MAURIZIA PAGANOPedagogista |
Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?
La formazione di nuovi insegnanti di scuola dell’infanzia ed educatori di Nido, capaci di inserirsi nei servizi educativi nei prossimi anni, necessita di una forte sinergia tra teoria e pratica, tra saperi teorici e sapere per la pratica e della pratica. E’ fondamentale riflettere in modo condiviso sulla qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento, sulla leadership diffusa che rende capace di miglioramento continuo il gruppo docente.
Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?
Tecnologie che generano meta documentazione
È importante prestare attenzione a un uso delle tecnologie in chiave “documentale”: dobbiamo prediligere l’uso di tecnologie che permettano e facilitino passaggi diversi: tecnologie che generano apprendimenti individuali, che pongono in ascolto e in dialogo il pensiero dell’altro, che richiedono inevitabilmente un “mostrarsi” ad altri, un uscire dall’implicito del proprio lavoro, che permettono di riscrivere ciò che ognuno individualmente ha prodotto generando un prodotto nuovo che è qualcosa di più e di diverso dalla somma delle “scritture” individuali.
Tutto questo in una logica:
1.esperienziale: l’esperienza al centro
Formazione come “azione riflessiva sulle pratiche e sui significati/le pedagogie implicite” per:
-prendere consapevolezze dell’esistente, in termini di risorse e di potenzialità;
-introdurre elementi di innovazione e miglioramento delle prassi per sviluppare una didattica inclusiva e differenziata di qualità;
-sperimentare direttamente le proposte che verranno progettate per e con i bambini e i genitori;
2.di rete: siamo in un sistema, siamo in una città.
Creare reti e sinergie per promuovere scambi e collaborazioni tra:
-i servizi (nidi, scuole, tempi per le famiglie, ecc.);
-i servizi e i soggetti (educatori, coordinatori, bambini, genitori);
-i servizi e la collettività allargata (servizi-territorio)
3.documentale: raccontare l’educazione alla città
Costruire e utilizzare la documentazione e le tecnologie che la possono veicolare, quali canali attraverso cui costruire trasparenza e diffondere in senso lato l’identità pedagogica dei servizi stessi e del loro ruolo per l’educazione dei bambini.
La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano. Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?
Learning by doing: apprendere facendo, questo è il principio della media education e questo è quanto si dovrebbe sperimentare nella formazione. Quando si fanno le cose, si capisce meglio cosa funziona e cosa non funziona, chi ha competenze le attiva, anche un po’ magicamente e quanto fatto si traduce in prodotto, in video, in immagini, in testi…
Non esiste momento operativo senza riflessione teorica e la riflessione teorica è anche confrontarsi tra persone, scoprire qualcosa al quale non si era pensato, discutere intorno a un’esperienza.
Il learning by doing richiama l’immagine dell’elastico: faccio, rifletto e verifico, ha funzionato, non ha funzionato, lo faccio in altro modo, facendo, anche sbagliando… un costante movimento di andata e ritorno, riflessivo, su quanto fatto e sperimentato.
È importante prestare attenzione a un uso delle tecnologie in chiave “documentale”: dobbiamo prediligere l’uso di tecnologie che permettano e facilitino passaggi diversi: tecnologie che generano apprendimenti individuali, che pongono in ascolto e in dialogo il pensiero dell’altro, che richiedono inevitabilmente un “mostrarsi” ad altri, un uscire dall’implicito del proprio lavoro, che permettono di riscrivere ciò che ognuno individualmente ha prodotto generando un prodotto nuovo che è qualcosa di più e di diverso dalla somma delle “scritture” individuali.
Tutto questo in una logica:
1.esperienziale: l’esperienza al centro
Formazione come “azione riflessiva sulle pratiche e sui significati/le pedagogie implicite” per:
-prendere consapevolezze dell’esistente, in termini di risorse e di potenzialità;
-introdurre elementi di innovazione e miglioramento delle prassi per sviluppare una didattica inclusiva e differenziata di qualità;
-sperimentare direttamente le proposte che verranno progettate per e con i bambini e i genitori;
2.di rete: siamo in un sistema, siamo in una città.
Creare reti e sinergie per promuovere scambi e collaborazioni tra:
-i servizi (nidi, scuole, tempi per le famiglie, ecc.);
-i servizi e i soggetti (educatori, coordinatori, bambini, genitori);
-i servizi e la collettività allargata (servizi-territorio)
3.documentale: raccontare l’educazione alla città
Costruire e utilizzare la documentazione e le tecnologie che la possono veicolare, quali canali attraverso cui costruire trasparenza e diffondere in senso lato l’identità pedagogica dei servizi stessi e del loro ruolo per l’educazione dei bambini.
Non esiste momento operativo senza riflessione teorica e la riflessione teorica è anche confrontarsi tra persone, scoprire qualcosa al quale non si era pensato, discutere intorno a un’esperienza.
Il learning by doing richiama l’immagine dell’elastico: faccio, rifletto e verifico, ha funzionato, non ha funzionato, lo faccio in altro modo, facendo, anche sbagliando… un costante movimento di andata e ritorno, riflessivo, su quanto fatto e sperimentato.