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Giacomo Zeni

Categories: AIF,Interviste

  


GIACOMO ZENI


Manager – Docente – Formatore Aziendale

Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
 
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.

Facciamo un paragone: se è vero che le persone sono il vero motore delle aziende, i reparti HR sono la centralina elettronica che ne dispensa potenza, prestazioni, consumi e che adegua tutto il resto (sospensioni, freni ecc.) alla tipologia di terreno (mercato) che l’autovettura (l’azienda) incontra nel suo viaggio. Ecco che oggi, i reparti HR non sono più un “ufficio assunzioni” ma un vero e proprio centro dove si devono incontrare esigenze aziendali e umane in modo da poter disporre di tutta la “potenza” (il potenziale) nei momenti di necessità.

Dunque i reparti HR, per mettere in condizione tutti i reparti di rispondere al meglio alle esigenze di mercato, devono ben bilanciare aspettative e (sane) ambizioni delle persone coinvolte per dirigerle verso gli obiettivi aziendali attraverso strumenti che stimolino idee e coinvolgimento. Da questo concetto nascono i nuovi percorsi di formazione, non più corsi imposti dall’azienda, ma condivisi e formati in base al corretto bilanciamento di quanto già detto: il felice, e mi permetto di aggiungere “naturale”, incontro tra esigenze aziendali e obiettivi delle persone coinvolte. Finalmente stiamo lasciando l’azienda stile “Fordista” al posto che più le compete: alla Storia.

 
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.

Sono da sempre portatore dei valori del mondo orientale all’interno delle aziende senza però eccedere in pratiche che risulterebbero poco utili. In un mondo di “Datafulness” e di “Factfullness” (consentitemi le licenze linguistiche) il rischio è di avere troppe info da analizzare con la sola conseguenza di aumentare lo stato di stress che inevitabilmente distrugge la produttività. Ecco che dedicarsi ad un momento di solitudine “ascoltando” solo il nostro respiro e nient’altro permette di riacquistare quella capacità di analisi che lo stress quotidiano offusca e rende poco lucida. Non so se oggi sia fondamentale per il miglioramento della vera e propria “cultura” aziendale, ma sono certo che la serenità della mente incida in modo esponenzialmente positivo nei rapporti tra colleghi e team e che il tutto si riverberi nella performance aziendale.

 
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.

La risposta a questa domanda è semplice: favorire lo sviluppo delle competenze relazionali trasversali. Il singolo, oggi, non conta più nulla. Anzi è dannoso. Il “One Man Show” è storia. Oggi competenze quali Leadership condivisa, capacità relazionali, capacità di motivare, di costruire un team performante, di saper gestire i conflitti e saper abbattere le credenze limitanti sono le materie del futuro su cui investire soprattutto verso le nuove leve che hanno un approccio all’”autorità” e alle “relazioni” completamente diverso. Credo talmente in questo che mi sono reinventato sia come manager che come formatore sicuro di essere sulla strada giusta e confortato dalle molte aziende che ormai richiedono interventi in queste materie.


 

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