MILLA MARIANIPsicologa del lavoro e delle organizzazioni, esperta di formazione e sviluppo organizzativo nell’ambito della Pubblica Amministrazione, formatore interno presso Comune di Parma – Settore Risorse Umane |
Che vantaggi può offrire la Gamification a livello esperienziale?
Grande è il potenziale della gamification ai fini dell’apprendimento. Da molto tempo il gioco viene utilizzato nella formazione degli adulti. Ora la digitalizzazione consente di utilizzare strumenti più immersivi, in grado di generare maggiore identificazione e coinvolgimento, dando la possibilità di sperimentare, all’interno di una ambiente virtuale, dinamiche che toccano la sfera cognitiva, motivazionale ed emotiva attraverso modalità ludiche, da soli o con gli altri. Pensando alle organizzazioni, potrebbero esserci difficoltà legate all’invecchiamento del personale, soprattutto nella realtà della Pubblica Amministrazione, all’interno della quale lavoro, per cui il ricorso alla gamification va collocata in un’ottica di age-diversity management nelle organizzazioni.
Quali strategie un’azienda oggi può adottare per il Well-Being della persona?
Nella realtà della Pubblica Amministrazione, all’interno della quale lavoro, sono in atto diverse esperienze di smartworking con risultati interessanti, su impulso della Legge 81 del 2017, il testo legislativo che ha normato il lavoro agile. Ma non tutte le PA si sono attivate con l’introduzione di questo modello organizzativo. Il problema non è (o non è soltanto), come si può credere, di natura economica e di tecnologie informatiche. Le tecnologie ci sono, ci sono tutti gli strumenti. Le criticità sono soprattutto di tipo giuridico / contrattuale e di change management.
Rispetto al primo punto, si deve pensare a una ricontrattualizzazione che contempli tematiche quali la tutela della sicurezza del lavoratore, il diritto alla disconnessione, la garanzia di una retribuzione commisurata a quanto stabilito dai contratti collettivi del lavoro. Rispetto al secondo punto, si tratta soprattutto di un enorme cambiamento culturale, che richiede il passaggio da una cultura del controllo a una cultura del merito e di valutazione della performance basata sui risultati.
Con il lavoro agile ciò che conta davvero non è più il numero di ore trascorse in ufficio, ma i progetti gestiti e i risultati raggiunti. I vantaggi per l’organizzazione, per i datori di lavoro, per i dipendenti ci sono e convergono tutti verso lo stesso orizzonte: flessibilità e agilità, conciliazione vita-lavoro, benessere organizzativo, miglioramento della performance e della produttività, responsabilizzazione. Lo smartworking si configura quindi come un modello per certi versi “rivoluzionario” che può incidere profondamente nella relazione tra individuo e azienda nel complesso quadro della società contemporanea.
Quali competenze saranno richieste dalle aziende nel futuro mercato del lavoro?
Saranno probabilmente centrali flessibilità, apertura al cambiamento, capacità di autoapprendimento e autosviluppo delle competenze. I ruoli da ricoprire saranno sempre più complessi e multiformi, di certo molto ampi e non legati a specifiche attività quanto piuttosto alla gestione di processi. CI sarà molta tecnologia ma anche umanesimo. All’ultimo convegno nazionale AIF si è utilizzata la metafora delle competenze staminali, in modo da sottolineare la necessità di competenze sempre più germinative, trasformazionali, generative, adattabili a un contesto di velocità, imprevedibilità e cambiamento in cui non potremo sapere quali saranno le professioni di domani e quanto lavoro, e di che natura, ci sarà.