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Cettina Mazzamuto

Categories: AIF,Interviste

  


CETTINA MAZZAMUTO

Formatrice, Counselor Trainer (S.I.A.F.) e Coach in Omega Healing

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

Per me i Sentieri costituiscono una buona metafora dei percorsi della nostra mente. Vi sono diversi tipi di sentieri, quelli scavati nella roccia, quelli che stanno sui ghiaioni, quelli che attraversano i prati, i sentieri spontanei e così via.

Il Sentiero ama essere calpestato; occorre attraversare il proprio sentiero da soli perché nessuno può farlo a posto tuo; puoi condividere la tua esperienza, creare e costruire relazioni ed eventi, ma nessuno può fare i tuoi passi, se non tu stesso; ognuno deve badare a sé. Non è necessario correre, perché non è una gara con il tempo o con noi stessi, non bisogna dimostrare nulla, occorre solo scegliere il proprio passo ideale per camminare e se si è affaticati, non bisogna rinunciare impulsivamente, basta fare una sosta e riprendere; e se si cade è bene rialzarsi, contando sulle proprie forze.

Questo è il sentiero della vita. A differenza delle autostrade, il sentiero non strapazza l’ambiente deturpandolo e tagliando alberi, non distrugge, è gentile e nell’attraversare le colline, campi, montagne, sembra chiedere il permesso. Il sentiero non si interrompe a metà, ma sa dove vuole arrivare, ne è consapevole.

Attraversare il sentiero della vita, fatti da una moltitudine di sentieri, passa da una presa di coscienza personale, di se stessi, degli altri e della propria esistenza.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

Consapevolezza è la comprensione profonda ed autentica della realtà, la capacità di essere nel presente, essere cosciente del momento qui ed ora, osservando le cose in modo chiaro e preciso, senza schemi mentali, pregiudizi, filtri e condizionamenti.

Senza Consapevolezza viviamo la vita da addormentati, si piomba nell’inerzia e si rischia il suicidio a rate. Quando l’uomo non è consapevole tende sempre a riportare tutto a ciò che già conosce, smette di osservare il mondo e si limita a porre il nuovo nel vecchio. Infatti, se vuoi che il nuovo cibo non prende il sapore di quello vecchio, devi lavare bene la pentola. In metafora, lavare bene la pentola significa liberare la mente da pregiudizi, schemi mentali e pensieri distorti e negativi.

La Consapevolezza consiste in conoscenza, comprensione e coscienza e si manifesta attraverso uno stato mentale che si può definire lucido, aperto e presente. Raggiungere questo stato mentale non è automatico, ma è una dote innata nell’uomo che si manifesta inconsciamente e in modo incontrollato. La nostra mente ci spinge alla consapevolezza, se gli viene data l’opportunità, se si riducono gli ostacoli al raggiungimento del giusto stato mentale.

È possibile raggiungere il giusto stato mentale in modo consapevole? Si è possibile, ma è necessario eliminare un insieme di ostacoli come atteggiamenti mentali negativi, pensieri nevrotici, un’emotività molto elevata, paure che generano sabotaggi, mancanza di attenzione e di focus, convinzioni e credenze limitanti. Cambiamo il punto di vista e cambieremo la realtà, ma senza consapevolezza questo non è possibile. Quando non siamo consapevoli inneschiamo il nostro pilota automatico e siamo facilmente manipolabili dagli altri. Se l’uomo non interviene con coscienza e consapevolezza, continuerà a riproporre gli stessi schemi mentali e programmi condizionati.

Soltanto nel momento presente noi decidiamo il CAMBIAMENTO.

 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

Nel comune sentire della gente il termine Alleanza evoca generalmente un accordo di natura politica, militare o socio-economica. Siamo stati abituati ad usare il termine per indicare un “patto di guerra” fra soggetti o nazioni che si alleano contro un nemico comune.

Mai come oggi, il concetto di Alleanza va ampliato dal superamento di ostilità e di divisione attraverso un atto di pacificazione e di riconciliazione. Voglio vedere l’Alleanza come la modalità per superare l’accecato individualismo, ed essere lo strumento per creare collaborazione, condivisione e solidarietà per il bene comune. Costruire una visione del mondo dove crescere in e nell’Alleanza come Esseri umani e non più Oggetti umani. L’esigenza di pace e di fraternità che emerge oggi più che mai, trova la sua vita nell’Alleanza.

Mi piace concludere con le parole della canzone dell’Appartenenza di Giorgio Gaber. “L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme, non è il conforto di un normale voler bene, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé…… Sarei certo di poter cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi”.


 

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