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Maurizio Vanzini

Categories: AIF,Interviste

MAURIZIO VANZINI

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Coach, Counselor, Formatore

L’innovazione tecnologica sta trasformando le relazioni umane, e il cambiamento è stato percepito anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende con cui collaboriamo. La formazione deve innovare metodi, strumenti e spazi al fine di valorizzare la persona in un contesto sempre più digitalizzato. Quali sono i principali cambiamenti da realizzare? Il cambiamento porta con sé elementi positivi? e quali?
Il cambiamento presuppone il passaggio da uno stato ad un altro. Da “on” a “off” per esempio. Questa è l’essenza stessa della tecnologia digitale ma anche della vita in genere: acceso/spento; vivo/morto; giovane/vecchio. Da questo punto di vista, il cambiamento c’è sempre stato e fa parte di noi, anzi, noi ne siamo un’espressione. Quel che è trasformato (e ci trasforma) è la velocità del cambiamento; la velocità di clock direbbero gli amici informatici. Fino a non molti anni fa il cambiamento era dapprima percepito,poi analizzato, metabolizzato, quindi lo si affrontava mettendo a punto strumenti e processi che, una volta ottimizzati, venivano implementati attraverso protocolli che erano oggetto della formazione stessa. Oggi, nella società liquida teorizzata da Bauman, il cambiamento è immanente e veloce. Oggi non c’è più tempo per trasmettere protocolli. Occorre avere le capacità di essere al contempo attori e spettatori del cambiamento, partecipando allo stesso. Per farlo occorre che i formatori siano sempre più “facilitatori” della respons-ability, ossia dello sviluppo delle capacità di ciascun membro delle organizzazioni di fornire risposte funzionali non già ad una propria specifica funzione bensì all’intera vision aziendale.

 

I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di imparare prospettando nuove forme di vita, cioè entità sensienti di cui non possiamo prevedere, né tanto meno guidare, lo sviluppo. Come questo processo di rapido sviluppo tecnologico, che riguarda la produzione dell’intelligenza collettiva si può legare a etica e valorizzazione della cultura nei processi organizzativi aziendali? In che modo la formazione può supportare la persona affinché possa contribuire all’innovazione senza subirla passivamente?
La formazione può rendere un grande servizio all’individuo aiutandolo a prendere consapevolezza ed a potenziare l’intelligenza emotiva e le proprie life skill. Già nel 1998 l’OMS definiva le life skills come: “l’insieme delle abilità utili per adottare un comportamento positivo e flessibile e far fronte con efficacia alle esigenze e alle difficoltà che si presentano nella vita di tutti i giorni”.

Saper risolvere i problemi – Saper prendere decisioni -Creatività – Senso critico – Autoconsapevolezza – Capacità relazionali – Comunicazione efficace – Gestione delle emozioni – Gestione dello stress – Empatia, sono tutte “competenze di vita” che difficilmente potranno mai essere ridotte ad un algoritmo e che, tuttavia, saranno sempre più indispensabili per affrontare realtà dalle complessità crescenti in modo esponenziale.

 

Ieri hai detto domani. Oggi i giovani sono il futuro della nostra società, la crisi e la scarsità di investimenti rischiano di contrapporre la dimensione personale della realizzazione del sé a quella della competitività delle imprese e dei territori. In che maniera la formazione potrà far conciliare questi due estremi enfatizzando i valori strategici dell’impresa con la valorizzazione della persona nella sua essenza? In che modo la formazione può costruire una situazione ideale in azienda generando entusiasmo e partecipazione?
In un solo modo: favorendo la cultura della formazione auto-realizzante. Qualsiasi formazione strutturata non può che condurre verso gli obiettivi definiti dal committente. Occorre pertanto che già durante il primo livello di formazione base, ad opera della scuola, si incentivi la consapevolezza della necessità di assumersi la respons-abilità della propria crescita auto-realizzante, favorendo adeguatamente percorsi personalizzati di sviluppo delle proprie capacità e dei propri talenti, al di fuori della sola formazione aziendale . Si favorirà in tal modo una maggiore differenziazione culturale che si tradurrà in cittadini più liberi e responsabili ma anche in lavoratori più proattivi capaci di confrontarsi con le diverse culture aziendali cui verranno in contatto ed esserne a loro volta rappresentanti partecipi.

 

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