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Quest’anno la riflessione che vorremmo proporre riguarda il nostro lavoro quotidiano e più nello specifico tre parole:
La prima parola è sentiero, inteso come percorso quotidiano di sviluppo e conoscenza.
Nel mondo economico 4.0 sono cambiate le regole di ingaggio, ed è cambiato il focus dalle opportunità alle potenzialità.
Siamo ormai nella “Società della conoscenza”, quella in cui non è tanto la possibilità di creare idee nuove che ci contraddistingue, ma la possibilità di creare dei link tra idee preesistenti. La nostra è la società del cambiamento (e i recenti eventi lo dimostrano) e la rete (sia intesa come web che come rete di conoscenze) è il driver più importante.
Occorre, allora, ridisegnare la mappa delle competenze che ci servono per crescere.
Non possiamo più vederci come profili professionali verticali e immutabili, ma dobbiamo riprogettarci come “fettine di competenze” orizzontali, modulari, che possono essere mescolate e ricomposte a seconda delle esigenze che il cambiamento e la società richiedono. L’ultima collezione di corsi di formazione che ho progettato con Isper Human, di cui sono Direttrice Scientifica, si chiama appunto Connessioni e ha l’obiettivo di mixare diverse viste e diversi linguaggi per offrire strumenti formativi integrati e sinergici alla managerialità femminile.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, diceva il Mahatma Gandhi e questo è stato un po’ il mantra del mio percorso professionale, trasformatosi strada facendo.
Dopo oltre 20 anni di esperienza aziendale manageriale, cerco ora di aiutare i giovani e le donne – attraverso percorsi di empowerment personali o di gruppo – a sviluppare il proprio talento in armonia con i bisogni dell’organizzazione cui appartengono: cavalcare il cambiamento, scoprendo sé stessi.
Per farlo è indispensabile imparare non solo ad autovalutarsi, ma ad autovalorizzarsi.
Come? Lavorando su chi siamo e su chi vorremmo essere. Se ci abituiamo a pensarci come ci vorremmo, lo diventeremo.
Gran parte delle credenze limitanti che ostacolano il nostro sviluppo, sono frutto di adattamenti inconsci alla richiesta di aderenza a modelli esterni.
Riuscire ad osservare consapevolmente questi meccanismi e a trasformare le risposte reattive in risposte proattive, orientate al riconoscimento dei nostri bisogni profondi, libera energie preziose da orientare nella direzione dell’autorealizzazione personale e professionale. Del resto,etimologicamente la parola “svilupparsi” significa “togliere i viluppi”.
Personalmente è stato per me indispensabile unire il percorso di formatrice aziendale e counselor psicosintetica con quello di insegnante di hatha yoga e meditazione. So-stare nel corpo e nel respiro, acquieta la mente e eleva il campo di coscienza, attivando energie inaspettate.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.
Ho la fortuna di far parte per conto di Fondazione Politecnico di Milano del Board internazionale del Progetto Elene4Life per la trasferibilità di pratiche di Active Learning delle soft skills dal contesto aziendale a quello universitario.
In collaborazione con Aidp Lombardia e Fondazione Polimi ho organizzato il 20 gennaio 2020 il Convegno “La filiera della formazione dalle aziende alle università tra soft skills e active learning: best practices, esperienze transnazionali e prospettive evolutive”. Abbiamo riunito attorno ad un tavolo HR, docenti universitari e millennials ed è emerso con forza che gli attori in gioco devono tutti contribuire alla creazione di una filiera delle competenze in chiave evolutiva. Le aziende per coltivare cambia e che vede, come perni del processo, la learning agility e la knowledge sharing.
Se dovessi, quindi, suggerire ad uno dei miei tre figli alcuni highlights da portare nel loro percorso di formazione, sarebbero tre.
La prima è sostenibilità. Per che cosa mi sento portato? Quali attività mi ingaggiano profondamente? Quali mi danno energia, anziché togliermela?
La sostenibilità è anche e soprattutto un tema ambientale, diremmo di ecologia delle relazioni e un fluidificante dei processi di crescita professionale.
La seconda, lo abbiamo già detto, è consapevolezza delle proprie risorse, sia in termini di visione che in termini di autodeterminazione.
La terza è connessione: viviamo nell’epoca delle connessioni, del fare rete, della simbologia immaginale. Per affrontare le sfide della complessità e poter surfare sulle onde del cambiamento le competenze trasversali e il mind-set digitale sono alleati indispensabili.
Fare rete e lavorare sul network sono ormai le risorse chiave del XXI secolo.
Dobbiamo investire sui giovani e veicolare nuovi modelli integrati in cui il mondo dell’educazione, il mondo professionale e il contesto sociale e familiare possano parlarsi e condividere risorse e obiettivi.
La seconda chiave è il qui ed ora, la consapevolezza, intesa come conoscenza delle proprie competenze.
Per farlo è indispensabile imparare non solo ad autovalutarsi, ma ad autovalorizzarsi.
Riuscire ad osservare consapevolmente questi meccanismi e a trasformare le risposte reattive in risposte proattive, orientate al riconoscimento dei nostri bisogni profondi, libera energie preziose da orientare nella direzione dell’autorealizzazione personale e professionale. Del resto,etimologicamente la parola “svilupparsi” significa “togliere i viluppi”.
Infine il cardine su cui si svolge la nostra vita, anche professionale, l’alleanza.
La sostenibilità è anche e soprattutto un tema ambientale, diremmo di ecologia delle relazioni e un fluidificante dei processi di crescita professionale.
Dobbiamo investire sui giovani e veicolare nuovi modelli integrati in cui il mondo dell’educazione, il mondo professionale e il contesto sociale e familiare possano parlarsi e condividere risorse e obiettivi.