MASSIMO GIULIANI
|
Micro e macro interagiscono costantemente generando motivazioni, impegno e partecipazione della persona. Per questi motivi il formatore deve sperimentare sempre più approcci sistemici e strumenti innovativi, anche associando differenti discipline. La formazione è sempre più esperienziale, e il luogo ideale dove generare apprendimenti in grado di produrre cambiamenti personali e professionali coerenti con le dinamiche di sviluppo dello scenario socio-economico e le esigenze competitive delle organizzazioni.
Quali sono i metodi e gli strumenti a disposizione del formatore in grado di migliorare l’interazione tra scenario sociale e competitivo, organizzazione e persona al fine di arrivare alla giusta comprensione delle dinamiche economiche e industriali, all’uso consapevole della tecnologia e al corretto sviluppo personale?
In Italia l’Industria 4.0 è ormai un progetto di innovazione che inevitabilmente si sta attivando, anche se col consueto ritardo che caratterizza il nostro Paese. Basti guardare non così tanto lontano, alla Germania, dove tale processo è già iniziato da almeno 7 anni. Il mondo del lavoro di oggi è sempre più competitivo, sempre più dinamico, sempre più cinico. Sono tanti gli economisti ed i dirigenti di grandi aziende che non nascondono dati preoccupanti per il futuro. Industria 4.0, nel breve periodo, non potrà che portare ad una conseguenza: un’iniziale, inevitabile, riduzione dei posti di lavoro. Le posizioni che si creeranno saranno sempre più trasversali e dovranno prevedere delle competenze tecniche specifiche. In questo nuovo scenario, con un’industria ed un mondo del lavoro sempre più digitalizzato ed internazionale, la formazione risulta essere ancor più necessaria. Nello scenario prospettato, con un mercato del lavoro che ormai non può non definirsi mondiale, il vero know-how inimitabile, il vero vantaggio competitivo, non sarà dato dalle competenze tecniche, facilmente acquisibili ed “imitabili”, ma dalle soft skills: le uniche in grado di poter davvero fare davvero la differenza! Tra queste, sicuramente il problem solving sarà una delle competenze maggiormente richieste. Ma, accanto alle già note leadership, team working e gestione dello stress, indicherei come rilevanti anche il decision making, il time management e le capacità motivazionali. Le due macro-aree di competenze trasversali da implementare maggiormente, quindi, saranno quelle motivazionali (intese sia come capacità sia di auto-motivarsi, sia di saper motivare il proprio team) e quelle organizzative, miranti alla creazione di metodi lavorativi che possano consentire attività sempre più performanti. Per un intervento formativo efficace, tuttavia, l’aspetto fondamentale è che si tratti di Formazione esperenziale! Il vero ed unico valore aggiunto è quello di fornire indicazioni pratiche sul come riuscire ad applicare le proprie conoscenze e le proprie abilità nell’ambiente lavorativo. Affinchè tali competenze possano svilupparsi in maniera efficace, sarà necessario che il formatore applichi le proprie conoscenze delle dinamiche aziendali in maniera concreta, con dimostrazioni pratiche, esempi, simulazioni e consigli. Per rendere possibile tutto questo, sarà necessario che il formatore abbia ricoperto ruoli di responsabilità all’interno di aziende strutturate. Saranno poco utili interventi formativi erogati da un formatore che non abbia la benchè minima conoscenza delle dinamiche aziendali, dei ritmi e dello stress rappresentati dal lavorare in azienda, dalla necessità di raggiungere mensilmente degli obiettivi, di cosa voglia dire dover subire la supervisione ed il controllo di un tuo responsabile e al tempo stesso dover gestire in prima persona delle risorse, di come ci si senta nell’affrontare quotidianamente problematiche che accomunano la maggior parte delle realtà aziendali. Il vero valore aggiunto è far comprendere ai discenti tali aspetti. Ma questo diventa difficile, se non si sono maturate esperienze aziendali. È improponibile spiegare come essere Leader, se non hai mai gestito delle risorse! È poco credibile parlare di team working, se non hai mai dovuto lavorare in un team! È inverosimile fornire strumenti per il decision making e l’orientamento al risultato, se non hai mai avuto obiettivi da raggiungere richiesti dalla tua azienda! È assurdo far comprendere come motivare quotidianamente delle risorse in un ambiente di lavoro stressante, se non hai mai lavorato in determinati contesti e non puoi sapere cosa si provi nell’affrontare quelle situazioni. Fin quando la formazione sarà identificata come un mero e sterile trasmettere input a delle risorse, non ci sarà vero valore aggiunto. In Italia abbiamo tanti casi di eccellenze aziendali e moltissime risorse dall’enorme potenziale, che non vengono sufficientemente valorizzate! Solo attribuendo la giusta importanza alla Formazione esperenziale, ci sarà il vero salto di qualità. E questa, probabilmente, sarà l’unica soluzione per riuscire davvero a colmare il gap creato dal nostro sistema universitario. Eccellente dal punto di vista teorico, ma ancora carente sotto l’aspetto pratico. Solo colmando tali lacune, si riuscirà a rendere competitive le nuove risorse sulle quali, nel bene e nel male, si baserà il futuro della nostra nazione.