GERMANO VERÌ
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Lo scenario economico e sociale è in continua e rapida evoluzione: la trasformazione digitale ha abbracciato quasi tutti i settori ed è protagonista nei principali mercati. Oggi tuttavia la crescita delle complessità e il timore nei confronti della tecnologia, sempre più pervasiva, sembrano ostacolare il percorso che porta al sviluppo della persona, in un contesto di interazione con le organizzazioni. Il fattore umano è riconosciuto come la soft-skill principale per il moto dell’evoluzione della nostra specie, ma ci sono ancora perplessità sulla direzione che deve prendere per portare a una nuova, vera innovazione. Come può la formazione incrementare l’impatto del fattore umano per infondere alle persone e alle organizzazioni il coraggio di affrontare nuove sfide in un contesto così dinamico?
È chiaro a tutti come sia nel capitale umano il segreto per guidare, e non subire, la digital transformation in atto. I veri processi di innovazione sono quelli che si comportano da catalizzatori di fattore umano, da leve di espressione delle unicità e di talento. La formazione ha quindi lo sfidante ed entusiasmante compito di supportare le organizzazioni nel processo di rifocalizzazione sulle persone, di revisione dei modelli HR la cui centralità sia data dal capitale umano. Questo comporta la revisione dei processi aziendali, nonché dei ruoli. Il suo ruolo deve essere quello di sviluppare anche, se non soprattutto, quelle competenze trasversali che insegnano ad interpretare la necessità delle organizzazioni di innovare. È lo strumento ideale per creare contemporaneamente delle opportunità di sviluppo delle competenze e delle proprie attitudini, dove la verticalità della pura innovazione tecnica e tecnologica incontra sinergicamente la valorizzazione dell’aspetto umano, del pensiero, della singolarità.
Nel contesto globale contemporaneo la diffusione di informazioni avviene a una velocità incalzante sospinta dalla digitalizzazione. Per questo motivo il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni. Il formatore oggi è la figura che può educare all’uso consapevole della tecnologia, finalizzata al corretto sviluppo della persona. Quali sono i metodi e gli strumenti tecnologici a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitività economica? Quanto questi strumenti influenzano i processi di formazione?
La formazione non è mai stata, e non sarai mai, estranea alle dinamiche evolutive della società e delle organizzazioni: la sua posizione di leva competitiva glielo impone. Le nuove tecnologie assecondano e a volte stimolano la sua innovazione metodologica, guidano il formatore verso nuovi domini applicativi e lo supportano nella trasmissione di un Computational Thinking che tenga conto dello scenario evolutivo complessivo. Gli strumenti digitali ci consentono di trasmettere contenuti con una profilazione molto precisa a livello di famiglie professionali. La loro natura interattiva agevola il feedback e la comunicazione orizzontale: è questo il valore che giunge da strumenti come le comunità virtuali, le piattaforme di Knowledge Management, ecc. L’abilitazione che la tecnologia è in grado di conferire alla formazione è mai come oggi leva chiave per la definizione della visione strategica dell’organizzazione.
La maggior parte delle scoperte, dalle grandi innovazioni scientifiche agli step esperienziali della crescita di ognuno di noi, avvengono attraverso il continuo imbattersi in errori e ostacoli. La possibilità di sbagliare, se circoscritta a un contesto adeguato, è il motore del miglioramento personale. Ad esempio Cristoforo Colombo, imbarcandosi con le 3 caravelle nel 1492, ha colto l’episodio di serendipità più influente nella storia moderna: mirando a raggiungere le Indie, scoprì l’America. Nella serendipità, ovvero la possibilità di imbattersi in felici scoperte per puro caso, è determinante l’influenza della specifica realtà in cui si opera. Il compito del formatore è operare attraverso la centralità della persona, legando tramite l’apprendimento il contesto dello scenario socio-economico allo sviluppo umano.Attraverso quali pratiche il formatore può trasmettere alla persona i mezzi necessari per la crescita dell’individuo nella realtà locale?
Credo sia particolarmente importante che oggi il formatore consideri solo un elemento della sua funzione il puro trasferimento di know-how e che il suo ruolo sia oggetto di una profonda revisione verso quello di facilitatore dell’autosviluppo dell’individuo nel contesto, di promotore del suo potenziale umano, di estrattore di valore. Il quadro teorico nel quale il formatore si muove è sempre più interdisciplinare ed una interpretazione moderna del suo ruolo non può prescindere da una apertura al cambiamento, alla sperimentazione diretta di ciò che esso stesso promuove. L’innovatività del percorso di apprendimento non è più garantita dalla semplice esclusività contenutistica, ma dall’importanza che viene data alla promozione degli aspetti qualitativi delle competenze.