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Federico Fantacone

Categories: AIF,Interviste

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FEDERICO FANTACONE


Edtech Projects Unit Manager – Arcadia Consulting

Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?

La formazione deve tener conto che la trasformazione digitale agisce
sull’apprendimento a due livelli: di contenuto e di processo.

A livello di contenuti, richiede l’apprendimento di nuove conoscenze e capacità, fino a 5 anni fa ritenute esclusivo dominio dei CIO e dei professional IT. Per anni la formazione si è concentrata sull’avvicinare l’IT al business. Ora occorre fare anche il contrario: i manager di ogni livello ed in generale tutta la workforce devono aumentare velocemente e drasticamente, indipendentemente dalla generazione di appartenenza, la consapevolezza e conoscenza digitale e saper utilizzare e capire il “senso” per l’organizzazione dell’utilizzo di app, AR-VR, chatbot, etc. Per raggiungere questo obiettivo, è necessaria una formazione esperienziale. “Esperienziale” è un parola che i formatori mettono tradizionalmente in relazione all’apprendimento di soft skill, in situazione indoor o outdoor. Per Arcadia invece l’apprendimento delle competenze digitale deve essere esperienziale. Vuol dire toccare con mano il “digitale”. Fingertip technology. Solo facendo un’esperienza di realtà virtuale si comprende, velocemente e profondamente, quel tipo di tecnologia. Non bastano slide e storytelling di casi d’“altri”. Solo partecipando attivamente ad una sessione in aula con il proprio smartphone, che è obbligatorio accendere, non spegnere, all’inizio dell’esperienza, si comprende quanta innovazione può essere introdotta in una lezione in presenza dall’uso di device mobili e teaching/gaming app, una lezione che diventa immediatamente social e completamente tracciata.
Nel novembre 2014 Arcadia, sulla base di questi presupposti, iniziò un tour in Italia, i Lifetech “deminar”, per la diffusione in modalità esperienziale delle competenze digitali, sia applicate all’apprendimento sia in generale al business aziendale. Nei Lifetech “deminar” oltre a diffondere la conoscenza dei Digital Trends, Arcadia coinvolgeva i partecipanti in esperienze dirette di AR-VR, Project Mapping, gamification, utilizzo di learning portal innovativi come Degree.com, etc. Successivamente Arcadia ha creato i “Digital Game”, assessment “formativi” delle competenze digitali utilizzando metafore di gioco.

 

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

Esatto, i “processi”. Sono due i livelli di influenza della trasformazione digitale sull’apprendimento: sui contenuti e sul processo di apprendimento e quindi di formazione.
Il processo di apprendimento è cambiato, a causa della vita sempre più digitalizzata. Siamo tutti, indipendentemente dalla nostra età, per il solo fatto di vivere una vita “always connected”, dei “modern learner”: impazienti, distratti e sovraccarichi.
L’attenzione è la risorsa più scarsa. Il nostro attention span è crollato negli ultimi 10 anni. Quando la vita ed il lavoro ci pone delle domande cui non sappiamo rispondere, la risposta la troviamo attraverso i motori di ricerca o i social media, 10 volte più velocemente. Abbiamo bisogno di catturare l’essenziale in pochi minuti, quelli vitali per trovare la risposta, e solo in seguito approfondire. E abbiamo bisogno che anche questo piccolo sforzo sia ricompensato, e tracciato. Ecco perché la combinazione di microlearning (oggetti di apprendimento completabili in meno di 5’) di gamification (sfide, punteggi, badge, leadersboard), di micro-credenziali digitali, rappresenta oggi la grande sfida della formazione. Il framework progettuale di Arcadia, marchio registrato, brevettato e premiato, che si chiama AAL-Arcadia Augmented Learning è lo strumento di learning design creato proprio per progettare formazione adeguata a questo cambio di paradigma.

 

La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano.Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?

In effetti, l’apprendimento per scoperta è centrale, dati i trend in atto. Il formatore, dicevamo prima, deve imparare a progettare con criteri completamente diversi: storie, giochi, microsimulazioni. Questi formati più o meno nuovi mettono tutti i “learner” in una situazione di tensione e scoperta. Nulla viene “spiegato”. Il feedback, dopo l’esperienza, è il canale prioritario di trasmissione dei contenuti. L’apprendimento per scoperta è la modalità tipica di apprendimento informale. Lo scouting in rete dei contenuti di cui abbiamo bisogno, e la loro selezione, connessione ed organizzazione sono diventate le competenze più importanti per apprendere ad apprendere nell’era digitale. Se vogliamo, chiamiamola content curation. Forse, aveva davvero ragione Wenger quando scrisse che l’apprendimento non si può progettare, l’apprendimento avviene. Le piattaforme digitali per l’apprendimento o sono degli efficaci organizzatori cognitivi o sono destinate a scomparire. Gli LMS, per esempio.
Occorre capire il cambiamento radicale delle aspettative verso il processo di apprendimento. La domanda di apprendimento è sempre più caratterizzato da 6 attributi: on demand, breve, personalizzato, interattivo, ripetitivo (mistake-driven learning) e divertente. La risposta della soluzione formativa deve far proprie le stesse caratteristiche. Solo in questo modo fornirà all’individuo e alle organizzazioni i mezzi per il proprio sviluppo nell’era digitale. E anche la formazione, ed in generale il lavoro, potrà dire di essere allineato al modo in cui viviamo.


 

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