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Leonello Tronti

Categories: AIF,Interviste

  

LEONELLO TRONTI

Professore Università degli Studi di Roma Tre


Quali competenze saranno richieste dalle aziende nel futuro mercato del lavoro?

Sono un economista, insegno economia e politica del lavoro all’Università di Roma tre. Sono molto contento di aver preso parte al XXX convegno Nazionale AIF di Roma, che mi sembra centrato sul un tema di grande importanza, veramente molto significativo per il nostro momento particolare, da un lato, abbiamo l’economia della conoscenza, dall’altro abbiamo la necessità di creare a sostegno di essa, la società dell’apprendimento, abbiamo cioè due facce di una stessa medaglia, e nessuna delle due funziona senza l’altra.

L’economia della conoscenza, richiede la società dell’apprendimento, che è un concetto in qualche modo nuovo che sembra difficile da impiantare nella nostra società che è una società antica, che ha radici molto lontane nel tempo, di cui giustamente andiamo fieri. L’economia della conoscenza invece richiede molto movimento, molta capacità di creare, non solo creare l’innovazione, ma di ospitarla, di accoglierla, di farne un elemento fondamentale della continua riorganizzazione della società, dell’economia stessa e della cultura.

Riguardo alla nostra capacità di stare al mondo, in un mondo molto complesso, posso dire che questa capacità è legata effettivamente allo sviluppo della società dell’apprendimento. La società dell’apprendimento è un concetto forse nuovo, che ci fa capire come l’economia della conoscenza sia legata al fatto che l’apprendimento non avvenga esclusivamente nelle scuole, nelle università, e nei centri di ricerca, ma che sia una caratteristica di un comportamento, di un atteggiamento, un’attività, che avviene un po’ dappertutto, sul posto di lavoro, in tutti i luoghi nei quali l’economia della conoscenza entra con le innovazioni, soprattutto di carattere tecnologico, ma anche con le innovazioni di carattere organizzativo.

Ecco allora che la costruzione della società dell’apprendimento, richiede e attribuisce alla formazione un ruolo del tutto particolare. In questo convegno si parla di cellule staminali, penso che sia una metafora molto appropriata, perché così come le cellule staminali sono in grado di riprodurre l’organismo, in qualche modo la formazione può ricostruire e rigenerare tutti questi momenti: il momento del lavoro, il momento del rapporto con il mercato, il momento del rapporto con il mondo della ricerca, il momento del rapporto con la politica, il momento del rapporto con la pubblica amministrazione. Tutti questi momenti necessitano che un agente favorisca la trasformazione, la capacità delle comunità che si affacciano a questi mondi di apprendere e utilizzare al meglio i risultati della tecnologia e della scienza rendendo possibile il miglioramento generale.

Da questo punto di vista, possiamo dire davvero, che i formatori possono essere gli agenti del cambiamento, di un cambiamento positivo. Questi possono riaprire le speranze, le aspettative, i desideri delle persone, e della società intera ad un futuro migliore.

La società attuale è una società bloccata, sì svegli e si riorganizzi intorno a un’idea di società dell’apprendimento. Questa intuizione, l’avevamo avuta già qualche anno fa a Padova, in occasione del il Festival dell’Apprendimento, lanciammo questa idea del ruolo dell’apprendimento, come fenomeno sociale collettivo, e non come fenomeno individuale, proprio perché è un problema collettivo, e l’apprendimento ne è la parola chiave.

Questa è una bella intuizione, ma se la mettiamo in vetrina non serve a nulla, serve soltanto se diventa carne e sangue del modo di operare dei cittadini, delle persone e per diventare carne e sangue ci vuole apprendimento.
In definitiva gli agenti di questo apprendimento possono essere i formatori, proprio a loro spetta questo compito sociale di favorire la trasformazione della società, verso una società dell’apprendimento, all’interno della quale un’economia della conoscenza, trovi la sua piena capacità di sviluppo e di progresso umano, sociale e culturale, politico ed economico insieme, per migliorare le persone, e la loro presenza al mondo.


 

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