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Gerarda Urciuoli

Categories: AIF,Interviste


GERARDA URCIUOLI

Dopo una laurea a pieni voti in lingue e letterature straniere ed una breve ma significativa esperienza di insegnamento, inizia la sua carriera nel mondo della formazione a metà degli anni ’90, occupandosi prima di consulenza ed orientamento al lavoro in percorsi master per giovani laureati, successivamente come responsabile di progetti formativi complessi all’interno di società di consulenza, in Lombardia ed in Emilia Romagna e formatrice sui temi afferenti la cornice della comunicazione. Appassionata di psicologia transpersonale e neuroscienze, nel 2002 inizia lo studio delle strutture caratteriali per lo sviluppo integrato della Persona, secondo il modello dell’Enneagramma, all’Istituto Gestalt di Milano, e completa il master triennale in programmazione neurolinguistica all’Istituto Italiano PNLMETA di Milano, con un approccio umanistico ed orientato all’analisi strutturale del linguaggio. Nel 2005 completa il percorso professionale in counselling, riconosciuto AICo (Associazione italiana counsellor) con una formazione integrata (PNL – Gestalt – Psicologia degli enneatipi), ed inizia ad occuparsi di temi legati al disagio psicofisico nei luoghi di lavoro. Coordina il Centro regionale antimobbing, accreditato dalla Regione FVG, per la sede di Trieste e sviluppa strumenti e strategie per il sostegno psicofisico delle Persone e strumenti per il benessere organizzativo aziendale.

Dal 2007 è Coach certificato presso l’Istituto PNLMETA di Milano, con un modello che utilizza un approccio basato sul “patterning”, per favorire l’attivazione delle risorse individuali della Persona attraverso una visione sistemica. Nel 2011 conclude il master biennale in ipnosi ericksoniana non clinica con il dott. Gianni Fortunato all’Istituto PNL Meta di Milano, aggiungendo ulteriori strumenti per accompagnare le Persone nei processi di cambiamento, sia personale che professionale. Dal 2009 allieva diretta del Prof. Claudio Naranjo, psichiatra e psicoterapeuta cileno, ideatore del modello dell’Enneagramma, ed attualmente collaboratrice della “Scuola SAT Claudio Naranjo”. Da 20 anni pratica ed utilizza diverse forme di meditazione sia statiche che dinamiche, che possono essere utilmente impiegate, anche in contesti aziendali, per tutto il personale. Attualmente si occupa di percorsi manageriale sui temi legati alla leadership e allo sviluppo di competenze esistenziali di dirigenti e professionisti delle Risorse Umane, sia in aziende pubbliche che private. Appassionata di musica, danza e movimento, da oltre 10 anni pratica la danza dei 5 ritmi di Gabrielle Roth e il movimento spontaneo nelle danze sacre di Georges I. Gurdjieff, come mezzi di
espressione corporea, cognitiva ed emotiva.

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

Vedo il sentiero come metafora di un processo produttivo all’interno di un’azienda.
Il percorso deve essere delineato in partenza, con un elenco dettagliato di tempi, risorse ed azioni da compiere per raggiungere la meta pianificata, con la consapevolezza che i sentieri in natura, così come i processi produttivi in azienda, possono presentare dei limiti, ostacoli non previsti né pianificati che ci obbligano a fermarci e a riflettere sulle possibilità per andare oltre quel limite.

E’ il momento in cui dobbiamo comprendere che il “problema/limite” non può essere superato con le stesse chiavi che lo hanno generato.
George Simmel, filosofo austriaco di origini ebraiche affermava: “noi conosciamo il nostro limite solo quando giungiamo alla consapevolezza di esso, superandolo”

I limiti diventano quindi superabili solo nel momento in cui ne prendiamo coscienza, nel “qui ed ora”, prima non è possibile.
Il limite, osservandolo da un posizione diversa da quella a cui ognuno di noi è abituato – qualcosa di insuperabile – può diventare l’opportunità per uscire da schemi precostituiti, un invito a guardare oltre, verso un cambiamento generativo che ci aiuti a ri-disegnare e costruire nuovi sentieri/percorsi possibili nelle nostre Organizzazioni.

Affinché questo cambiamento si realizzi, abbiamo bisogno, in natura come in azienda, di Guide che abbiano una visione chiara del percorso che stiamo attraversando, e allo stesso tempo il coraggio di fare scelte audaci, laddove è necessario, sostenute da un profondo senso di responsabilità, quando il sentiero ci obbliga a fermarci e a decidere quale strada percorrere.

Abbiamo bisogno di Guide consapevoli, che posseggano una cultura di ampio respiro, che non è fatta solo di saperi nozionistici ed intellettuali, ma di un saper essere integrato, in cui la cognizione di qualcosa si fa profonda, intima, identitaria, perfettamente armonizzata col resto della Persona, in un unicum coerente.

È quel tipo di sapere che dà forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina, rendendole autentiche.

Guide che sappiano influenzare se stesse ed il proprio contesto professionale a partire da una profonda consapevolezza di sé, dei propri punti di forza e delle proprie aree di miglioramento. Guide che sappiano esprimere una sintesi eccellente fra ciò che è presente nella vita personale e la strategia con cui sono in grado di adattarsi e di adattare a sé, in modo efficace, il proprio ambiente, costruendo un mondo al quale le Persone desiderano appartenere.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

In questa descrizione, la consapevolezza è parte fondamentale delle competenze esistenziali; competenze in grado di migliorare il contatto e l’armonia con se stessi e con gli altri, di sviluppare creatività ed intuizione, e che diventano i semi per favorire un cambiamento profondo dentro le Organizzazioni.

Abbiamo quindi bisogno di Guide consapevoli e partecipative, che vedano il Sistema Azienda come una rete di interconnessioni umane, mutuando il principio di interdipendenza della filosofia buddista, in cui ogni fenomeno non solo è strettamente collegato all’altro, ma ne è dipendente.

E poiché il contesto esterno muta costantemente, ogni elemento che lo compone cambia di conseguenza: il cambiamento quindi è intrinseco ed inevitabile nelle Organizzazioni, non solo un accadimento esterno, occasionale o incidentale. Pensare quindi all’Azienda come un insieme di parti separate ed indipendenti ci rende ciechi al cambiamento; ed in questo periodo storico è di importanza fondamentale averne consapevolezza per gestirla al meglio.

Ogni singola parte di un’azienda dipende strettamente dal funzionamento di tutte le altre, è composta da elementi che si supportano e si condizionano a vicenda, creando un’unica fitta rete di legami, in cui la collaborazione tra le Persone e la condivisione di obiettivi consente di abbracciare la complessità del Sistema e rendere quell’Organizzazione vincente, perché basata su un NOI e non su un IO.

 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

Per riprendere quindi il termine “alleanza”, vi propongo l’immagine della rete di Indra , tratta dal sutra buddista: “Sutra del diamante che recide l’illusione”.

In questo sutra, l’universo è visto come una enorme rete che si estende all’infinito per includere ogni aspetto dell’esistenza. Ad ogni punto di intersezione c’è una gemma che riflette tutte le altre. Per quanto siano infinite, nessuna gemma esiste senza le altre o può essere considerata indipendente.

Se appare una gemma, appaiono tutte, e se non ne appare una, non ne appare nessuna. Se su una qualsiasi gemma comparisse un puntino nero, comparirebbe immediatamente su tutte le altre.

Questa immagine descrive pienamente la realtà di ogni Organizzazione, mettendo in luce il valore dell’interdipendenza che ci aiuta a capire davvero come lavoriamo e come possiamo raggiungere i nostri obiettivi: da soli si va veloci, insieme si va lontano.

Continuando a dissertare sul tema dell’alleanza, e prendendo in prestito le parole di un imprenditore illuminato, alla leadership dobbiamo affiancare l’employeeship.

L’employeeship è un vocabolo che deriva dall’inglese “employee” ed indica la Persona assunta in un’Organizzazione per esprimere al meglio le sue qualità, svolgendo il proprio lavoro. E’ da questa alleanza che dobbiamo ripartire, perché solo coniugando questi due fattori possiamo attraversare con fiducia e motivazione quel sentiero, per raggiungere lo scopo che ci eravamo prefissati.

L’evoluzione che ha subito e che sta subendo la società lavorativa in questo momento storico della nostra vita necessita quindi di Guide che siano in grado di riconoscere il significato profondo del loro ruolo e l’impossibilità di prescindere dalla collaborazione di tutti coloro che operano all’interno dell’Organizzazione.

Ecco perché è fondamentale creare alleanze con i propri dipendenti, vederli attori e protagonisti di questo cambiamento epocale.
Essere delle Guide consapevoli, significa quindi riuscire a comprendere l’insieme dinamico delle competenze, dei valori e delle motivazioni che ogni singolo elemento del sistema può apportare.

Non solo, è fondamentale dare spazio e voce alle diverse anime, alla loro esperienza, alla loro cultura, alle loro diversità, perché è con la diversità che possiamo creare insiemi più grandi e più forti nell’affrontare i cambiamenti, riducendo al minimo la resistenza.

Questo binomio tra Leadership & Employeeship consente all’Organizzazione nel suo insieme di essere sana e di vivere nel Ben-Essere psicofisico, rafforzando la motivazione ed il senso di appartenenza di ogni singolo al Sistema Azienda, perché se le Persone sono felici nel loro ambiente lavorativo, i bilanci saranno certamente in forma.


 

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