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Cristina Colle

Categories: AIF,Interviste

CRISTINA COLLE

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Formatore e life&business coach

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

Se in passato si parlava di alienazione dell’individuo di fronte alle necessità produttive dell’impresa, ora si parla finalmente di interazione, quindi di coinvolgimento reciproco e reciproca influenza. Un legame biunivoco dunque che richiede necessariamente un approccio sistemico. Ma se, come dimostra la psicoterapia sistemico relazionale, gli eventi problematici di un individuo influenzano l’intera famiglia come unità funzionale con effetti che si estendono a tutti i membri e alle loro relazioni, come può un’azienda essere così attenta fino a farsi carico del benessere di ogni singolo individuo che ne faccia parte indipendentemente da ruoli e funzioni?
Ci viene in aiuto la psicologia positiva di Selingman che, fatti salvi i bisogni fondamentali già individuati da Maslow, identifica sei virtù universalmente riconosciute dalle quali si originano ventiquattro potenzialità personali la cui espressione ci permette di provare gratificazione e benessere. Ne consegue che, facilitare il riconoscimento da parte di tutti i membri dell’organizzazione aziendale (dando per assunto il denominatore comune che siamo tutti esseri umani) delle proprie potenzialità caratterizzanti , ed organizzare un percorso che rintracci gli allenamenti comportamentali da somministrare a singoli o a gruppi, per esprimere queste potenzialità al meglio, produce un’attivazione di competenze o anche di talenti, che si sentono così accolti e valorizzati portando un diffuso senso di soddisfazione e benessere.
Questo genere di approccio che si occupa della persona all’interno dell’organizzazione e dell’organizzazione come fosse una persona, essa stessa con le sue specifiche potenzialità da esprimere, è prerogativa del coaching umanistico che si propone come disciplina, metodo, che somma in sé elementi di saperi diversi: filosofia, psicologia, scienze della formazione, organizzazione aziendale.
Lo strumento fondamentale, nel percorso di coaching, è la relazione che viene fondata e approfondita durante i colloqui che il coach intrattiene con la persona o il gruppo in formazione e che conduce ad un cammino di chiarezza rispetto ad argomenti sensibili per il singolo come per l’azienda: motivazioni, potenzialità, obiettivi, autodeterminazione.
Il tutto finalizzato a rintracciare ed esperire la felicità dell’individuo come quella dell’organizzazione, perchè, come dice Aristotele nella sua Metafisica: “gli uomini acquistano scienza e arte attraverso l’esperienza”.
L’emozione della scoperta di sé, della propria autonomia nell’autodeterminazione , non può che rafforzare l’identità di ogni singolo protagonista della relazione di coaching, tanto quanto l’identità dell’azienda e il senso di appartenenza ad essa.


 

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