fbpx

Francesca Corgiat Bondon

Categories: AIF,Interviste

FRANCESCA CORGIAT BONDON

Consulente esterna per la formazione professionale presso il C.IA.C.

L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
Io sono una consulente per la formazione in un Istituto Professionale e ho a che fare con ragazzi giovani, agli occhi dei quali la tecnologia è tutto. Questo è un dato di fatto da accettare ed è inutile cercare di invertire la tendenza. Quello che bisogna insegnare ai ragazzi è a non subire passivamente la tecnologia, ma imparare a controllarla: per esempio, nelle mie lezioni di storia, cerco di insegnare loro come filtrare la massa di informazioni con la quale siamo quotidianamente bombardati e capire quali fonti siano più attendibili. Durante le lezioni utilizzo spesso video presi dalla piattaforma di Youtube, in modo che i ragazzi a casa possano riguardarli ed, eventualmente, approfondire l’argomento per conto loro. Spesso parliamo di social network e di come usarli in maniera intelligente. Sicuramente tutta questa tecnologia, se padroneggiata con un po’ di sicurezza, consente ai ragazzi di essere davvero globali e di interessarsi di qualunque argomento. Abbiamo la fortuna di poter guardare ben oltre al di là del nostro orticello.

 

I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
La formazione ha il compito di dare agli individui la possibilità di padroneggiare la tecnologia anziché subirla, quindi, secondo me, è necessario che, oltre a fornire ottimi corsi di informatica, qualitativamente validi, in ogni materia (io parlo sempre per la mia esperienza con ragazzi giovani) si adottino metodi moderni e i formatori siano i primi ad avere dimestichezza con il mondo di oggi.

 

Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
Mai come oggi gli Istituti Professionali come quello con cui collaboro io sono utili per affrontare questo momento di crisi. I giovani hanno la possibilità di imparare un mestiere e frequentare lezioni pratiche e teoriche con formatori giovani, lontani dalla formazione cattedratica e quindi più in grado, secondo me, di stimolare i ragazzi. Inoltre questi Istituti, fornendo la possibilità di frequentare stage formativi, sono in continuo dialogo con le realtà lavorative del territorio, creando una rete davvero produttiva. Credo che per generare entusiasmo e partecipazione in azienda e, in generale, sul posto di lavoro, la formazione continua sia un buon metodo. E con questo intendo la possibilità di frequentare corsi che permettano al lavoratore di acquisire davvero nuove capacità.

 

Torna all’elenco delle interviste

0