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Immacolata Stizzo

Categories: AIF,Interviste

  

IMMACOLATA STIZZO

Responsabile Ufficio Studi e Sviluppo Formamentis

Che vantaggi può offrire la Gamification a livello esperienziale?

Il nostro modo di apprendere, memorizzare, leggere, interpretare è stato significativamente modificato dall’irrompere del digitale. La nostra soglia di attenzione si è decisamente ridotta ed è diventato più difficile per noi assimilare proficuamente contenuti verbalizzati in lunghi e articolati discorsi. La gamification, invece, risponde pienamente alla nostra predilezione per situazioni di apprendimento coinvolgenti, interattive, d’impatto, centrate sull’uso studiato delle immagini e dello storytelling. L’aspetto ludico attrae anche chi ha resistenze e poca disponibilità ad impegnarsi in attività di formazione e si sa che, aziende e privati, mostrano sempre maggiore diffidenza nell’impegnare il proprio tempo in tali attività. Il tempo, difatti, è un altro fattore oggi decisivo.

I ritmi di lavoro sono sempre più frenetici, la possibilità di ritagliarsi momenti per sé da dedicare alla “cura” delle proprie competenze è sempre più limitata: trovare, quindi, un sistema di apprendimento basato sul concetto di micro learning e di fruizione a distanza dei contenuti, risponde efficacemente alle nuove esigenze dei clienti.

Pensare, però, di poter affidare soltanto a sessioni di gamification lo sviluppo di competenze più o meno complesse potrebbe essere un grave errore: la possibilità di ancorare l’apprendimento attraverso il confronto con il formatore e gli altri partecipanti, l’importanza dell’interazione che le sessioni d’aula consentono di realizzare o, nel caso di competenze tecniche, la possibilità di sperimentarsi in attività laboratoriali non possono essere minimizzate. La componente relazionale che si innesca nei processi di formazione in aula è un ingrediente decisivo. Con Formamentis, l’ente formativo in cui opero, stiamo elaborando soluzioni che includano la gamification, ma in percorsi blended rafforzati da esperienze formative gestite in aula, con modalità didattiche attive.

 

Quali strategie un’azienda oggi può adottare per il Well-Being della persona?

Esistono in Europa modelli esemplari di smart working che potrebbero fornire alle aziende indicazioni su come applicare efficacemente soluzioni di well being. Germania e Danimarca puntano ad offrire la possibilità ai propri lavoratori di avere più tempo da dedicare alla propria vita privata e a migliorare la qualità del vivere, sapendo che ciò ha effetti straordinari anche sulla produttività. E’ sempre più condivisa l’idea che lavorare di più non significhi lavorare meglio e che, al contrario, dover assicurare livelli di prestazione uguali o superiori in un lasso di tempo inferiore, stimoli a una concentrazione maggiore e alla eliminazione di tempi di lavoro “morti”.

In più sentirsi soddisfatti su un piano personale, grazie alla libertà di poter coltivare hobby, amicizie, relazioni e attività di benessere, ha riverberi diretti e significativi nella dimensione professionale: diminuiscono i livelli di aggressività, migliorano le capacità creative e di riflessione, è incrementata la disponibilità a gestire efficacemente le attività di team working.

Il presupposto, però, per implementare soluzioni di smart working efficaci è, innanzitutto, riuscire a definire con chiarezza carichi di lavoro ed attività di ciascuno. Se non si ha una visione chiara e completa della suddivisione reale dei compiti e delle modalità in cui ciascuna risorsa agisce, si rischia di implementare una soluzione che non sia effettivamente adeguata e performante.

 

Quali competenze saranno richieste dalle aziende nel futuro mercato del lavoro?

Utilizzando la metafora condivisa nell’ultimo Convegno Nazionale AIF, le competenze “staminali” saranno centrali nell’evoluzione del mercato del lavoro. In scenari cangianti, in cui le evoluzioni tecnologiche disegneranno rapidamente nuove e inaspettate prospettive, sarà fondamentale sviluppare quelle competenze che generano e attivano altri saperi, abilità, capacità, skills. Flessibilità, visione sistemica, capacità di elaborazione e di analisi dei dati, empatia, intelligenza emotiva e le altre competenze comportamentali che ci distinguono dalle “macchine” faranno la differenza nei contesti organizzativi.

La forza del gruppo, il dialogo e il lavoro cooperativo tra professionalità, culture, età eterogenee sarà fondamentale per affrontare le sfide che un mercato sempre più competitivo offre. Stimolare situazioni ed esperienze di lavoro cooperativo intergenerazionale, favorire le occasioni di incontro e confronto, anche attraverso metodologie quali il reverse mentoring, contribuirà alla creazione di un “terreno fertile” per il change management.


 

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