ALFREDO MOLGORA
Formatore – LifeHealing&Professional Coach – HypnoCoach |
L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
L’innovazione tecnologia sta trasformando da tempo in modo strutturale le relazioni umane, e lo stesso concetto di vita, per come lo conosciamo oggi, è sottoposto a dure revisioni. Basti pensare alla nanotecnologia e miglioramenti di benessere fisico che si otterranno.
Non di meno, il concetto di Formatore classico è entrato in crisi, da quando si è passati dal postulato di “fare per ottenere” ad “essere, per fare per ottenere”, entrando in un contesto sociale dove i dati non sono la sola parte importante nella formazione delle persone. Ciò fa si che la conoscenza della propria materia sia data per scontata, mentre acquisiscono importanza le competenze laterali e , come amo dire, le aziende oggi preferiscono soggetti inter-comunicativi e che sanno stare e fare gruppo, al genio mago del suo settore.
Possiamo azzardare che il formatore, come inteso fino a poco tempo fa è morto a favore dell’educatore: da ex ducere, tirare fuori il meglio, dalle persone. Questo processo “educativo” non avviene riempiendo le persone di dati e nozioni, ma ampliando i loro limiti e coinvolgendo. Tornando all’innovazione tecnologica, se vogliamo utilizzare i nuovi strumenti in modo antico, abbiamo quindi perso in partenza e se non percepiamo il nostro ruolo assume ancora più importanza a livello socio economico, siamo sconfitti in partenza. Si deve passare da una visione ristretta del nozionismo e del business ad una ampliata, inerente la persona e le sue potenzialità. E questo lo chiedono le aziende stesse (ma perché parliamo sempre di aziende come di un qualcosa di esterno? Le aziende non sono fatte da noi persone?).
Scambiando punti di vista ed informazioni con colleghi, ho rilevato che il mercato italiano è diverso da molti altri. Ad esempio: la formazione on line ha successo in molti paesi, ma non di certo in Italia. Il figlio di una mia amica che partecipa ad un seminario di formazione, appena hanno inserito un lavoro di e-learning su alcune lezioni è successo che sono fioriti una marea di metodi per superare gli step senza farli! E questo succede anche in aziende ben più grandi. Ora, se pensiamo di creare un metodo per cui le persone siano obbligate in qualche modo a completare i passaggi del nostro stupendo progetto di e-learning, restiamo ancora sullo strumento, quindi, perdenti.
Inoltre, l’home working sarà un passaggio ulteriore dal distaccamento fisico della persona dal luogo di produzione. Già oggi l’insieme degli strumenti tecnologici ci permettono, od obbligano, ad una focalizzazione sul lavoro sempre più costante: quasi un esserci 24su24 7su7, con un sacco di email e messaggi e comunicazioni su, smartphone, ipad ed altro, interconnessi ovunque ci si trovi. E possiamo già ora immaginare come ciò porterà via via ad una maggiore parcellizzazione dei componenti “umani” dell’azienda: sparsi, poco connessi tra loro e, forse, anche poco con l’azienda.
La mia idea è che le innovazioni tecnologiche ci porteranno sempre più in una sorta di nichilismo, peggiorato da un isolamento personale, con un overflow di informazioni che ci costringe già da ora, a fare delle scelte di cosa e quando leggere. A fronte di ciò, penso che il formatore avrà un arduo compito: focalizzare il necessario miglioramento produttivo agendo primariamente sulle persone e sulle relazioni. E questo non è una questione di strumenti ma di Vision.
Ecco perché da formatore ad educatore.
In questo scenario sono due i fattori che potranno fare la differenza: GAMING E ENGAGEMENT.
La formazione dovrà trovare per vincere, non solo il contesto ludico, ma anche quello aggregante e non solo ai componenti aziendali ma anche ai loro famigliari. Si proprio così: esteso alla famiglia. La volatilità sempre maggiore dei mutamenti rende difficile tutte le scelte ex-ante per cui è vincente dare ai propri dipendenti, già ora, ciò che farà la differenza in un prossimo futuro: l’aggregazione con la formazione.
I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
Per quanto riguarda le intelligenze artificiali la mia visione è abbastanza pessimista: nessuno parteciperà allo sviluppo di questo fattore: ci saranno date preconfezionate. In poche parole un fattore K con il quale fare i conti.
Ad oggi ho informazioni, che possiamo recuperare tutti in internet, che la scienza potrebbe fare molto di più di quanto è disponibile e sarà come la lavatrice negli anni ’50: lanciata sul mercato quando pronto per accoglierla. Bene, e se pensiamo che la lavatrice è uno di quegli elettrodomestici che ha maggiormente cambiato la nostra vita quotidiana, provate ad immaginare quanto più grande sarà l’impatto con l’utilizzo delle intelligenze artificiali!
Più che risposte in questo caso ho dubbi o domande: potremo considerare i nuovi “pseudoumani” come persone? Si porranno come saccenti maestri o avranno la gentilezza necessaria per considerare le persone? Chi ne programmerà l’inizio e il fine che conseguono? Saranno depositari di una cultura al di la dei limiti di memoria delle persone o la cancelleranno?
Posso immaginare che le aree formative riguarderanno ciò che va oltre a quello che comunque le intelligenze artificiali arriveranno a fare. Comunque direi che veramente poco probabile inquadrare uno scenario preciso di uno sviluppo in questo settore.
Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
I giovani di oggi sono il futuro di domani. Ma questo è quello che la gente vuole sentirsi dire non quello che è. I giovani sono un fattore del futuro come lo è il contesto nella totalità, ne più ne meno. Direi che ho risposto molto nella prima parte del mio intervento anche per questo fattore.
La vita in azienda è cambiata anche solo negli ultimi 30 anni e per capirlo, basta pensare ai nostri genitori che vedevano l’età pensionabile come il momento in cui avrebbero goduto la loro vita. Chi di noi oggi pensa di entrare in una azienda, passarci un sacco di tempo e godersi la vita dopo la pensione? Nessuno! Oggi vivere “bene” e trovare il proprio spazio nella vita è uno scopo anticipato già vivo durante il periodo lavorativo e ben prima della pensione.
Quindi, se oltre a Gaming ed Engagement diamo una formazione che contempli una anticipazione della realizzazione personale siamo congruenti.
Poi come implementare un corso 626 con queste caratteristiche, beh sta al formatore no? Scherzi a parte penso si debba agire sul gaming e sulla consapevolezza dell’aggregazione necessaria e, lo ripeto, anche a livelli estesi alle persone vicine ai propri dipendenti. Allargare il contesto, non parzializzarlo.
Solo così entriamo in una ottica in cui la formazione non è percepita come tempo buttato, sia per gli imprenditori sia per chi ci partecipa, ma un momento che vale la pena vivere perché unico ed irripetibile.
E concludo comunque certo di una cosa: gli strumenti odierni permettono di annullare le distanze e gestire i propri tempi in modo eccezionale ed un approccio step by step recependo con la nostra vision l’inserimento di strumenti innovativi potrebbe fare la differenza ma, udite udite cari colleghi, l’aula e il rapporto one2one rimarranno un qualcosa di necessario ed insostituibile.
In questo scenario sono due i fattori che potranno fare la differenza: GAMING E ENGAGEMENT.
La formazione dovrà trovare per vincere, non solo il contesto ludico, ma anche quello aggregante e non solo ai componenti aziendali ma anche ai loro famigliari. Si proprio così: esteso alla famiglia. La volatilità sempre maggiore dei mutamenti rende difficile tutte le scelte ex-ante per cui è vincente dare ai propri dipendenti, già ora, ciò che farà la differenza in un prossimo futuro: l’aggregazione con la formazione.
Per quanto riguarda le intelligenze artificiali la mia visione è abbastanza pessimista: nessuno parteciperà allo sviluppo di questo fattore: ci saranno date preconfezionate. In poche parole un fattore K con il quale fare i conti.
Ad oggi ho informazioni, che possiamo recuperare tutti in internet, che la scienza potrebbe fare molto di più di quanto è disponibile e sarà come la lavatrice negli anni ’50: lanciata sul mercato quando pronto per accoglierla. Bene, e se pensiamo che la lavatrice è uno di quegli elettrodomestici che ha maggiormente cambiato la nostra vita quotidiana, provate ad immaginare quanto più grande sarà l’impatto con l’utilizzo delle intelligenze artificiali!
Posso immaginare che le aree formative riguarderanno ciò che va oltre a quello che comunque le intelligenze artificiali arriveranno a fare. Comunque direi che veramente poco probabile inquadrare uno scenario preciso di uno sviluppo in questo settore.
I giovani di oggi sono il futuro di domani. Ma questo è quello che la gente vuole sentirsi dire non quello che è. I giovani sono un fattore del futuro come lo è il contesto nella totalità, ne più ne meno. Direi che ho risposto molto nella prima parte del mio intervento anche per questo fattore.
La vita in azienda è cambiata anche solo negli ultimi 30 anni e per capirlo, basta pensare ai nostri genitori che vedevano l’età pensionabile come il momento in cui avrebbero goduto la loro vita. Chi di noi oggi pensa di entrare in una azienda, passarci un sacco di tempo e godersi la vita dopo la pensione? Nessuno! Oggi vivere “bene” e trovare il proprio spazio nella vita è uno scopo anticipato già vivo durante il periodo lavorativo e ben prima della pensione.
Quindi, se oltre a Gaming ed Engagement diamo una formazione che contempli una anticipazione della realizzazione personale siamo congruenti.
Poi come implementare un corso 626 con queste caratteristiche, beh sta al formatore no? Scherzi a parte penso si debba agire sul gaming e sulla consapevolezza dell’aggregazione necessaria e, lo ripeto, anche a livelli estesi alle persone vicine ai propri dipendenti. Allargare il contesto, non parzializzarlo.