IVANA GIOVANNA DI BARTOLO
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Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?
Alla fine degli anni ottanta si cimentavamo nello sperimentare la famosa “formazione a distanza”, chiamata C.A.I. (Computer Aided Instruction), che utilizzava il computer per la prima volta nella funzione di agente formativo. Il precursore della FAD, tanto di moda ed utilizzato oggi. Il tramite del computer consisteva nel veicolare le lezioni programmate attraverso videate con relative domande a quiz in diversi argomenti e materie di studio. Tutto questo era stato possibile per mezzo di programmi progettati e brevettati da Elea Olivetti.
Io progettavo le singole sessioni della lezione allo scopo di essere compattate e utilizzate in un floppy disk. Ero un formatore a distanza. Eravamo lontani dalle interazioni in tempo reale a cui siamo abituati oggi, ma intanto gettavamo le basi per lo sviluppo innovativo, grazie all’uso consapevole di quella tecnologia, della formazione a distanza che tiene conto dei progressi e degli sviluppi personali dell’utente attraverso efficaci richiami di autovalutazione dell’apprendimento previsti dal programma.
Questo sviluppo cui ancora oggi assistiamo e che ci proietta sempre più verso un utilizzo massiccio dell’informatica nel fare formazione, è in assoluta armonia con l’utilizzo quotidiano di questi mezzi sia nell’organizzazione che nel tempo libero, nella vita in generale. Quindi appare come naturale conseguenza utilizzare il computer, l’ipod, il robot, la tecnologia in generale, anche nell’empowerment della persona in armonia con dinamiche lavorative ed economiche ormai pervase da questi mezzi.
Le distanze oltretutto si annullano, a livello planetario. La conoscenza è di tutti ed immediatamente usufruibile grazie alla velocità di questi mezzi di comunicazione e di questi strumenti di formazione.
La velocità dell’informazione contamina la complessità delle competenze nell’organizzazione e il cambiamento delle abilità (archiviandone alcune e richiedendone altre, di nuove).
Quale formazione quindi per quale evoluzione del lavoro ed equilibrio armonico nell’organizzazione?
Forse a dover veramente cambiare è proprio il modo di fare formazione.
Grazie al supporto delle nuove tecnologie stiamo assistendo ad un proliferare di modalità di apprendimento sempre più interattive.
Nell’ottica di una facilitazione dell’azione formativa ma soprattutto nel momento dell’apprendimento, il mondo della formazione si sta adattando ai nuovi scenari della “digital transformation”.
Si assiste alla “gamafication”, delle sue varie forme, allo scopo di superare quelle difficoltà legate ai cali di attenzione e ai livelli di “noiosità” che possono intervenire durante il processo di apprendimento in azienda.
L’utilizzo per esempio di giochi con gare, che prevedono classifiche e premi, realizzano quel “divertimento educativo” chiamato con il neologismo di “edutainment” che coinvolge, divertendo, i partecipanti e contribuisce quindi a rendere più fruibile il contenuto formativo.
Lo stesso con i “microlearning” (chi ricorda i vecchi floppy disk?).
I microlearning sono nozioni formative piccole che possono essere trasmesse attraverso strumenti tecnologici di familiare e quotidiano utilizzo quali: gli smartphone, particolari app, tweet, sms, foto, video, ecc. e questo fatto in un modo rapido e incisivo, senza grande impegno in termini di tempo e di spazio (usufruibile in qualunque momento e in qualunque posto dal lavoratore).
Questa nuova tipologia di formazione agevola un tempo di riflessione, da parte del partecipante che è assolutamente personale e rispettoso dei tempi di elaborazione individuali che consentono inoltre uno sviluppo delle sue parti creative ed ideative prima impensabili.
La ricaduta sulla qualità della vita è evidente: tempi, luoghi e modi della formazione tagliati sulla persona e anche divertenti (nel limite del possibile).
Forse potremo realizzare quel benessere e quell’equilibrio armonico, quantomeno nei momenti della formazione, che auspicava Adriano Olivetti nella vita lavorativa delle persone?
Io progettavo le singole sessioni della lezione allo scopo di essere compattate e utilizzate in un floppy disk. Ero un formatore a distanza. Eravamo lontani dalle interazioni in tempo reale a cui siamo abituati oggi, ma intanto gettavamo le basi per lo sviluppo innovativo, grazie all’uso consapevole di quella tecnologia, della formazione a distanza che tiene conto dei progressi e degli sviluppi personali dell’utente attraverso efficaci richiami di autovalutazione dell’apprendimento previsti dal programma.
Questo sviluppo cui ancora oggi assistiamo e che ci proietta sempre più verso un utilizzo massiccio dell’informatica nel fare formazione, è in assoluta armonia con l’utilizzo quotidiano di questi mezzi sia nell’organizzazione che nel tempo libero, nella vita in generale. Quindi appare come naturale conseguenza utilizzare il computer, l’ipod, il robot, la tecnologia in generale, anche nell’empowerment della persona in armonia con dinamiche lavorative ed economiche ormai pervase da questi mezzi.
Le distanze oltretutto si annullano, a livello planetario. La conoscenza è di tutti ed immediatamente usufruibile grazie alla velocità di questi mezzi di comunicazione e di questi strumenti di formazione.
La velocità dell’informazione contamina la complessità delle competenze nell’organizzazione e il cambiamento delle abilità (archiviandone alcune e richiedendone altre, di nuove).
Quale formazione quindi per quale evoluzione del lavoro ed equilibrio armonico nell’organizzazione?
Forse a dover veramente cambiare è proprio il modo di fare formazione.
Grazie al supporto delle nuove tecnologie stiamo assistendo ad un proliferare di modalità di apprendimento sempre più interattive.
Nell’ottica di una facilitazione dell’azione formativa ma soprattutto nel momento dell’apprendimento, il mondo della formazione si sta adattando ai nuovi scenari della “digital transformation”.
Si assiste alla “gamafication”, delle sue varie forme, allo scopo di superare quelle difficoltà legate ai cali di attenzione e ai livelli di “noiosità” che possono intervenire durante il processo di apprendimento in azienda.
L’utilizzo per esempio di giochi con gare, che prevedono classifiche e premi, realizzano quel “divertimento educativo” chiamato con il neologismo di “edutainment” che coinvolge, divertendo, i partecipanti e contribuisce quindi a rendere più fruibile il contenuto formativo.
Lo stesso con i “microlearning” (chi ricorda i vecchi floppy disk?).
I microlearning sono nozioni formative piccole che possono essere trasmesse attraverso strumenti tecnologici di familiare e quotidiano utilizzo quali: gli smartphone, particolari app, tweet, sms, foto, video, ecc. e questo fatto in un modo rapido e incisivo, senza grande impegno in termini di tempo e di spazio (usufruibile in qualunque momento e in qualunque posto dal lavoratore).
Questa nuova tipologia di formazione agevola un tempo di riflessione, da parte del partecipante che è assolutamente personale e rispettoso dei tempi di elaborazione individuali che consentono inoltre uno sviluppo delle sue parti creative ed ideative prima impensabili.
La ricaduta sulla qualità della vita è evidente: tempi, luoghi e modi della formazione tagliati sulla persona e anche divertenti (nel limite del possibile).
Forse potremo realizzare quel benessere e quell’equilibrio armonico, quantomeno nei momenti della formazione, che auspicava Adriano Olivetti nella vita lavorativa delle persone?