle evidenze di questa storia che ci mette di fronte alle nostre insufficienze umane, alle nostre piccolezze. Cosa serve studiare e capire la Storia se non per imparare che nessuno si salva da solo e che ognuno di noi è legato agli altri indissolubilmente in una Comunità di Destino che ci rende assai simili. Ogni Stato se è garante di senso democratico e di senso etico non può tirarsi indietro in quella che sembra essere la grande sfida mondiale.
La cura di ogni società democratica è legata indissolubilmente alla cura di chi è a noi vicino come sembra dimostrare costantemente questa pandemia che avvicina gli uomini rendendoli più responsabili e inclini a supportare chi ha meno mezzi e capacità. Oggi ci viene richiesta questa Alleanza, l’essere audaci e non persone mediocri.
Baricco ha parlato in un suo articolo dell’importanza di essere oggi AUDACI. Ed io mi affianco a lui perché questa riscoperta della nostra umanità dovrà divenire sempre più valore, forza lavoro del nostro domani, un punto di riferimento fondamentale su cui noi costruiremo castelli, erigeremo comunità di speranza. Quella umanità che ci aiuta a vedere nell’altro un nostro simile; un uomo dalle semplici doti anche quando riveste cariche sociali importanti perché rappresenta il testimone etico.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.