DANIELA PAVONCELLORicercatrice INAPP |
Quali competenze saranno richieste dalle aziende nel futuro mercato del lavoro?
L’attuale crisi dell’economia italiana mina profondamente il mercato del lavoro determinando un decremento drammatico delle possibilità lavorative e sottraendo in tal modo ai giovani la possibilità di progettare e pianificare la propria esistenza.
I giovani di questa generazione corrono il grave pericolo di rimanere prigionieri di un passato pieno di sogni e di un futuro che appare oscuro e in salita, perdendo ogni contatto costruttivo con la dimensione del presente. Per questo sperimentano molto spesso il “vuoto esistenziale” descritto da Frankl e la mancanza di senso.
Ciò rischia di fare perdere loro la creatività, la libertà di poter reinventare altri spazi di serenità e spensieratezza, di poter vivere il tempo presente, la capacità di leggere con occhi sempre nuovi la realtà (G. Galletto, 2011). Tale smarrimento e mancanza di senso si ripercuotono intensamente sul benessere mentale, aumentando il rischio di disagio, come dimostrano anche i risultati delle più recenti ricerche condotte a livello nazionale ed internazionale. Ci si pone quindi l’interrogativo di come conciliare il desiderio di realizzazione dei giovani con le competenze richieste dalle aziende.
Valorizzare e riconoscere le risorse positive: lavorare sull’ottimismo, sulla speranza e sulla ricerca di senso, sulla prospettiva temporale è la via per fronteggiare l’incertezza, l’instabilità, la precarietà lavorativa ed esistenziale in cui vivono e crescono i giovani. Il raccordo tra questi costrutti consentono un maggiore benessere e favoriscono una migliore occupabilità.
Una modalità che può risultare funzionale a potenziare la capacità adattiva del giovane al mondo del lavoro è quindi quella di sviluppare le competenze di autoefficacia, resilienza, creatività, flessibilità intese come capacità di organizzare a gestire adeguatamente i contesti organizzativi.
Interventi di orientamento finalizzati a sviluppare competenze e condizioni favorevoli al processo di auto-orientamento del giovane possono garantire il benessere, l’adattabilità ai contesti, il successo formativo e la piena occupabilità. Lo stesso Olivetti afferma che la «Persona nasce da una vocazione, dalla consapevolezza cioè del compito che ogni uomo ha nella società terrena, e che come tale essa si traduce in un arricchimento dei valori morali dell’individuo. In virtù di ciò, la Persona ha profondo il senso, e quindi il rispetto, della dignità altrui, sente profondamente i legami che l’uniscono alla Comunità cui appartiene, ha vivissima la coscienza di un dovere sociale; essa in sostanza possiede un principio interiore spirituale che crea e sostiene la sua vocazione indirizzandola verso un fine superiore»