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Silvia Virginia Diliberto

Categories: AIF,Interviste

  

SILVIA VIRGINIA DILIBERTO

HR Generalist presso Across srl

Che vantaggi può offrire la Gamification a livello esperienziale?

Il termine “formazione esperienziale”, per le persone che non sono abituate ad avere a che fare con termini tecnici di settore, può sembrare un concetto difficile: in realtà è difficile trovare un solo individuo che non abbia avuto a che fare almeno una volta nella vita con questo metodo! Fin da piccoli, infatti, la maggior parte degli individui apprende attraverso il gioco e, spesso, in situazioni di gruppo. La formazione esperienziale è un metodo pedagogico e d’apprendimento che potremo definire “pilastro”: è efficace e coinvolgente, ancora di più se applicato ad un contesto professionale e aziendale, che tal volta può presentare dei caratteri di “austerità”, che possono essere smorzati attraverso il gioco di ruolo e il progetto di gruppo. Le maggiori difficoltà? Uno è sicuramente riuscire a colmare i divari tra soggetti che hanno dei trascorsi poco positivi sul lavoro al fine di favorire la collaborazione e la cooperazione creativa e non distruttiva/competitiva. Superate le prime difficoltà, però, il gruppo può raggiungere obiettivi interessanti addirittura divertendosi! Il fattore responsabile dell’engagement? Direi che non è tanto importante il livello di difficoltà del progetto, quanto il pieno coinvolgimento emotivo dei partecipanti, che devono mettere in gioco tutte le loro capacità personali ed energie in favore del gruppo. Se ogni elemento si sarà sentito utile, ascoltato e avrà percepito un senso di “appartenenza” maggiore del solito, il successo dell’esperimento è assicurato, con vantaggi che andranno poi a riflettersi nella vita lavorativa quotidiana – individuale e di team- al fine di raggiungere traguardi anche molto importanti!

 

Quali strategie un’azienda oggi può adottare per il Well-Being della persona?

Il tema del “life work balance” è uno dei più attuali nel panorama HR mondiale: questo perché sempre più aziende riconoscono nei loro dipendenti un forte desiderio di equilibrio e una sempre crescente necessità di conciliare la vita lavorativa con quella personale. Con la possibilità di scegliere, infatti, molte persone riconosco nel lavoro agile un valore spesso più importante della percezione di una maggiore retribuzione. Tra i metodi più controversi ed interessanti di “life work balance”, emerge sicuramente lo Smart Working: lavorare da casa, nella comodità dei propri spazi e in modo flessibile, è da una parte un metodo sempre più apprezzato dai dipendenti e dall’altra motivo di ansia per il datore di lavoro. Il datore infatti spesso non è abituato a rinunciare ad una parte di “controllo fittizio” e sente “sfuggire” dal proprio naturale controllo il dipendente che non si trova fisicamente sul luogo di lavoro. Nulla che non si possa superare con un po’ di fiducia, nel tempo, e un’attenta programmazione degli obiettivi. I vantaggi per lo Smart worker sono evidenti: meno km impiegati per andare e tornare dal lavoro, con la conseguenza naturale di un risparmio di tempo e denaro molto importante, che comporta anche meno stress e in generale una maggiore qualità della vita.. è chiaro perché questo sistema piaccia sempre di più!

 

Quali competenze saranno richieste dalle aziende nel futuro mercato del lavoro?

Credo che il pensiero alla base del progetto alternanza scuola-lavoro sia stato pensato con le migliori intenzioni e al fine di agevolare il futuro lavorativo delle generazioni di giovani coinvolte, ma anche incoraggiare la crescita del sistema scolastico in sé. Da una parte infatti i ragazzi possono godere di una finestra sul mondo professionale oltre le mura della scuola, dall’altra la scuola può fuoriuscire da un sistema a volte troppo “autoreferenziale”. In questo modo entrambe le parti si arricchiscono della stessa cosa: consapevolezza. Io spero sempre che il sistema scolastico in primis possa giovarne “avvicinandosi” maggiormente al mondo professionale e in qualche modo colmare le distanze con il mondo educativo. Anche se molto criticato e controverso, io mi ritengo d’accordo con l’iniziativa e spero che, come tutte gli esperimenti, possa perfezionarsi nel tempo. Le competenze più richieste nel futuro? Una domanda difficile. Sicuramente le competenze trasversali sono e saranno fondamentali: intelligenza emotiva e preparazione accurata ma ibrida, trovo che assumano particolare importanza in alcuni settori (come quello delle HR, in cui fondere la parte legata alla contrattualistica e al diritto del lavoro con la parte interazionale e motivazionale è sempre più comune); altri contesti forse necessiteranno di specializzazioni sempre più approfondite e competenze più settoriali, specie quelli legati alle nuove tecnologie. Di sicuro doti come la trasversalità, l’adattabilità e il dinamismo saranno e sono già oggi fondamentali, in un mondo caratterizzato dal cambiamento continuo.


 

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