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Marilù Colaci De Vitis 

Categories: AIF,Interviste

  

MARILU’ COLACI DE VITIS

Formazione & Coaching

Che vantaggi può offrire la Gamification a livello esperienziale?

Sono un formatore coach nell’ambito delle soft skills e nel mio lavoro sostengo e adotto costantemente la formazione esperienziale spesso associata al gioco, i cui i vantaggi e risultati sono sorprendenti in termini di apprendimento e spirito di squadra. “Apprendere divertendosi” spinge la persona a mettersi in gioco, a sollecitare il bambino che è in sè, la sua creatività e la sua piena espressione, in un clima di collaborazione, complicità, competizione e divertimento.

La Gamification è una metodologia che si sta diffondendo e che applica principi utilizzati nei giochi per creare esperienza di apprendimento creativa, produttiva e coinvolgente.

Essa tocca diverse leve: il desiderio di socializzare e il divertimento, il senso di affermazione e volontà di esprimersi, la competizione e l’apprendimento diretto sul campo.

Applicata in ambito aziendale porta sicuramente a dei ritorni positivi per l’engagement: adottare strategie di apprendimento che motivano e coinvolgono le persone significa creare un’identità positiva con l’organizzazione, significa sentirsi pienamente ingaggiato e parte integrante della propria azienda.

 

Quali strategie un’azienda oggi può adottare per il Well-Being della persona?

Credo che per quanto riguarda il Well Being all’interno di molte aziende italiane, escluse le più evolute, ci sia molto da fare.

Le ricerche nel mondo del lavoro dimostrano che i lavoratori italiani siano in molti casi dei dipendenti disimpegnati, poco soddisfatti, sentendosi incompleti e poco utili. E’ come se ci fosse una sorta di dissociazione dal lavoro.

Pertanto, credo che bisogna interrogarsi, oltre ad introdurre nelle aziende joga e corsi sulla gestione dello stress, se i lavoratori siano “ingaggiati” nel giusto ruolo, se il lavoro che svolgono permette di impiegare il proprio potenziale, se si sentono riconosciuti, coinvolti, responsabili ed “empowered”, incidere sullo sviluppo della propria azienda. Bisogna interrogarsi sulle loro reali esigenze, tra cui lo Smart Working, utilizzato da molte aziende, e attraverso il dialogo e l’ascolto costruire insieme il benessere di ciascuno e di conseguenza quello organizzativo.

 

Quali competenze saranno richieste dalle aziende nel futuro mercato del lavoro?

Lo sviluppo incessante della tecnologia, si pensi all’intelligenza artificiale, sta apportando dei cambiamenti epocali in tutti gli ambiti della vita. Le ricerche dicono che nei prossimi anni ci saranno dei lavori che oggi non esistono dove la “regina” sarà la tecnologia.

Pertanto, oltre alla richiesta delle competenze tecnologiche, ritengo ci siano anche quelle multilinguistiche, la creatività, la flessibilità, e le importanti soft skills: lavorare in team, leadership, intelligenza emotiva, capacità decisionali e relazionali, l’ascolto e le capacità organizzative. Sarà sempre più importante saper dialogare, non solo con i robot, ma anche con team di professionisti.

Il lavoro sarà sempre più di rete, connetterà diverse professionalità, su territori diversi per un progetto comune.
Per quando riguarda il ricambio generazionale, è necessario puntare sulla formazione manageriale dei ragazzi e sull’esperienza sul campo e poi allenare la mentalità degli imprenditori, ad affiancare i giovani, a delegare e a costituire dei team collaborativi.


 

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