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Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.
Per percorrere un sentiero che è il proprio, e non quello di qualcun altro che ci persuade nel seguire un modello magari del tutto sbagliato per noi, occorre per prima cosa definire i propri obiettivi, possedere una “vision” generale attraverso la quale disporre e sviluppare le proprie competenze e conoscenze canalizzandole nella direzione funzionale alle proprie priorità nel breve, medio e lungo termine.
Questo complesso processo nasce da una sofisticata analisi motivazionale che possediamo e quindi dalla capacità di comprendere i nostri effettivi bisogni psicologici.
In questi tempi particolarmente incerti per quanto riguarda il futuro, possedere questa capacità di analizzare le proprie esigenze psicologiche sarà sempre più strategico ed importante sia a livello personale che professionale.
Il sentiero personalmente per me quindi è la realizzazione di un viaggio che nasce dal mettere sul campo comportamenti derivanti imprescindibilmente dalle proprie reali e complesse esigenze umane al fine di essere felici cioè soddisfatti degli obiettivi significativi che stiamo perseguendo con successo.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
La consapevolezza è un passaggio fondamentale sia per capire la propria “vision” che per gestire efficacemente lo stress derivante da uno scenario psicosociale, economico e professionale che caratterizza la nostra società attuale.
La consapevolezza non è l’unico elemento che garantisce il successo personale e professionale perché se non è contestualizzata all’interno di un orizzonte temporale che comprende anche le aspettative future, rimane limitata ad un mero strumento dove la nostra attenzione è ancorata al momento presente con tutti gli aspetti positivi e negativi che comporta.
Essere consapevoli avendo un Profilo Temporale bilanciato, come affermato dal settore scientifico fondato più di un decennio fa dal prof. Phil Zimbardo della Stanford University, avere cioè una buona combinazione di elementi del nostro passato, presente e futuro, risulta una condizione necessaria per condurre vite felici e produttive.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.
In un mondo che sta affrontando la pandemia ormai caratterizzato dalla diffusa percezione che il comportamento e le politiche adottate da individui e nazioni, anche diverse dalla propria, possano influenzare direttamente aspetti relativi la propria salute (anche in termini di sopravvivenza), la qualità di vita e l’economia (Agnoletti & Zimbardo, Psicologia Contemporanea, 4, 2020) la parola “alleanza” acquista un significato molto più ampio e legato ad un aspetto di obbligatorietà rispetto ai tempi precedenti dell’arrivo della pandemia del COVID-19.
Molto più ampio perché chiaramente non si tratta solo di un ambito che si estende dalla sfera individuale a quella della rete sociale personale e professionale ma include ordini di grandezza che prevedono istituzioni, nazioni e reti sovranazionali.
Legato ad un aspetto di obbligatorietà perché la pandemia ci ha obbligato a ragionare in termini di alleanza per risolvere il problema del contenimento del virus. Più riusciremo ad allearci e condividere azioni, strumenti e conoscenze, più saremo efficaci nel contrastare la diffusione del virus ristabilendo futuri meno incerti e più produttivi.
Questo complesso processo nasce da una sofisticata analisi motivazionale che possediamo e quindi dalla capacità di comprendere i nostri effettivi bisogni psicologici.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.