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Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.
Quale sentiero?
Le funzioni HR in azienda stanno vivendo un momento di svolta: non è più sufficiente che svolgano il ruolo di business partner e di integratori dei bisogni dell’organizzazione con quelli delle persone, ma devono entrare più profondamente nell’ascolto di capacità, attitudini e motivazioni degli individui per aiutarli a sviluppare consapevolezza di sé e dei propri obiettivi. Oggi agli HR è richiesto più che mai di saper padroneggiare due categorie di strumenti: in primo luogo quelli del counselling, ed in particolare la capacità di ascoltare ed entrare in risonanza empatica con le persone schiacciate dall’incertezza e dalla complessità, per incoraggiarle a recuperare la fiducia e a fronteggiare lo stress. In secondo luogo quelli del coaching, che comportano il saper attivare strategie di supporto e di empowerment che restituiscano al singolo la capacità di autoindirizzarsi e di responsabilizzarsi nello sviluppo di sé e delle proprie competenze. In ogni persona risuona il proprio why? cui è chiamata a rispondere al fine di identificare il proprio peculiare sentiero. Ricordate la bussola di Jack Sparrow nei “Pirati dei Caraibi”? Non indicava il nord, bensì la direzione in cui il protagonista desiderava andare. E l’HR dovrà lavorare al fianco di ogni persona, sia manager che professional, affinché sia in grado di interpretare la propria bussola e seguirla.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
Consapevolezza personale e organizzativa
Essere consapevoli è un bisogno esistenziale prima che professionale. La complessità, il dinamismo, la disruption tecnologica ci hanno condotti ad un flusso di comportamenti automatici, al multitasking forzato, all’assenza di contatto con la nostra dimensione olistica nelle sue diverse sfere – corpo, mente, cuore, spirito – e, in definitiva, allo smarrimento del nostro autentico sé. Negli ultimi anni le neuroscienze hanno finalmente avvalorato l’insegnamento millenario proveniente dalle pratiche meditative orientali: la disciplina della mindfulness è stata universalmente riconosciuta come una risorsa efficace per riappropriarsi del proprio equilibrio, ridurre lo stress, focalizzare la concentrazione. Il mondo delle imprese nelle sue frange più evolute (pensiamo al caso di Google con il suo programma “Search Inside Yourself”) ha quindi sperimentato che lo sviluppo della consapevolezza e la condizione di benessere cui la mindfulness conduce possono diventare fattori strategici per un miglioramento significativo delle performance individuali. Occorre ora fare un passo in più, trovare il coraggio di ampliare il concetto alla dimensione organizzativa: la consapevolezza deve estendersi alle relazioni interpersonali e ancor più ad una visione complessiva dell’azienda improntata alla responsabilità etica e sociale, in cui l’equilibrio individuale e quello del sistema si riconoscano come fattori strettamente interdipendenti. Un balzo culturale necessario, non più un optional, in un mondo stravolto dall’esperienza drammatica della pandemia.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.
Cooperazione, alleanza e futuro prossimo
“Nessuno si salva da solo” è stata la preghiera di Papa Francesco nel cuore della crisi Covid. Parole che echeggiano potenti nella prospettiva del nostro futuro professionale. Il modello occidentale fondato sull’individualismo ha scoperto i suoi nervi e ha dovuto fare spazio ad una visione più olistica, integrata, di profonda connessione. L’ interessere di Thich Nhat Hanh si è affermato in tutta la sua chiarezza: siamo esseri interdipendenti, parti di uno stesso organismo universale come cellule di un solo corpo. E’ quanto il movimento ispirato da Greta Thunberg e fatto proprio da milioni di ragazzi ha accolto e trasfuso nella sua presa di coscienza della priorità massima: la sostenibilità ambientale. Nelle nostre imprese domani sarà impossibile ignorare questo nuovo corso: ascoltare, parlare e agire in modo consapevole, cooperare efficacemente, costruire rapporti a lungo termine e win-win, assicurando l’equilibrio di tutto il sistema, saranno competenze critiche indispensabili. Chi si occupa di formazione ha perciò di fronte una sfida vitale, che richiederà di proiettare costantemente i processi di apprendimento su un orizzonte di sostenibilità, di corresponsabilità, di umanità. Creare il nuovo comporta sempre distruggere qualcosa di vecchio: ed è arrivato il momento in cui, per accompagnare efficacemente giovani e adulti nel lavoro di domani, la formazione dovrà rinnovarsi in modo profondo, mettendosi in discussione e aprendosi alla sperimentazione, alla multidisciplinarietà, alla creazione cooperativa.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.