LUCIA PETRONI
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Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?
Il primo passo per favorire questa interazione inizia da quale punto di osservazione guardiamo. Da dove iniziamo? Restiamo osservatori di una dualità tra scenari diversi (sociale e competitivo), tra entità diverse (organizzazione e persona)? O riusciamo a mettere insieme appunto con uno sguardo sistemico tutte queste parti, indistintamente, senza che una prevalga sull’altra, senza che una sia migliore e più importante dell’altra? L’approccio delle Costellazioni Sistemiche Aziendali aiuta proprio a unire ciò che unito è di per sé, in natura, per il fatto stesso di essere un organo unico e essersi formato come tale: l’organizzazione.
Troppo spesso distinguiamo e separiamo le persone dai clienti dai competitors dallo scenario sociale ed economico, quando questo è un Tutto. Non ci sarebbe organizzazione senza clienti, senza dipendenti, senza uno scenario economico che sostenga e supporti, senza la concorrenza che insegna e stimola la crescita reciproca e del mercato. Micro e Macro sono parti di uno stesso insieme, dove le prime leggi di governance sono da trovare nel sistema stesso, prima ancora di inserire sistemi esterni che troppo spesso finiscono per tarpare e coprire ciò che in primis agisce all’interno dell’azienda. La sua “anima”, il suo sistema fatto di persone fatti e accadimenti che l’hanno fatta diventare quella che è oggi, quella gerarchia temporale in ordine di arrivo che l’ha ressa tale al dispetto di un organigramma auto dichiarato che guarda alle competenze e non alla linfa vitale dell’azienda.
La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?
Credo fortemente che l’intelligenza robotica e le nuove tecnologie siano una grande opportunità per futuri nuovi scenari a patto che sia guardato il valore umano. Non possiamo chiedere alla tecnologia di sostituire l’essere umano. Come possiamo pensare di delegare all’intelligenza artificiale quell’intelligenza che noi stessi per primi non abbiamo guardato? Sento dire spesso come è possibile che prodotti italiani siano spesso sorpassati all’estero da prodotti della stessa categoria concorrenti, magari con qualità nettamente e oggettivamente inferiori. Ma nonostante tutto questi ultimi si fanno strada in scenari di nuovi mercati come fossero i protagonisti da tempi immemori. Perché il nostro vino italiano, come leggevo di recente, ha difficoltà a fare i numeri all’estero? Perché la nostra internazionalizzazione stenta? Forse perché al di là di tecnologie, marketing, innovazione manca quel riconoscere il valore. Riconoscere l’”anima” di quel prodotto, di quella tradizione millenaria, di generazioni che ha fatto si che quel vino diventasse così prezioso. Forze perché senza quella storia onorata, nemmeno gli occhi di una robotica artificiale potranno farcela a sostituirne lo sguardo. Industria 4.0 al di là della sua tecnologia da brividi, affascinante e misteriosa, è fatta prima di tutto da quel capitale umano che l’ha progettata, che l’ha creata, che l’ha voluta. E voluta per cosa? Questo credo sia il primo passo per comprendere l’intento e l’ingrediente invisibile che farà di quella innovazione qualcosa di contro o verso di noi.
I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?
Sono assolutamente certa che ogni futuro lavoratore, qualsiasi ruolo avrà nella società, dovrà avere una formazione sulle risorse umane, sulla coscienza di cosa questo significa. Fare esperienza di relazioni con persone, cose o eventi. Muoversi dallo screen di un pc, tablet o dalla voce o video di una chiamata ma interagire e sentire, con tutti i sensi, il valore umano. Trovo che una formazione olistica sia sempre più indispensabile come base per sviluppare al meglio specifiche competenze. La visione delle Costellazioni Sistemiche Aziendali, come tante altre discipline, offre questa grande opportunità. Quella di guardare alle relazioni sottese tra persone oggetti o accadimenti, sperimentarne la relazione tra loro, andando a guardare quegli ordini e quelle “leggi” che ne riconoscono il vero ordine, la vera armonia, che diventa forza e potenziale a piena disposizione. Allora sì che le competenze saranno i nuovi mattoni su fondamenta solide che daranno alla fine una casa dove accogliere ed essere accolti, dove incontrarsi e creare una “famiglia professionale” di successo.
Troppo spesso distinguiamo e separiamo le persone dai clienti dai competitors dallo scenario sociale ed economico, quando questo è un Tutto. Non ci sarebbe organizzazione senza clienti, senza dipendenti, senza uno scenario economico che sostenga e supporti, senza la concorrenza che insegna e stimola la crescita reciproca e del mercato. Micro e Macro sono parti di uno stesso insieme, dove le prime leggi di governance sono da trovare nel sistema stesso, prima ancora di inserire sistemi esterni che troppo spesso finiscono per tarpare e coprire ciò che in primis agisce all’interno dell’azienda. La sua “anima”, il suo sistema fatto di persone fatti e accadimenti che l’hanno fatta diventare quella che è oggi, quella gerarchia temporale in ordine di arrivo che l’ha ressa tale al dispetto di un organigramma auto dichiarato che guarda alle competenze e non alla linfa vitale dell’azienda.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?