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Teresa Burzigotti

Categories: AIF,Interviste

TERESA BURZIGOTTI

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Formatrice e Coach Professionista
Fondatrice della Otto Deit Akademie

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

Esperienze innovative come quella della Virgin che ha abolito il concetto di ferie mettendo al centro quello del risultato, dimostrano che quando un contesto diventa incontrollabile bisogna smettere di controllare. C’è bisogno di chiarezza sugli obiettivi personali e condivisi e di motivazione per raggiungere risultati. Queste attitudini non sono sempre innate e al di là dei giochi di prestigio formativi quello che conta è responsabilizzare la persona valorizzandone la capacità di creare nuove abilità.
E le persone si responsabilizzano quando si dimostra loro fiducia e si aiutano a sviluppare creatività, flessibilità, sana competizione, resilienza e spirito integrativo. Nella formazione dunque, è necessario partire dalla persona e metterla in grado di percepire se stessa in evoluzione all’interno di una realtà instabile. La mia esperienza con la formazione tedesca mi ha insegnato quanto siano importanti la concretezza e la capacità di sviluppare una competizione stimolante, invece che escludente, nelle persone. L’integrazione delle discipline è un altro aspetto importantissimo che porta ricchezza e apertura mentale nella formazione, elevando l’apprendimento e stimolando la capacità di sintesi. Questi impulsi sbocciano in contesti in cui in si coltiva un’autentica attenzione verso l’essere umano e un’attitudine a mettere le persone a proprio agio creando così una condizione di coerenza emozionale con i cambiamenti attesi.

 

La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?

Tecnologia e informatica hanno profondamente cambiato la nostra vita negli ultimi decenni con una carica innovativa entusiasmante e possiamo oggi accedere a qualsiasi informazione e comunicare e lavorare in ogni parte del mondo. L’avanzamento tecnologico e l’innovazione hanno raggiunto un tale ritmo e velocità da porre l’umanità di fronte a importanti questioni etiche e grandi temi sociali. Doveva succedere prima o poi. E in questo rilevo un aspetto molto positivo. La tecnologia ha dato una spinta fortissima alla globalizzazione e oggi siamo consapevoli più che mai di cosa succede in ogni parte del mondo e delle conseguenze che hanno le nostre scelte per tutta l’umanità. Pensare tuttavia di essere travolti dalla tecnologia è deleterio, una brutta self fulfilling prophecy. La tecnologia nasce dalla creatività umana e va gestita con spirito creativo, con intenzione mirata, consapevole e come un mezzo. La tecnologia lungi dall’essere un’entità astratta è il prodotto della ricerca umana ed evolve con l’evoluzione del pensiero. E in questo supera costantemente se stessa. Più che mai oggi la formazione ha il compito di sviluppare questa consapevolezza, promuovendo la conoscenza che dirada la nebbia della minaccia e del timore, stimolando lo spirito creativo e la curiosità verso l’innovazione.

 

I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?

In un cambiamento così profondo è necessario formare le persone ad abbattere la resistenza che nasce dalla paura di non essere all’altezza e il disorientamento che deriva dal cambiamento di valori e convinzioni, ad aumentare la capacità di gestire la frustrazione, ad accrescere l’amore per la sfida, a sviluppare la creatività, la multidisciplinarietà, la dinamicità. E quello che ritengo più importante è la consapevolezza di sé e della propria storia, perché in tutto questo la capacità di percepirsi come essere umano in evoluzione è fondamentale e la creazione di ponti culturali, a questo fine, resta lo strumento più forte.


 

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