fbpx

Vittorio Canavese

Categories: AIF,Interviste

  

VITTORIO CANAVESE

Formatore

Che vantaggi può offrire la Gamification a livello esperienziale?

La Gamification è solo uno dei linguaggi complessi che le nuove tecnologie mettono a disposizione dei formatori in quell’ecosistema la cui definizione migliore mi sembra quello di “infosfera”. Tutti questi linguaggi si intersecano tra di loro e questo rappresenta certo una difficoltà, mitigata dall’evoluzione delle interfacce. Credo proprio che il vantaggio dei “nativi digitali” sia proprio in questa abitudine ad interfacce molto più semplici e centrate su gli oggetti che possono essere assemblati. Quel che resta è la complessità, soprattutto di ideazione e progettazione, che deve prevedere risorse frammentate e diversificate, per quanto trasparente all’utente finale..

 

Quali strategie un’azienda oggi può adottare per il Well-Being della persona?

Lo Smart Working in particolare mi sembra sintomatico della fase di transizione che stiamo attraversando: se si pensa che sia semplicemente un utilizzo più intenso e magari in mobilità di tecnologie nate con altri scopi si arriva rapidamente al loro collassamento. Tentiamo semplicemente di fare quel che abbiamo sempre fatto, magari un più informaticamente. Ma le nuove piattaforme ci danno la possibilità di far nascere e crescere progetti e gruppi di lavoro in modalità condivisa e collaborativa, dimenticandoci di dove si trovino fisicamente le informazioni e i dati che utilizziamo; e questo porta all’uso di quei nuovi linguaggi di cui sopra. Il Well Being, quindi, non è che la conseguenza: quanto stiamo male (e facciamo star male) perchè non ritroviamo le informazioni su cui ricordiamo di aver lavorato? Se ci organizziamo e tutto il lavoro di gruppo stà nella piattaforma collaborativa, il motore di ricerca ci evita il problema.

 

Quali competenze saranno richieste dalle aziende nel futuro mercato del lavoro?

Le competenze essenziali saranno la proprietà di linguaggi (sottolineando il plurale) e la capacità, delle “vecchie” generazioni quanto meno di accettare questi nuovi linguaggi, di mettere a disposizione le proprie conoscenze permettendo di renderle disponibili in nuove modalità.


 

Torna all’elenco delle interviste