RAFFAELE PEPE
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Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?
Diamo molta importanza ai nostri discenti all’andragogia (secondo una rivisitazione del modello di apprendimento di David Kolb) rispettosa – quest’ultima – delle loro numerose pregresse esperienze e forte autostima.
Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?
Per rispettare queste peculiarità presenti nei nostri discenti privilegiamo l’apprendimento sia enattivo (legato al fare), sia embodied (legato alle esperienze conseguite sul campo).
La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano.Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?
Cominciamo ad indicare ai nostri operatori in emergenza cosa NON imparare:
a) Io sono la mia posizione
b) Il nemico è la fuori
c) L’ illusione di farsi carico
d) L’ eccesso di concentrazione sugli eventi
e) La parabola della rana bollita
f) L’ illusione di apprendere dagli eventi
g) Il mito del manager
Attraverso lezioni, frontali, momenti di cineformazione, momenti di role playing (simulazioni) e di outdoor.
Si indica all’ operatore in emergenza, sotto l’ aspetto cognitivo (da NON CONFONDERE con la psicologia d’ emergenza) l’ importanza di una lettura “sistemica del contesto emergenziale”* in cui si trova ad intervenire lo stesso operatore
*Per “Lettura sistemica del contesto” intendo la capacità di distinguere fra complesso e complicato, fra reale e vero (la mappa non è il territorio Alfred Korzybski), fra aiuto retorico e gesto del dono (secondo le riletture dei testi di Gregory Bateson – Verso una ecologia della mente – e di Maturana e Varela – autopoiesi, e Marcell Mauss)
a) Io sono la mia posizione
b) Il nemico è la fuori
c) L’ illusione di farsi carico
d) L’ eccesso di concentrazione sugli eventi
e) La parabola della rana bollita
f) L’ illusione di apprendere dagli eventi
g) Il mito del manager
Attraverso lezioni, frontali, momenti di cineformazione, momenti di role playing (simulazioni) e di outdoor.
Si indica all’ operatore in emergenza, sotto l’ aspetto cognitivo (da NON CONFONDERE con la psicologia d’ emergenza) l’ importanza di una lettura “sistemica del contesto emergenziale”* in cui si trova ad intervenire lo stesso operatore