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Cinzia Mezzetti

Categories: AIF,Interviste

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CINZIA MEZZETTI


Responsabile e-learning

Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?

Quando le sfide al cambiamento esercitano una pressione elevata nei confronti delle persone e delle organizzazioni è necessario attivare nuovi processi mentali tesi a favorire da una parte l’accettazione del cambiamento e dall’altra sviluppare nuove competenze.
La formazione ha un ruolo di primo piano nel saper promuovere, attraverso percorsi formativi adeguati al contesto, una attenta riflessione sulle variabili gestionali e nello stesso tempo indagare come queste possano favorire una appropriata gestione del cambiamento nella pratica lavorativa. La formazione deve, all’interno di un processo organizzativo in forte cambiamento che affronta obiettivi di miglioramento continuo, tenere presente aspetti legati alla cultura organizzativa, ai processi e alle persone che con il loro patrimonio eterogeneo di competenze sono gli attori principali dei processi organizzativi. I fattori in sostanza sono molteplici ma se il fattore umano è la nostra sfida allora è necessario considerare fortemente la leva del coinvolgimento esercitando lo sviluppo della consapevolezza e del confronto con se stessi. È sempre più determinante proporre interventi che stimolino una nuova interpretazione del proprio ruolo, che permettano la scoperta di nuove soluzioni, potenzialità e opportunità. “Sfruttare gli stimoli del contesto per analizzare nuovi approcci ed individuare soluzioni innovative”. La nostra visione che vede la “formazione in grado di incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affronta¬re nuove sfide in un contesto così dinamico” si esprime attraverso un percorso che conduce l’individuo attraverso differenti fasi: consapevolezza e confronto – sperimentazione e applicazione – riflessione/ analisi dei risultati.

 

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

La figura del formatore, nella mia esperienza, è una figura fortemente inserita in un contesto dove la necessità di utilizzare nuovi strumenti è sempre più emergente. Il formatore deve focalizzare sempre di più la sua attenzione sulle tecniche che favoriscano un apprendimento significativo e come afferma Jonassen fondarsi su caratteristiche specifiche, vale a dire che l’apprendimento deve essere attivo, costruttivo, intenzionale, autentico e cooperativo. Possiamo parlare di apprendimento attivo se si viene coinvolti nella realizzazione del proprio sapere in contesti significativi/realistici, mediante attività pratiche e attraverso l’osservazione e l’interpretazione dei risultati. Il formatore può utilizzare strumenti che permettano al discente di inoltrarsi in situazioni esplorative dove costruire in maniera autonoma progetti e provare nuove modalità di azione in grado di produrre/costruire nuova conoscenza. Altro aspetto fondamentale è rappresentato dall’utilizzo di strumenti che permettono di sviluppare comunità di pratiche, tali strumenti tecnologici consentono la costruzione di conoscenza in forma cooperativa, ambienti dove si apprende a considerare criticamente differenti prospettive per affrontare e risolvere problemi. L’apprendimento cooperativo richiede un dialogo costante tra i discenti, lavorare in gruppo significa negoziare una comprensione comune dell’attività, concordare la scelta di metodologie adeguate al raggiungimento di un determinato obiettivo.

 

La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano.Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?

Crediamo che, per la crescita dell’individuo in contesti organizzativi, la casualità (serendipità), come occasione formativa, deve entrare a far parte delle dinamiche di apprendimento. I cambiamenti e le innovazioni tecnologiche devono diventare un fattore di stimolo in grado di attivare una nuova metodica formativa in grado di favorire l’apprendimento attraverso l’attivazione di processi creativi. Quando parliamo di serendipità ci riferiamo alla possibilità di incontrare informazioni inaspettate e dalla nostra capacità di interpretarle e di tradurle in intuizioni o idee. La nostra aula di formazione può diventare uno spazio protetto dove è possibile stimolare la serendipità? La risposta è affermativa, anche nella tecnologica Silicon Valley viene dato ampio spazio all’attivazione di processi di “engineering serendipity” necessari a stimolare l’innovazione e dare vita a nuove idee. Perché quindi non immaginare aule dove creare condizioni favorevoli alla diffusione delle idee o ancora di più liberare quelle che attendono condizioni favorevoli per poter essere liberate? Alla luce di tali considerazioni è importante comunque ricordare che la serendipità è un aspetto da allenare, come affermava Louis Pasteur, “… la fortuna favorisce una mente preparata”.


 

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