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Nicola Sassu

Categories: AIF,Interviste

NICOLA SASSU

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Assessorato dell’agricoltura e riforma agropastorale
Servizio sviluppo dei territori e delle comunità rurali

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

La società e l’economia stanno cambiando a ritmi vertiginosi, con gravi rischi di esclusione sociale che colpiscono in modo particolare i nostri giovani, sempre più disorientati di fronte al crollo delle prospettive occupazionali un tempo offerte dalla grande industria, dal commercio e dal settore pubblico. D’altro canto la rivoluzione digitale consente ai professionisti e alle microimprese di aprirsi a un mercato enormemente più vasto rispetto a pochi anni fa e di offrire valore senza intermediazioni, intercettando la propria nicchia di utenti per offrire prodotti e servizi “su misura”.
I business model di tante start up italiane emergenti dimostrano che le barriere di ingresso non sono più rappresentate dalla sottocapitalizzazione, mentre diventano requisiti essenziali una visione aperta del mondo e un atteggiamento imprenditoriale in grado di sfidare i paradigmi tradizionali, nonché competenze manageriali e di e-leadership avanzate che raramente sono fornite nei percorsi di formazione professionale.
Nuove abilità di marketing e comunicazione del brand (online e offline) sono oramai irrinunciabili per favorire l’evoluzione del nostro tessuto imprenditoriale, prevalentemente concentrato sugli aspetti produttivi e di qualità dei prodotti, così come credo diverranno centrali metodologie ancora largamente sottovalutate in Italia come il business coaching, il mentoring ed altri approcci formativi “esperienziali” meno convenzionali che valorizzano le metacompetenze e lo sviluppo personale piuttosto che le conoscenze e le tecnicalità.

 

La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?

Credo debbano essere favoriti gli approcci formativi che favoriscono l’apprendimento tramite l’esperienza diretta, lo scambio e la contaminazione con esperienze imprenditoriali di successo. Ad esempio, la testimonianza concreta di un imprenditore che ha trasformato la sua azienda per aprirla al commercio elettronico o approcciare un mercato estero può avere, nell’economia di un progetto formativo, un valore molto maggiore della classica lezione d’aula.
Le piattaforma social e gli strumenti di e-learning possono anche aiutare i formatori a selezionare “pillole formative” di alto valore, fruibili da smartphone e PC in ogni momento della giornata e suscettibili di feedback a distanza. Mi affascina il modello della “flipped classroom” in cui la formazione più teorica e trasmissiva è erogata tramite supporti online, mentre in aula si lavora esclusivamente con metodologie di apprendimento cooperativo.
In molti sostengono con ottime ragioni che videolezioni, audiocorsi e talks online non potranno mai sostituire l’interazione con un docente e condivido questa opinione per molti aspetti. D’altra parte bisogna considerare che i nativi digitali già svolgono gran parte del loro studio/lavoro tramite il loro smartphone/tablet e che strumenti come i webinar potranno consentirgli di entrare nelle aule virtuali dei migliori formatori di tutto il mondo.

 

I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?

Credo che la maggiore sfida dei formatori sia oggi quella di ispirare e “trasformare” i nostri giovani, rendendoli capaci di esprimere comportamenti e progetti imprenditoriali che ne valorizzino il talento e la spinta creativa e di concepire prodotti e servizi in linea con l’attuale domanda, caratterizzata da una forte componente tecnologica e da decisioni di acquisto sempre più basate su componenti intangibili ed emozionali in grado di aggiungere valore.
Nel caso dell’agroalimentare, ad esempio, le garanzie sulla sicurezza degli alimenti e gli aspetti etici legati alla sostenibilità sociale e ambientale delle produzioni hanno assunto una importanza centrale ed è fondamentale che le imprese imparino a comunicare questi valori.


 

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