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Marco Astolfi

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MARCO ASTOLFI

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Consulente di Direzione d’Azienda, Docente in Finanza e Controllo di Gestione
Business School Meliusform

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

A mio avviso, la formazione, in senso lato, può integrare al meglio lo scenario sociale, con l’organizzazione aziendale e la persona solo rafforzando molto gli aspetti “fluidi”, così come Bauman li teorizzava per la nostra società contemporanea. La fluidità permette di perdere gli elementi “solidi” e tangibili (come le pareti di un’aula, le lezioni frontali, etc) per abbracciare approcci maggiormente esperienziali, anche con l’impiego di elementi “intangibili” come solo le nuove tecnologie mediate dal web riescono a creare. Per noi la nuova frontiera della formazione sono strumenti come il WebEx Meetings, la Virtual Reality (VR), l’Augmented Reality (AR), il Video
Tutoring, ecc, che rappresentano solo alcuni esempi delle nuove tecnologiche applicabili alla formazione. MELIUSform, in collaborazione con alcuni importanti player del settore (spin-off e poli tecnologici), sta già prototipando nuovi metodi di formazione attraverso l’impiego combinato di questi strumenti per garantire una migliore esperienza didattica ai propri clienti, sapendo che l’apprendimento passa anche, e soprattutto, attraverso l’emozione che suscitano i contenuti se vengono trasmessi e mediati con tecnologie innovative. Quindi il nostro obiettivo è quello di arricchire la competenza e la conoscenza del partecipante con una esperienza “virtuale” molto simile alla realtà, “immergendolo” in un ambiente in cui sperimenta direttamente ciò che poi riporterà nella sua organizzazione, allenando il suo comportamento organizzativo ed accrescendo il suo sviluppo personale. Noi come Business School abbiamo già abbracciato questa nuova sfida.

 

La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?

Secondo la nostra esperienza il metodo migliore per favorire l’inserimento sensato di tecnologie è quello della partecipazione sinergica di differenti attori nel processo formativo. Il concetto di Rete oggi è molto abusato, ma noi come impresa e come Business School lo abbiamo applicato con l’obiettivo di costruire processi sinergici e di condivisione di know how specifici nell’ottica di miglioramento della qualità della formazione e dei nostri processi interni.

 

I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?

La formazione più utile è quella incentrata sullo sviluppo di competenze specifiche, che strutturino profili professionali capaci promuovere l’autoimprenditorialità: non è direttamente destinata a risolvere i problemi occupazionali, ma è sicuramente un valido strumento che consente di creare posti di lavoro. Essa, infatti, dovrebbe essere presentata e divulgata come una nuova opportunità, come una tra le possibili scelte di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Tutto ciò deve però necessariamente fondarsi su processi formativi che sviluppino competenze trasversali come il problem solving, oltre che una cultura d’impresa e manageriale aperta all’innovazione e al rischio. L’imprenditorialità, si può, infatti, insegnare e migliorare; educare all’imprenditorialità è
possibile, anzi necessario.


 

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