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Raffaella Penna

Categories: AIF,Interviste

RAFFAELLA PENNA

 
Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Piemonte; Professional Trainer Counselor; Consulente e Formatore freelance per lo sviluppo Risorse Umane. Svolge attività di selezione del personale, bilancio di competenze, prevenzione e valutazione dello stress lavoro correlato in azienda.

Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?

Nel contesto attuale il coraggio è una peculiarità fondamentale per affrontare nuove sfide. Bisogna essere coscienti però che esiste anche la paura del cambiamento: solo la consapevolezza di questo limite permette di trovare il coraggio per superarlo.

 

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

La tecnologia non deve essere sostituiva ma di supporto, in questo ambito credo che abbia un risvolto positivo nella formazione. In ogni caso la tecnologia deve essere utilizzata nella maniera corretta, perché fa parte delle nostre qualità saper maneggiare strumenti avanzati. L’utenza più giovane si aspetta di utilizzare la tecnologia non solo come strumento di supporto ma come tramite principale, e i formatori dovranno adeguarsi a questo tipo di richiesta.

 

La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano.Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?

Dobbiamo considerare che la serendipità può essere un fattore arricchente. La continua connessione con il mondo virtuale può far si che la nostra mente si perda delle possibilità di stimolazione e creatività: lasciamo che gli aspetti più umani, come la curiosità, ci guidino in felici scoperte.


 

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