DANIELA PAGNINI
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I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?
Innanzitutto è utile comprendere il contesto nel quale guardiamo al 2020:
L’Unione Europea ha definito la propria strategia per la crescita in “Europa 2020” individuando gli strumenti le iniziative e le azioni programmatiche volte al raggiungimento di 5 macro obiettivi per il continente. L’UE ha delineato anche 6 orientamenti per le politiche economiche degli Stati membri: fra di essi, anche “Sfruttare al meglio il sostegno a R&S e all’innovazione, rafforzare il triangolo della conoscenza e liberare il potenziale dell’economia digitale”.
L’Italia ha quindi sviluppato una propria Agenda Digitale, all’interno della quale le competenze digitali sono delineate come tutte quelle abilità nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che consentono di reperire, valutare, trasmettere e comunicare informazioni, partecipando a “reti collaborative tramite internet”.
Per estensione, anche la nonna o il nonno alle prese con il suo primo profilo Whatsapp è impegnata nello sviluppo delle sue competenze digitali, e colmando l’inevitabile gap generazionale, riuscendoci compirà un piccolo passo per entrare a far parte della comunità di fruitori del web.
Le competenze digitali possono essere suddivise in 3 tipologie:
-competenze di base (o di digital literacy)
-competenze specifiche, definite come capacità di applicare conoscenze, abilità e attitudini per raggiungere risultati nel mondo del business
-competenze di e-leadership riguardanti la capacità di apportare innovazione nei progetti dell’azienda o dell’organizzazione per la quale si lavora.
Il mondo del lavoro oggi richiede 2 cose ai giovani talenti: competenze digitali e mindset imprenditoriale, è dunque su queste che dovrà essere indirizzata la loro formazione
La digitalizzazione del mondo ha già trasformato moltissimo il settore del lavoro, e sempre di più lo farà nei prossimi anni.
Ci sono attività che si apprestano a scomparire, molte sostituite dalle tecnologie robotiche, di automazione ed informatiche, ma molte altre ne stanno emergendo.
Il lavoro si troverà – già avviene – sopratutto attraverso piattaforme online e social network, e saranno richieste persone creative, flessibili, multitasking, digitalmente competenti
Alcune professioni che un tempo si svolgevano esclusivamente “offline” attraverso incontri reali (face to face), al supporto di telefono e mail, si sono radicalmente trasformate. Ad esempio se prima con l’acronimo PR si intendeva Public Relations, oggi si parla di Digital PR che svolge la sua professione prevalentemente online.
Il cambiamento introdotto dalla rivoluzione digitale ha iniziato a intaccare gli interessi delle grandi imprese. Nasce l’E-reputation Manager che ha il compito di monitorare la publicy per le aziende: analizza, interpreta e agisce per influenzare le conversazioni in rete.
Le aziende investono sempre più nel web. Necessitano, pertanto, di un profilo professionale, l’All-line Advertiser, che sia in grado di individuare gli obiettivi da raggiungere e l’allocazione delle risorse per il prodotto/servizio di cui realmente hanno bisogno.
La continua crescita dei dati in formato elettronico ha fatto emergere il Data Scientist, una nuova figura professionale in grado di analizzare, interpretare, gestire, visualizzare enormi quantità di dati per renderli utilizzabili a supporto dei processi decisionali all’interno delle organizzazioni.
Si tratta di quattro profili che operano nel web e, come spesso avviene per le professioni legate all’ambito digitale, per i quali risulta difficile definire i confini, perché spesso interconnessi e alcune volte anche sovrapponibili tra loro.
Hanno però tutte lo stesso trait d’union: conoscenza dei principali social network, capacità comunicative d’interazione.
La buona notizia dunque è che secondo il World Economic Forum la Quarta Rivoluzione Industriale creerà 2.1 milioni di nuovi posti lavoro, ma al contempo i lavoratori oggi ‘manuali’ e di attività cosiddette ‘clerical’ difficilmente possono e potranno competere per i nuovi lavori.
Nel menzionato report del World Economic Forum il professor di educazione ed economia ad Harvard – David Deming – argomenta che le soft skills come capacità di condivisione, negoziazione, empatia, cooperazione ed ancor più creatività e capacità critica saranno cruciali. Al contempo negli ultimi anni molti lavori che richiedevano solo le competenze matematiche sono di fatto stati automatizzati.
La sfida dunque oggi è per gli educatori, per i formatori, per tutti coloro che si occupano di persone, quella di rendere complementare l’insegnamento di competenze tecniche come matematica o scienze informatiche con le soft skills,forgiando professionalità flessibili, innovative ed adattabili alle richieste di una organizzazione del lavoro liquida che si adatta mutevolmente e continuamente a contesti diversi.
L’Unione Europea ha definito la propria strategia per la crescita in “Europa 2020” individuando gli strumenti le iniziative e le azioni programmatiche volte al raggiungimento di 5 macro obiettivi per il continente. L’UE ha delineato anche 6 orientamenti per le politiche economiche degli Stati membri: fra di essi, anche “Sfruttare al meglio il sostegno a R&S e all’innovazione, rafforzare il triangolo della conoscenza e liberare il potenziale dell’economia digitale”.
L’Italia ha quindi sviluppato una propria Agenda Digitale, all’interno della quale le competenze digitali sono delineate come tutte quelle abilità nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che consentono di reperire, valutare, trasmettere e comunicare informazioni, partecipando a “reti collaborative tramite internet”.
Per estensione, anche la nonna o il nonno alle prese con il suo primo profilo Whatsapp è impegnata nello sviluppo delle sue competenze digitali, e colmando l’inevitabile gap generazionale, riuscendoci compirà un piccolo passo per entrare a far parte della comunità di fruitori del web.
-competenze di base (o di digital literacy)
-competenze specifiche, definite come capacità di applicare conoscenze, abilità e attitudini per raggiungere risultati nel mondo del business
-competenze di e-leadership riguardanti la capacità di apportare innovazione nei progetti dell’azienda o dell’organizzazione per la quale si lavora.
La digitalizzazione del mondo ha già trasformato moltissimo il settore del lavoro, e sempre di più lo farà nei prossimi anni.
Ci sono attività che si apprestano a scomparire, molte sostituite dalle tecnologie robotiche, di automazione ed informatiche, ma molte altre ne stanno emergendo.
Il lavoro si troverà – già avviene – sopratutto attraverso piattaforme online e social network, e saranno richieste persone creative, flessibili, multitasking, digitalmente competenti
Il cambiamento introdotto dalla rivoluzione digitale ha iniziato a intaccare gli interessi delle grandi imprese. Nasce l’E-reputation Manager che ha il compito di monitorare la publicy per le aziende: analizza, interpreta e agisce per influenzare le conversazioni in rete.
Le aziende investono sempre più nel web. Necessitano, pertanto, di un profilo professionale, l’All-line Advertiser, che sia in grado di individuare gli obiettivi da raggiungere e l’allocazione delle risorse per il prodotto/servizio di cui realmente hanno bisogno.
La continua crescita dei dati in formato elettronico ha fatto emergere il Data Scientist, una nuova figura professionale in grado di analizzare, interpretare, gestire, visualizzare enormi quantità di dati per renderli utilizzabili a supporto dei processi decisionali all’interno delle organizzazioni.
Si tratta di quattro profili che operano nel web e, come spesso avviene per le professioni legate all’ambito digitale, per i quali risulta difficile definire i confini, perché spesso interconnessi e alcune volte anche sovrapponibili tra loro.
Hanno però tutte lo stesso trait d’union: conoscenza dei principali social network, capacità comunicative d’interazione.
La buona notizia dunque è che secondo il World Economic Forum la Quarta Rivoluzione Industriale creerà 2.1 milioni di nuovi posti lavoro, ma al contempo i lavoratori oggi ‘manuali’ e di attività cosiddette ‘clerical’ difficilmente possono e potranno competere per i nuovi lavori.
Nel menzionato report del World Economic Forum il professor di educazione ed economia ad Harvard – David Deming – argomenta che le soft skills come capacità di condivisione, negoziazione, empatia, cooperazione ed ancor più creatività e capacità critica saranno cruciali. Al contempo negli ultimi anni molti lavori che richiedevano solo le competenze matematiche sono di fatto stati automatizzati.
La sfida dunque oggi è per gli educatori, per i formatori, per tutti coloro che si occupano di persone, quella di rendere complementare l’insegnamento di competenze tecniche come matematica o scienze informatiche con le soft skills,forgiando professionalità flessibili, innovative ed adattabili alle richieste di una organizzazione del lavoro liquida che si adatta mutevolmente e continuamente a contesti diversi.