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Doriano Marangon

Categories: AIF,Interviste

DORIANO MARANGON

 
 
Executive Consultant in HCS Consulting Adjunct Professor presso MIP- Politecnico di Milano

Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?

Il fattore umano è la parte centrale della formazione, anche se talvolta viene dimenticato. Il coraggio in questo mondo è necessario, di pari passo con l’imparare a gestire i rischi necessari per affrontare il cambiamento. Dobbiamo essere capaci di sviluppare la voglia di rischiare. Quando sono in aula durante sessioni di coaching dico che serve prudenza, ovvero ottica razionale nella gestione dei rischi, e audacia, che corrisponde al coraggio. Il coraggio di formarsi e cambiare per adeguarsi ai nuovi contesti professionali.

 

Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?

La tecnologia oggi è fondamentale, la usiamo tutti, dai social media agli strumenti più sofisticati. Nella formazione questi strumenti diventano sempre più importanti e devono essere manipolati correttamente, utilizzandoli con il massimo del loro potenziale. A volte è necessario anche tornare alle basi e utilizzare gli strumenti tradizionali, che rispetto alle tecnologie permettono alle persone di stringere relazioni più strette.

 

La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano.Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?

Come cercare qualcosa che non esiste? Per trovare qualcosa, è necessario avere qualcosa da cercare. Se non ho una visione chiara del mio futuro farò fatica a trovare quello che cerco.


 

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