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Luca Scanavini

Categories: AIF,Interviste

LUCA SCANAVINI

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Business & Talent Advisor
Formatore e Coach

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

Le statistiche dicono che nel 2030 mancheranno circa 40 milioni di profili per svolgere ruoli sempre più sofisticati nelle economie avanzate. E certi paesi più avveduti stanno investendo sulla education. L’Italia fatica a metabolizzare queste sfide. In un paese con >11% di NEET, si naviga in un mercato del lavoro inefficiente, frutto di divisioni e non di allineamento tra politiche formative e occupazionali.
Sono in essere dei cambiamenti negli stili di vita. Il tema della reinterpretazione creativa del mondo viene affrontato attraverso la riscoperta del talento individuale e la valorizzazione delle diverse declinazioni. Le aziende oggi hanno una vita media più breve, quindi le persone sempre di più dovranno abituarsi a cambiare lavoro. Per farlo devono mantenersi competitive, aggiornate, devono curare la propria “employability”.

 

La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?

La crisi ha cambiato le priorità. In tempo di crisi quello che è ritenuto superfluo viene lasciato da parte, facendo attenzione solo a quello che è utile.
Questo è un errore, si scopre tardi l’utilità dell’inutile.
La scuola non deve essere un luogo chiuso di studio, ma un fattore cruciale per la crescita economica e sociale. Ecco emergere l’importanza dell’alternanza scuola/lavoro, ovvero industriamoci. La scolarità in generale è alta, ma si cerca di capire lo stile con cui il lavoratore interpreta l’azione organizzativa, la gestione dello stress, la padronanza di sé, saper sviluppare un pensiero creativo, relazionarsi con gli altri. Bisognerà conoscere e comprendere aspetti come la cultura aziendale, le soft skills, il time management, il problem solving, la negoziazione, l’ambiente e la sicurezza sul lavoro. Le competenze non sono tali per sempre, ma richiedono manutenzione con la formazione.

 

I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?

Certi posti di lavoro non saranno necessari, anche se il destino delle persone è sempre più legato al successo dell’azienda. I giovani in particolare devono curare nel tempo il proprio percorso formativo: costruire il proprio personal brand. Nell’era dei blog, dei social network o più in generale delle community virtuali e reali, bisogna conoscere le strategie di comunicazione, le politiche comportamentali e la gestione dell’informazione.
Il futuro è per un mondo di intraprendenti e non solo di dipendenti.
Servono competenze che devono provenire da una formazione universitaria e post-universitaria qualificata. Difficile pensare che sia l’azienda mamma a curare la loro formazione, tenersi spendibili sul mercato è la priorità delle persone!


 

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