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Luciana D’Ambrosio Marri

Categories: AIF,Interviste

LUCIANA D’AMBROSIO MARRI

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Sociologa del lavoro, Selezione, Formazione, Sviluppo Risorse Umane,
Diversity Management e Benessere Organizzativo
www.lucianadambrosiomarri.it lucianadambrosio@tiscali.it

Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?

Credo che l’innovazione dei metodi formativi per gli adulti debba tenere conto di ciò che è effettivamente funzionale rispetto agli obiettivi di apprendimento e sviluppo individuale, e/o di team, e dell’Organizzazione, che si individuano necessari senza però rincorrere mode del momento. Questa rincorsa, spesso, incrina la credibilità effettiva del formatore, nonostante l’apparenza di facciata di colui/colei che come professionista segue l’onda più appariscente del mercato. La tecnologia è un mezzo: corsi, ad esempio, sulla leadership via e learning o in forme di piazze virtuali sembrano coerenti con gli umori più recenti ma sono devianti rispetto alla necessità di effettivamente coinvolgere de visu le persone che solo a contatto diretto e in forma esperienziale in aula, o in altri luoghi coerenti, possono realmente sviluppare esperienze e apprendimenti di consapevolezza quale presupposto di autosviluppo: elaborando ciò che insieme – nel qui ed ora – si è sviluppato umanamente. Se imparare le lingue o le materie scientifiche – almeno certe nozioni – è anche possibile via app, l’apprendimento e lo sviluppo di soft skill e la maturazione evolutiva della persona necessitano di confronto tra persone che sviluppano una relazione in diretta. Questa diventa – si fa – esperienza e apprendimento essa stessa. Forse Carl Rogers difficilmente avrebbe rinunciato al concetto di centralità della persona nei dialoghi interattivi e di ascolto che hanno caratterizzato i suoi metodi nella relazione di aiuto funzionale all’apprendimento della persona da sé, e chissà se avrebbe optando per la centralità del mezzo…o di una app per rapportarsi ai suoi clienti.

 

La terza rivoluzione industriale, nel 1970, ha segnato la nascita dell’informatica. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora definita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile identificarne l’atto fondante. La moltiplicazione della complessità è una delle caratteristiche dell’innovazione, per cui di fronte a una tecnologia sempre più amichevole e familiare, ci si confronta con un’incertezza continua che rende complesso identificare il senso e la direzione del cambiamento. Ci avviamo verso un futuro in cui intelligenza artificiale, robotica e persone interagiranno nelle nostre organizzazioni.
In questo contesto quali metodi e strumenti possono essere utilizzati nella formazione professionale per facilitare un inserimento sensato e un uso consapevole di tecnologie abilitanti fondamentali per l’internazionalizzazione e la realizzazione di Industria 4.0?

La robotica ha un futuro straordinario come protagonista sia sostitutiva del lavoro umano, sia come strumento di apprendimento per la formazione professionale. Ogni ambito tecnico può utilizzare la robotica come compagna di simulazione, maestra di apprendimento, tutor in affiancamento al “discente” nell’industria della complessità. La robotica quindi potrà assumere la potente funzione di maestra di tecniche e tecnologie. In campi come ad esempio la chirurgia o l’industria automobilistica, grazie alla robotica si sono fatti passi da gigante, ed è importante proseguire su questa strada. Per la funzione della trasmissione della saggezza sarà meglio rivolgersi però ancora agli umani, magari con le rughe dell’esperienza!

 

I giovani si trovano di fronte a nuove e importanti sfide che prospettano rischi e opportunità. La trasformazione digitale ha portato un cambiamento della natura stessa del lavoro che causerà un inevitabile riassestamento della società. In settori storici stanno scomparendo numerosi posti di lavoro mentre altri segmenti di mercato vivono un momento fiorente sollecitando la continua ricerca di nuove figure professionali. Cambiano di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma rivestiranno altrettanta importanza il pensiero critico e la creatività da impiegare per attività di co-progettazione e co-sperimentazione di prodotti o servizi innovativi.
Quale formazione ritiene utile per supportare l’evoluzione delle organizzazioni e lo sviluppo di nuova occupazione?

Credo che la formazione sulle soft skill come la capacità di lavorare in gruppo e la presa di decisione in assenza di certezze, la formazione su tutta la sfera inerente il diversity management, su questioni di etica, sull’apprendimento reciproco e sulle dimensioni della self efficacy, compresa l’auto-motivazione sarà centrale per la convivenza tra diversità in una società più complicata e complessa. Non andrà dimenticata la formazione inerente quelle relazioni di aiuto che anche nelle organizzazioni potrà risultare utile, soprattutto alla luce dell’innalzamento dell’età media e quindi del diffondersi della necessità di dare senso alla propria vita dentro e fuori dalle organizzazioni. Le organizzazioni saranno sempre più piatte. Su questo sarà importante una formazione manageriale alla gestione dei confini invisibili tra autorità e autorevolezza, che già oggi si declinano con nuovi approcci e linguaggi. Ci sarà bisogno di una formazione alla salute e al benessere, alla costruzione di ciò che è qualità della vita. E quindi di sostegno alla gestione di servizi inerenti la cura e il benessere della persona. Se parte del futuro, di fatto già presente, prevede la nascita di micro-organizzazioni innovative da una parte e il bisogno di recupero del territorio e delle origini dall’altra, ecco che nel tessuto italiano – per lo più di piccole e medie imprese – la visibilità e l’opportunità di fruire di una formazione accessibile e versatile su questi terreni sarà una delle declinazioni possibili per il potenziamento dello sviluppo occupazionale e del Paese. Un altro aspetto su cui mirare la formazione sarà quello di accompagnare le forme personalizzate di produzione, dato che il lavoro su misura è un fenomeno in sviluppo grazie all’innovazione e produzione digitale che permette il cosiddetto “pezzo unico”. Quindi creatività sarà un imperativo, insieme a flessibilità.
Contemporaneamente gli esperti di vision e previsioni sul futuro ci annunciano che ci sarà meno lavoro ma ci saranno più persone. E non è detto che questo si traduca in felicità! Si tratterà allora di inventarsi, per tempo, altre forme sia di lavoro sia di utilizzo del tempo, e nuove forme economiche orientate non al profitto ma allo scambio. Ciò potrebbe salvarci forse da forme di conflittualità sulla proprietà delle risorse o dalla finanziarizzazione cieca e forsennata di un futuro centrato non più sullo sviluppo ma sul mero e totale consumo di cose che quindi vanno sempre più prodotte e diversificate per popolazioni che sono “solo” consumatori o migranti disperati su cui speculare. E se provassimo a pensare a una formazione anche alternativa, che faciliti lo sviluppo delle persone come cittadini e non solo come esperti o manager di organizzazioni che creano e inducono nuovi bisogni, e a centrare l’attenzione su soddisfare bisogni e qualità della vita più realmente a dimensione umana? D’altronde le organizzazioni sono fatte da persone… almeno finora! Ed io ho ancora fiducia nell’essere umano, soprattutto nelle sue capacità di sentire e di pensare.


 

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